Quando nel novembre del 2020 è volto al termine il progetto Lastation sull’ultima stazione ferroviaria a sud-est, ci siamo trovati di fronte a un bivio: continuare a operare in aree marginali o spostarci in una città. Due condizioni e due modi di agire sul territorio tra loro differenti.
Abbiamo deciso di reStare ai margini, spostandoci a Castrignano de’ Greci, nella Grecia Salentina, a pochi chilometri da Lecce dove, rispondendo a una gara d’affidamento per la valorizzazione di un’immobile pubblico (Palazzo Baronale De Gualieriis), abbiamo aperto un centro polifunzionale dedicato al contemporaneo: Kora. Gestita da un’ATI composta da Ramdom APS, MUTA Cooperativa Sociale, PazLab e Doc Servizi, Kora conta uno spazio di 1600 metri quadrati dotato di un Museo Civico, una biblioteca, un bookshop, una sala conferenze e un bar. Inoltre Castrignano de’ Greci è, con il progetto Il borgo del contemporaneo, vincitore del bando dei Borghi finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU Misura 2.1 del PNRR “Attrattività dei Borghi”, un progetto di rigenerazione culturale e sociale con due poli di riferimento: Kora – Centro del Contemporaneo per la produzione e la fruizione culturale e l’ex scuola elementare “Don Gnocchi” per la formazione. Il progetto prevede e immagina quindi la cultura come fattore centrale del processo di costruzione del Borgo del contemporaneo secondo due linee: come leva dello sviluppo territoriale da un lato, e come facilitatore di coesione sociale dall’altro.
Quella della marginalità è stata da sempre per Ramdom un’opportunità di sperimentare, abbandonare certezze e procedere per tentativi; un modo di fare ricerca utilizzando una lente deformata e interpretando il limite come uno spazio di infinite possibilità che allargasse le traiettorie e le opportunità di lavoro anziché chiuderle.
Una traccia, questa, che attraversa un dibattito ancora molto aperto e che, dal punto di vista della produzione culturale e artistica è stata affrontata in diversi progetti: A Sud di Marte (2022), un programma di residenze della durata di un anno che ha visto la partecipazione di quattro artisti (Bekhbaatar Enkhtur, Agnese Spolverini, Martina Melilli, Matteo Pizzolante) e che provava a ragionare sul concetto di Sud non come luogo esotico e di villeggiatura ma come strumento metodologico; e nella masterclass in residence dal titolo Prossimi Futuri (2024), entrambi organizzati in collaborazione con Fondazione Elpis (Milano).
Le residenze d’artista sono, quindi, la bussola attraverso cui proviamo ad orientarci per indagare le istanze del territorio, costruendo relazioni e sinergie, sviluppando momenti di scambio e condivisione con tutti quei soggetti che animano la vita quotidiana del paese: amministrazione, associazioni, organizzazioni e abitanti.
Già l’opera di Bianco-Valente, una scritta al led installata sulla facciata del Palazzo Baronale che recita la frase Parla del tuo Villaggio (2021), è in questo senso espressione di una precisa intenzione di aprire Kora al paese e viceversa. L’intenzione di dar vita ad un’istituzione che tenti di sviluppare pratiche e modalità di lavoro sperimentali capaci di interrogare il presente senza che questo diventi mera cronaca.
Ogni anno attraverso le residenze vengono ospitati decine di artisti che risiedono a Castrignano de’ Greci per un periodo minimo di due settimane, mediamente di due mesi. Gli artisti, che vengono invitati direttamente o selezionati tramite call, hanno come finalità quella di produrre opere d’arte; altri, invece, restano per un periodo di ricerca ed espongono il risultato del loro percorso in modalità di open studio. È il caso, quest’ultimo, degli artisti che vengono ospitati all’interno del network Nouveau Grand Tour o di collaborazioni prossime ad aprirsi come quella con Homesession di Barcellona.
Le opere prodotte, invece, oltre che negli spazi di Kora sono state installate negli spazi pubblici come piazze, giardini, ex scuole e oggi fanno parte di un progetto più ampio dal titolo Questo (non) è un museo che, a partire dalle opere già esistenti della collezione di Ramdom, prova a costruire una nuova mappatura del paese e delle sue storie oltre che una nuova lettura delle opere stesse. Queste, infatti, nate in contesti altri ed estremamente specifici, vengono nuovamente installate in città o in luoghi pubblici non riferiti direttamente al mondo dell’arte come bar e ristoranti, provando così ad allargare i significati che già avevano e che già conoscevamo.
Tra i nuovi progetti troviamo: Short Fairy Tales for Adults di Driant Zeneli (2023), Untitled Shapeless di Matteo Nasini (2024), Oblio/Channo di Muna Mussie (2024) a cura di Claudio Zecchi e per ultimo Organism di Ludovica Carbotta inaugurata il 21 dicembre 2024.
Short Fairy Tales for Adults, una mostra tradizionalmente ospitata nella cornice degli spazi di Kora, ha provato a ragionare sulla relazione tra gli spazi interni ed esterni in chiave concettuale. Si componeva di tre differenti lavori realizzati da Driant Zeneli tra il 2022 e il 2023: una serie di undici disegni dal titolo The Snail and the Ostrich (La Lumaca e lo Struzzo), un video dal titolo The leaf (La foglia), primo capitolo della nuova trilogia The Valley of the Uncanny Lovers, e infine una nuova e inedita produzione realizzata appositamente per la residenza, e terza delle favole della serie Short Fairy Tales for Adults, dal titolo The Ostrich and the Ladybug (La Coccinella e lo Struzzo). La mostra ragionava in modalità e con media differenti sul simbolismo di una realtà fatta di sogno. Una realtà che apre a mondi in cui tutti gli aspetti, anche quelli con le caratteristiche più faticose, angoscianti o perturbanti, gli incubi stessi, possono assumere una connotazione positiva. Una realtà in cui la mancanza diventava la guida per trovare su un piano evocativo, poetico ed emozionale un ribaltamento dell’ordine quotidiano.
