Scatti #12 | Alessandro Mitola

"Procedo per sottrazione, lascio spazio all’intuizione e talvolta scelgo le immagini a cui sono più legato emotivamente."
11 Aprile 2018

Giunge al suo 12° appuntamento Scatti, il progetto promosso e ospitato da Marsèll Paradise Milano dedicato a dei fotografi italiani e stranieri che si relazionano con il tessuto urbano milanese. Caratterizzate da un taglio stilistico eterogeneo e imprevedibile, Scatti è seguito da Mirko Rizzi e Federica Tattoli, che selezionano i vari progetti fotografici mediante un call pubblica.
Dopo le passate edizioni che hanno visto le proposte di Alan MaglioClaudia DifraSombrero TwistArianna ArcaraMara PalenaPetra ValentiMarta MarinottiShyla NicodemiFrancesco Villa e Alessio Costantino e Francesco Dolfo gli spazi di Via Privata Rezia ospitano il progetto di Alessandro Mitola.

Alessandro Mitola espone una selezione di immagini, parte di un progetto più ampio dedicato alla città di Milano. Il suo approccio alle immagini richiama la classica ‘fotografia di strada’, dove spesso gli scatti ritraggono la folla che invade le strade e le aree di maggior interesse della città. Come frame di una sequenza cinematografia, le fotografie di Mitola ritraggono un’inaspettata carrellata di cittadini, ma anche turisti, pensionati, famiglie…  ‘presenze umane’ afferrate d’istinto, seguendo, come racconta il fotografo nella breve intervista che segue, un trasporto emotivo, inspiegabile, dunque.

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ATP: Quali sono le tue fonti d’ispirazione?

Alessandro Mitola:  Mi influenzano molto la narrativa e il cinema. Chiaramente anche la fotografia, sia che si tratti di mostre, pubblicazioni o contenuti web. Il libro resta però il format che preferisco, questo perché il flusso di immagini a cui siamo sottoposti online è straripante, e spesso diventa difficile riuscire a metabolizzare i contenuti.

ATP: Come racconteresti la tua ricerca fotografica? 

AM: Mi interessano le persone e luoghi, in particolare i segni della presenza umana.

ATP: Sei più interessato a catturare l’istante o la durata intrinseca all’immagine?

AM: La mia ricerca procede sue due binari paralleli. Da una parte le immagini scattate in strada, che vanno a comporre un archivio allargato. E dall’altra i progetti dove l’approccio è diametralmente opposto, quelli più lenti, ragionati, che mi consentono di incontrare il soggetto in una dimensione se vogliamo più intima.

ATP: Quando lavori a un progetto espositivo, solitamente cosa segui per scegliere le immagini? Qual è il filo conduttore?

AM: Procedo per sottrazione, lascio spazio all’intuizione e talvolta scelgo le immagini a cui sono più legato emotivamente.

ATP: In merito all’appuntamento da Marsèll Paradise, SCATTI, cosa racconti con la tua sequenza di immagini?

AM: Si tratta di un progetto dedicato al capoluogo meneghino che ho avviato nel 2015 e tuttora in corso. È la città dove vivo e che ho deciso di esplorare attraverso le immagini, raccontandone aspirazioni e desideri, focalizzandomi sugli aspetti più tradizionali ma anche sugli slanci che la proiettano verso il futuro.

ATP: Progetti futuri?

AM: Sto lavorando a un progetto incentrato sulla Brianza, che è l’area alle porte di Milano dove sono cresciuto. È un racconto che intreccia luoghi e vite delle persone comuni.

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