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SCATTI #16 | Alessandra Carosi

Con il progetto di Alessandra Carosi SCATTI – il programma di mostre promosso da Marsèll dedicato alla fotografia – giunge alla 15° edizione. Dal 2017 il progetto ha ospitato Alan Maglio, Claudia Difra, Sombrero Twist, Arianna Arcara, Mara Palena, Petra Valenti, Marta Marinotti, Shyla Nicodemi, Francesco Villa, Alessio Costantino, Francesco Dolfo, Alessandro Mitola e Salvatore Delle Femmine Luca Massaro e VIRGO Milano. Alessandra Carosi ha sviluppato il suo progetto fotografico “Ortaggi & […]

Ortaggi & Imballaggi © Anna Carosi
Ortaggi & Imballaggi © Alessandra Carosi

Con il progetto di Alessandra Carosi SCATTI – il programma di mostre promosso da Marsèll dedicato alla fotografia – giunge alla 15° edizione. Dal 2017 il progetto ha ospitato Alan MaglioClaudia DifraSombrero TwistArianna ArcaraMara PalenaPetra ValentiMarta MarinottiShyla NicodemiFrancesco VillaAlessio CostantinoFrancesco DolfoAlessandro Mitola e Salvatore Delle Femmine Luca Massaro e VIRGO Milano.

Alessandra Carosi ha sviluppato il suo progetto fotografico “Ortaggi & Imballaggi” attraversando la zona intorno a via Paolo Sarpi, la Chinatown milanese.
“Gli imballaggi, perfetto esempio di prodotto industriali di serie, diventano metafora dell’analisi del contesto quotidiano, un’estetica della produzione di massa. Una sequenza ripetitiva di oggetti di consumo ordinari quali pacchi, scatole, buste di plastica viene intervallata da banali ortaggi, frutta e verdura, anch’essa dovutamente impacchettata per essere venduta, benché gli ortaggi siano già provvisti di un involucro naturale che li protegge. La Cina, un paese dove il consumismo si spinge fino quasi a diventare religione di stato, è capace di lasciare spazio alle singole individualità? I ritratti meditativi ne interrogano le conseguenze, lasciando aperto il quadro delle possibilità a chi guarda. Il progetto rende omaggio a Ed Ruscha, poliedrico artista americano, tra i primi sperimentatori del libro d’artista (Twentysix Gasoline Stations, 1962, ma anche e soprattutto Various small fires and milk,1964, Nine swimming pools (and a broken glass), 1968), le cui opere sono dotate di grande ironia e potenza evocativa.” (Da CS)

Ortaggi & Imballaggi © Anna Carosi
Ortaggi & Imballaggi © Alessandra Carosi

Seguono alcune domande ad Alessandra Carosi —

ATP: Quali sono le tue fonti d’ispirazione?

Alessandra Carosi: E’ difficile concentrare in poche batture una risposta a questa domanda. Sono una persona estremamente curiosa. Pertanto sono immersa in una perenne attività di ricerca di stimoli. Le mie ispirazioni risiedono in diversissimi campi del sapere. Dal teatro alla danza passando per l’arte, la psicologia, l’antropologia e la sociologia. Forse potrei dire che il centro rimane comunque l’essere umano e le sue emozioni. Difatti, amando molto ascoltare, mi capita spesso di trovarmi immersa in un processo di condivisione e apprendimento umano ad opera di sconosciuti che scelgono di aprirmi la loro vita.

ATP: Come racconteresti la tua ricerca fotografica? 

AC: La mia è una visione sincronica di molteplici aspetti della realtà. A negare la sintesi univoca di ciò che si possa definire realtà, non c’è per me nessun momento decisivo né scatto decisivo appunto per questo i miei lavori funzionano nella costellazione di più immagini, a rimarcare la moltitudine delle sfaccettature che per me compongono la realtà, ma anche la nostra essenza.

ATP: Sei più interessato a catturare l’istante o la durata intrinseca all’immagine?

AC: Nessuna delle due. Ciò che faccio nella mia pratica consiste nell’utilizzare la fotografia per dare forma visibile a un pensiero, un concetto che generalmente è slegato dall’idea dello scorrere del tempo, quantomeno del tempo fotografico.

Ruota © Anna Carosi
Ruota © Anna Carosi
Ruota © Anna Carosi
Ruota © Alessandra Carosi

ATP: Quando lavori a un progetto espositivo, solitamente cosa segui per scegliere le immagini? Qual è il filo conduttore?

AC: Le mie installazioni variano in base a due fattori: alla finalità, ovvero al messaggio che intendo mandare con l’opera, e a quelle che sono le caratteristiche dello spazio espositivo con cui l’opera deve dialogare. In secondo luogo la scelta delle immagini risponde, così come la sequenza dell’editing, alla potenza del singolo scatto che è ciononostante nei miei progetti sempre subordinata al pensiero che sviluppa e interpreta.

ATP:  In merito all’appuntamento da Marsèll Paradise, SCATTI, cosa racconti con la tua sequenza di immagini?

AC: Ortaggi&Imballaggi è un piccolo progetto sulla vita che pullula in Paolo Sarpi e le idiosincrasie della Cina contemporanea. Chinatown, Milano: una città nella città, un involucro che contiene un mondo, un contenitore che è a sua volta contenuto. Ho scelto gli imballaggi, perfetto esempio di prodotto industriali di serie, come metafora dell’analisi del contesto quotidiano, un’estetica della produzione di massa. Una sequenza ripetitiva di oggetti di consumo ordinari quali pacchi, scatole, buste di plastica viene intervallata da banali ortaggi, frutta e verdura, anch’essa dovutamente impacchettata per essere venduta, benché gli ortaggi siano già provvisti di un involucro naturale che li protegge.
La Cina, un paese dove il consumismo si spinge fino quasi a diventare religione di stato, è capace di lasciare spazio alle singole individualità? I ritratti meditativi ne interrogano le conseguenze, lasciando aperto il quadro delle possibilità a chi guarda. Il progetto rende omaggio a uno dei miei artisti preferiti, Ed Ruscha, tra i primi sperimentatori del libro d’artista (Twentysix Gasoline Stations, 1962, ma anche e soprattutto Various small fires and milk,1964, Nine swimming pools (and a broken glass), 1968), le cui opere sono dotate di grande ironia e potenza evocativa.

 ATP: Progetti futuri?

AC: Sto lavorando da quasi due anni al progetto di un libro sulla teoria umorale che si chiama Ruota; il suo dummy è arrivato finalista quest’anno al Kassel Dummy Award. Inoltre sono appena rientrata da una residenza in Giappone dove ho iniziato un nuovo progetto che si basa sul concetto di “nascondere” così intrinseco e coerente nella cultura giapponese. Al momento sono alla ricerca di fondi che mi permettano di tornare in Giappone e portare avanti il progetto al fine di trasformarlo in un libro.

Ruota © Anna Carosi
Ruota © Alessandra Carosi
Ruota © Anna Carosi
Ruota © Alessandra Carosi
Ruota © Anna Carosi
Ruota © Alessandra Carosi

Japanese project © Anna Carosi
Japanese project © Alessandra Carosi
Japanese project © Anna Carosi
Japanese project © Alessandra Carosi
Japanese project © Anna Carosi
Japanese project © Alessandra Carosi