ATP DIARY

#ATPreplica 5

Per questo quinto focus, REPLICA ha deciso di proporre una selezione variegata. I progetti descritti attraversano diverse possibilità: i libri di Valerio Veneruso tracciano una linea che unisce digitale all’oggetto cartaceo per eccellenza, mentre Thomas Berra con il suo Quaderno...

Per questo quinto focus, REPLICA ha deciso di proporre una selezione variegata. I progetti descritti attraversano diverse possibilità: i libri di Valerio Veneruso tracciano una linea che unisce digitale all’oggetto cartaceo per eccellenza, mentre Thomas Berra con il suo Quaderno per Margherita crea una scena in cui piante, paesaggi e immagini si accavallano sulle parole. Sonia D’Alto ci presenta il magazine indipendente per cui collabora come editor e nel quale la pagina assume diversi ruoli per artisti, curatori, studio visit. Psychoblind di Matteo Gatti ci indirizza forzatamente verso la considerazione dello sguardo proprio grazie ai fotogrammi del film vouyeristico per eccellenza: Psycho.

Matteo Gatti, Psychoblind

Matteo Gatti —Psychoblind

La pubblicazione si definisce come un intervento sul film Psycho di Alfred Hitchcock del 1960.
Il film, capostipite della storia del cinema, ridefinisce il concetto di ciò che è filmabile, allargando i confini dell’immagine e introducendo temi e modalità che hanno cambiato radicalmente il modo di pensare le immagini in movimento.
Tema portante del film è lo sguardo, che oscilla tra la tendenza scopofila dei personaggi e la forzata condizione vouyeuristica dello spettatore, aspetto quanto più urgente nel mondo contemporaneo. 
L’intervento consiste nella collezione di tutti i fotogrammi del film nei quali i personaggi inquadrati hanno gli occhi chiusi o socchiusi, selezionati nel momento in cui sbattono le palpebre. In questo modo è possibile ripercorrere la narrazione attuando un ribaltamento della pulsione voyeuristica.
Il risultato è un racconto per immagini che sembra trattare le vicende di un gruppo di persone sonnambule o non vedenti, disinnescando così l’aspetto di dominio e prevaricazione che nella pellicola viene proiettato nei confronti dell’organo occhio.
Il lavoro è introdotto da alcuni passi del libro Cinema e psicanalisi di Christian Metz.

Link: http://psycho-blind.tumblr.com/ (solo versione desktop)

Veneruso Valerio – 3472530633 2004/2014 – Foto Alice Delva
Valerio Veneruso, A blink inside the blank, 2018-in progress, file infinito da visualizzare su smartphone

Valerio Veneruso — A blink inside the blank [The neverending Story]

Il libro nasce da una riflessione sulla distinzione tra sfera pubblica e sfera privata ponendo l’attenzione soprattutto sulla rivoluzione culturale che un media come Internet è riuscito ad apportare in poco più di vent’anni. Il processo di democratizzazione che lo contraddistingue consente sia di entrare nella vita dell’altro che, allo stesso tempo, di accogliere terzi all’interno del proprio quotidiano. Un social network come Instagram, basato principalmente sulla divulgazione delle immagini, offre dunque l’opportunità di creare degli identikit privati attraverso ciò che si vede e, soprattutto, tramite quello che si sceglie di condividere. Quando però si passa da una condizione online a una offline il senso di esclusione dal mondo circostante diviene tangibile. Non avere una connessione Internet stabile oggi significa inevitabilmente essere tagliati fuori. A blink inside the blank, traducibile letteralmente con “un battito di ciglia in uno spazio vuoto”, vuole sia trasmettere un senso di frustrazione nello spettatore/fruitore che, al contempo, dare la possibilità di costruire narrazioni altre proprio grazie all’impossibilità di vedere nitidamente ciò che si ha davanti.
Le immagini fuori fuoco, caratterizzate da un cerchio posizionato al centro di ognuna, contengono infatti anche il nome della persona che le ha realizzate e, sovente, il luogo dove esse sono state prodotte: questi elementi possono ulteriormente aiutare il fruitore non solo a comprendere l’identità dell’autore delle suddette fotografie, ma anche a sottintendere gli interessi personali dell’artista stesso.
Idealmente parlando, A blink inside the blank [The neverending Story] vuole essere la continuazione del progetto “3472530633 – 2004/2014” rivelandosi come un altro nuovo diario personale. Se nel caso del libro precedente la scrittura giocava un ruolo fondamentale, con questo nuovo lavoro ci si concentra di più sul ruolo che l’immagine oggi occupa all’interno della nostra società.
Il progetto si presenta dunque sotto forma di un PDF in costante aggiornamento che, fruibile attraverso uno smartphone, consentirebbe allo spettatore di compiere uno scrolling infinito atto a comprendere sia i diversi profili, che in esso vengono cristallizzati, che a riflettere sull’atto di contemplazione dell’effimero: attività che già esercitiamo quotidianamente attraverso i nostri dispositivi personali.