Untitled Shapeless, invece, aveva per protagonista il vento inteso come voce primordiale la cui origine è invisibile. Si articolava in due interventi che hanno coinvolto la Biblioteca di Kora da una parte e le strade di Castrignano de’ Greci dall’altra.
Nella biblioteca sono state dislocate in punti differenti cinque sculture. Queste cercavano di trasformare l’energia dei venti in suono modificando lo spazio in una sorta di amplificatore acustico e luogo di continua attesa in cui l’ascolto diventava un modo diverso di relazionarsi con lo spazio e con il tempo. Il secondo intervento, ancora presente oggi nelle strade di Castrignano, è un percorso di bassorilievi in pietra leccese che avevano sempre per protagonista il vento qui inteso come agitatore di raffigurazioni astratte, di scarmigliature e correnti d’aria.
Oblio/Channo èun’opera che fa parte del progetto Oblio iniziato da Mussie nel 2021 a Torino. Questa, installata sotto il porticato della ex scuola elementare Don Gnocchi, consiste in un tessuto semitrasparente (telo ombreggiante) su cui è ricamato con filo dorato una parola risultato della ricerca dell’artista sul territorio e del suo confronto con le persone del luogo. La parola è Channo che significa io perdo. Oblio/Channo è un anti-monumento temporaneo risultato di una performance collettiva che si è svolta nell’arco di una giornata accompagnata da un suono realizzato da Massimo Carozzi che per l’occasione ha elaborato una partitura attraversata dalle registrazioni vocali di parole lette in Griko su uno sfondo sonoro creato a partire dall’elaborazione dei Canti di Passione.
Organism, infine, nasce dall’intenzione di utilizzare il vicino Parco delle Pozzelle come luogo generativo e al contempo di restituzione dell’opera. In antichità ogni Pozzella veniva affidata alle cure di singoli gruppi familiari che ne beneficiavano attraverso il consumo dell’acqua raccolta. Riflettendo sul funzionamento di questo sistema, al contempo individuale e collettivo, ha preso forma l’idea di un organismo. L’opera è infatti una struttura composta da numerosi elementi indipendenti – otto come le lettere del titolo – che, quando uniti e giustapposti, si sostengono a vicenda in una forma collettiva che funziona come scultura solo quando i diversi elementi non sono utilizzati e quindi messi a riposo. I singoli elementi, che hanno la forma di piccoli veicoli, barelle, lettighe o portantine, sono concepiti per trasportare libri o trasformarsi in piccole tane o nidi quando installate alle Pozzelle loro punto di arrivo.
L’opera fa parte e si attiva nel contesto di una proposta didattica più larga che nasce nel dialogo tra la Biblioteca di KORA e il Parco delle Pozzelle.
Non solo le residenze.
Anche le mostre finora realizzate, generalmente mostre collettive, si sono confrontate con l’idea di margine e marginalità attraverso un macro tema, quello dell’abitare, che è stato articolato in tre macro capitoli dal titolo Home Sweet Home – Esplorazioni dell’abitare (2021-2022), Parla del tuo Villaggio (2022-2023) e La nostra terra è un mostro di mare (2023-2024). Partendo dal Palazzo Baronale, per allargare la lente su Castrignano de’ Greci e infine sul Mediterraneo, si è provato a ragionare in termini diversi su cosa sia un’istituzione culturale e sul suo ruolo, su cosa significa fare produzione culturale in un’area decentrata e su come il Mediterraneo, inteso come terra e mare allo stesso tempo, luogo di contrasti e contraddizioni, sia possibile unità di misura e ipotesi di un cambiamento di paradigma.
Le due ultime mostre, Play dead! e La desinenza estinta di Lucia Veronesi articolano, seppur da punti di vista differenti, un ragionamento sul concetto di fine, l’una, e di estinzione, l’altra.
Play Dead!, collettiva a cura di Like A Little Disaster, prova a indagare il concetto di fine e il suo opposto mettendo a confronto differenti punti di vista, esperienze e connessioni che, come dicono i curatori, stanno “tra biotico e abiotico, tra vita cibernetica e morte fisica, tra tangibilità dei limiti fisici e l’illusorietà di uno scroll eterno”.
La desinenza estinta, progetto vincitore del Bando Italian Council 2023 finalizzato alla promozione internazionale dell’arte contemporanea italiana, a cura di Paolo Mele e Claudio Zecchi, invece, ragiona sulla scomparsa della conoscenza medicinale delle piante e dei loro nomi, come conseguenza della scomparsa di lingue native in alcune aree del mondo come il Nordamerica, il Nordovest dell’Amazzonia e la Nuova Guinea e dove gli usi delle piante medicinali si trasmettono soltanto oralmente.
Questi sono solo alcuni dei progetti finora realizzati che parzialmente attraversano, raccontano e motivano dal punto di vista della produzione artistica la scelta di restare marginali. Ma è anche il racconto della metà più luminosa. Restare marginali è infatti una scelta complessa che attraversa anche le zone d’ombra; è una possibilità tra le tante e una decisione che deve essere rinegoziata costantemente in un’area, quella in cui operiamo, dove le mancanze sono molte. Farlo implica sollevare interrogativi e procedere per tentativi che provano ad attivare, nella pratica quotidiana, una prospettiva ribaltata.
Cover: Bianco-Valente, Parla del tuo Villaggio, scritta al led, 2021 (photo courtesy Bianco-Valente)