Collezione La Gaia | Intervista con Bruna e Matteo Viglietta

"Seguiamo assolutamente istinto e passione, ma, come tutti, siamo influenzati da mostre, riviste, fiere e dalle proposte che riceviamo ogni giorno numerose. "
26 Luglio 2016
Bas Jan Ader,   I'm too sad to tell you (1971)

Bas Jan Ader, I’m too sad to tell you (1971)

E’ stata inaugurata alcune settimana fa la mostra Moving Tales – Racconti in movimento. Opere video dalla Collezione La Gaia a cura di Eva Brioschi (visibile fino al 28 agosto 2016). L’esposizione raccoglie una selezione di film d’artista appositamente concepita per il Complesso Monumentale di San Francesco di Cuneo. Per questa occasione, ATPdiary ha posto alcune domande a Bruna e Matteo Viglietta, collezionisti che, dagli anni ’70, hanno dato vita a quella che nel tempo sarebbe diventata la Collezione La Gaia.

ATP: In merito al linguaggio video, da sempre collezionare opere video ha destato perplessità nei collezionisti, proprio per la facile riproducibilità delle opere. A fine giugno è stata inaugurata la mostra “Moving Tales – Racconti in movimento” progetto – a cura di Eva Brioschi – che fino al 28 agosto presenta una selezione di vostre opere. Cosa vi ha spinto a collezionare i film d’artista?

Bruna e Matteo Viglietta: Il video è un mezzo come altri, secondo noi. Non abbiamo mai fatto scelte a priori sul medium utilizzato da artisti che ci interessavano. E’ successo però che molti artisti che seguivamo con interesse abbiano sperimentato con il video e così abbiamo cominciato e non ci siamo arrestati.

ATP: Uno dei modi per rendere viva una collezione è quella di organizzare delle mostre tematiche per presentare opere che altrimenti, resterebbero difficilmente vedibili (e godibili). Che atteggiamento avete con i curatori che vi chiedono di ‘aprire le porte’ della vostra collezione?

BMV: Abbiamo raramente collaborato con curatori esterni. I pochi progetti esterni alla collezione sono avvenuti grazie a rapporti di vicinanza geografica (Andrea Busto e il collettivo a.titolo a Caraglio) o di convergenza di interessi verso determinati artisti (come il progetto di Santiago Sierra al Castello del Roccolo di Busca a cura di Marco Scotini). Nel nostro spazio di Busca non facciamo mostre tematiche, ma ogni anno riallestiamo i 3 piani della collezione seguendo proprio il nostro desiderio di vedere opere di recente acquisizione o opere da molto tempo racchiuse nelle casse. In ogni nuovo allestimento cerchiamo di creare un dialogo tra opere nuove e storiche, creare ogni volta un percorso che rispecchi il nostro cammino di ormai 40 anni e il nostro approccio all’arte, con l’aiuto di Eva Brioschi, che ci accompagna nel fare questo ormai da tanti anni, e che ha curato la mostra Moving Tales.

ATP: Cosa vi spinge ad acquistare un opera? Vi fidate di alcuni galleristi, seguite i suggerimenti di critici e curatori, leggere riviste di settore? O seguite il vostro intuito e le vostre passioni?

BMV: Seguiamo assolutamente istinto e passione, ma, come tutti, siamo influenzati da mostre, riviste, fiere e dalle proposte che riceviamo ogni giorno numerose. Nonostante questo, abbiamo sviluppato un gusto del tutto nostro e un modo di relazionarci con l’opera molto personale. A parlarci sono le opere, tutto quanto sta intorno ha peso relativo, a partire dal cv dell’artista per arrivare dal numero di altri collezionisti che lo seguono o meno. Crediamo di avere in questo mantenuto una reale indipendenza dal mercato.

ATP: Quali sono gli aspetti di un’opera che vi colpiscono di più, tanto da volerla possedere?  

BMV:  Molto spesso decidiamo di acquisire un’opera in maniera molto istintiva. Come dei coup de foudre che ci folgorano all’istante. Altre volte si tratta di continuare a seguire il lavoro di artisti che ammiriamo molto e di cui, nel corso del tempo, siamo giunti ad avere piccoli significativi nuclei di opere, come nel caso di Ondak, Schabus, Anastasi, Walther, Migliora… Quello che ci colpisce è l’immediatezza del linguaggio, l’incisività del messaggio, l’economia espressiva, la potenza visiva.

ATP: Sono quasi quarant’anni che collezionate opere d’arte. Come si è sviluppata nel tempo la vostra collezione?  

BMV: Abbiamo cominciato con l’800. Abbiamo studiato molto, viaggiato, scoperto. Quasi subito siamo arrivati al moderno e poi al contemporaneo che ha rapito la nostra attenzione e ancora ci ammalia, nonostante la schizofrenia attuale. Così tanti artisti, così tante fiere, mostre, biennali…sempre più ardua la sentenza destinata ai posteri. Ma noi per fortuna continuiamo ad avere la stessa passione che rimane la nostra cartina torna-sole. Se i nostri sensi si destano repentinamente di fronte a un’opera, per noi non sarà mai un errore farla nostra.

ATP: Quale consiglio dareste ad un collezionista alle prime armi?

BMV: Viaggiare molto, conoscere, leggere, approfondire. L’arte contemporanea è un linguaggio che occorre conoscere per poterne godere a pieno. Essere sinceri con se stessi e con il proprio gusto. Inutile comprare un’opera perché così fan tutti. Gli errori di valutazione si pagano cari quando non sono fatti in “buona fede”. Non avere paura di seguire il proprio istinto se esso ci parla con sincerità, appunto. Una collezione che si rispetti, secondo noi, deve avere una sua identità. Altrimenti si finisce come certe collezioni che sembrano bellezze chirurgicamente concepite: tutti i parametri a posto (nomi giusti, pezzi importanti, spazi adeguati, comunicazione capillare…) ma nessuna vita percepita.

ATP: Ci sono iniziative nel prossimo futuro che coinvolgono la vostra collezione?

BMV: Questa mostra di video ci sta dando grande soddisfazione, non escludiamo di portarla da qualche altra parte dopo Cuneo. E poi continuiamo con un nuovo allestimento nei nostri spazi di Busca, per il prossimo autunno.

ATP: Per ritornare alla mostra “Moving Tales – Racconti in movimento”. Ci sono delle opere in mostra che, non avendole viste da molto tempo, come alla prima visione, vi hanno particolarmente emozionato?

BMV:  Sicuramente Babel Series di Candice Breitz, allestita così bene nell’abside della chiesa, è stata un’emozione forte. Ma tutta la mostra è allestita, senza falsa modestia, con grandissima cura e equilibrio. Ogni cappella è un piccolo gioiello: Gary Hill e la sua mano che sembra aprire la cupola della cappella, Viola in mezzo ai dipinti barocchi, Joan Jonas con il suo piccolo teatrino, e poi i 16 piccoli “confessionali” della navata centrale, dove godere di ciascun video in maniera più raccolta e intima.

Intervista con la curatrice Eva Brioschi

Bruna e Matteo Viglietta - Collezione La Gaia

Bruna e Matteo Viglietta – Collezione La Gaia

Moving Tales - Racconti in Movimento. Collezione La Gaia,   Cuneo - Foto © Maurizio Elia e Matteo Borzone - Installation view

Moving Tales – Racconti in Movimento. Collezione La Gaia, Cuneo – Foto © Maurizio Elia e Matteo Borzone – Installation view

Rosemarie Trockel,   CONTINENTAL DIVIDE,   1994

Rosemarie Trockel, CONTINENTAL DIVIDE, 1994

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