3472530633 – 2004 / 2014

Nel 2004 ho ricevuto il mio primo telefono cellulare e da quel momento ho deciso, alternando periodi di interruzione a momenti di dedizione totale, di trascrivere tutti gli SMS che mi venivano recapitati: dal più banale al più intimo. Gradualmente capivo che la vera intenzione era quella di fissare su carta qualcosa che per sua natura non può essere permanente, soltanto così avrei potuto realmente valorizzare l’effimero. Ogni singolo messaggio era, ed è tutt’ora, la testimonianza di un’esistenza e, in quanto tale, un bene prezioso; inoltre, seppur maniacale, la ritualità della trascrizione dei messaggi passati aveva assunto un aspetto catartico capace di aiutarmi a comprendere meglio anche alcune dinamiche del presente stesso. Il libro non vuole essere solamente un archivio di dieci anni di vita, ma qualcosa di più simile a un diario non solo mio, ma anche dei rispettivi mittenti la cui identità non viene mai svelata del tutto. Proprio per la totale assenza dei messaggi da me inviati l’intero lavoro può essere inteso come infinito: un testo che risulterà sempre incompleto, qualcosa destinato a mutare a ogni lettura, un progetto che acquista la forma di un oggetto in continuo divenire. La decisione di rendere pubblico qualcosa di strettamente personale nasce anche da una serie di riflessioni che riguardano il valore intrinseco dell’opera d’arte: realizzare un lavoro artistico implica, inevitabilmente, la messa a nudo dell’artista. Uno dei miei desideri nascosti è sicuramente anche quello di tramutare il testo in un dono tra le mani del fruitore: il rapporto di empatia che si può instaurare tra artista e lettore diviene così il senso stesso dell’opera che diviene pura esperienza. Il libro vuole inoltre far riflettere su come le nuove tecnologie riescano a modificare il nostro modo di relazionarci agli altri e sull’impossibilità, soprattutto nell’era contemporanea, di scindere l’arte dalla vita.

Thomas Berra – Quaderno per Margherita – 2018 – Tecnica Mista su carta rilegata
Thomas Berra – Quaderno per Margherita – 2018 – Tecnica Mista su carta rilegata

Thomas Berra — Quaderno per Margherita

Un quaderno per un artista è come un diario, spazi delimitati di carta bianca dove vengono raccolte raccolti pensieri, parole, impressioni. In un quaderno si addensano in maniera grafica tutti i sogni che viaggiano all’interno del pensiero, li si sedimentano e tramite il segno si concretizzano.
Non sono mai definiti, quasi sempre sono abbozzati, semplicemente fermati nell’attimo in cui oscillano tra il reale e l’irreale. Quaderno per Margherita é un diario in verde, una raccolta di citazioni coperte da immagini vaporose, elementi paesaggistici, campiture di colore che trovano in quelle pagine una vita propria.
Questi oggetti sono preziose testimonianze, momenti di privata malinconia. Sono le parti più intime e vere che un artista elabora nel suo percorso.

Code South Way
Code South Way – interno

Sonia D’Alto — CODE South Way

CODE South Way è la continuazione di Code Magazine 2.0 e Code. Dopo aver trascorso cinque anni a Bruxelles e lo stesso periodo a Parigi, viene trasferito a Marsiglia. Code è una rivista riconosciuta sulla scena europea per la promozione e la diffusione teorica e artistica. Impegnato con giovani artisti, offre loro una prima opportunità di pubblicazione del loro lavoro e ricezione critica.
alerioCode mira anche ad aprire le sue colonne a nuovi autori e quindi a rinnovare il dibattito teorico.
Concepito come luogo di creazione (carta bianca per artisti, visite in studio, testi di storia dell’arte e filosofia), la rivista è anche un oggetto da collezionare, una pubblicazione senza tempo, un supporto per scoperte e piacere. Il magazine è trilingue (francese, inglese e italiano) e ogni autore scrive nella propria lingua. È diffuso nelle principali fiere d’art europea (Fiac, Artissima, Artemontecarlo; Art-Bruxelles, Art Basel). 

Sonia D’Alto è editrice associata di CODE South Way. Ha scritto su Coco Young, Santo Tolone, Raphaela Vogel, Justin Fitzpatrick, Tom Volkaerte, Filip Vervaet, Zoë Paul.

#ATPreplica 1 —Saverio Bonato, Calori&Maillard, Ottavia Plazza, Marco Schiavone e Studio Natale – Simone Cametti

#ATPreplica 2 —Franco Ariaudo, Banane Fanzine, Davide Bertocchi, Luca Staccioli

#ATPreplica 3 — Eleonora Luccarini e Sathyan Rizzo, Giulia Liberti, ALMARE, Die Furlani-Gobbi Sammlung

#ATPreplica 4 — Guglielmo Castelli, Fabio Ranzolin, Davide Sgambaro e Ivana Spinelli