Alberto Sinigaglia è uno degli autori inclusi da BACO-BaseArteContemporaneaOdierna nel primo capitolo di Metafotografia. La sua indagine sulla parte fisica di internet, Material Network (2013), riemerge in maniera netta in Vanishing Sublime, la mostra personale ora in corso presso lo spazio bergamasco, in cui la rete è direttamente responsabile di una deriva del sublime paesaggistico.
Il nucleo espositivo si apre con Mutnovsky (2021), un video girato sul vulcano omonimo in Kamčatka, il cui oggetto di attenzione sono diversi turisti che si scattano selfie avvolti da fumi vulcanici e lieve vento. L’insieme delle opere è il frutto di un lungo periodo di ricerca iniziato da una photo trouvée: una cartolina di inizio novecento con l’immagine di una cascata, un luogo naturale, in passato considerata anche come una delle innumerevoli manifestazioni del divino. Forse, per qualcuno e in qualche altro luogo, è ancora una apparizione del sublime. In una delle stanze di BACO l’immagine è stampata in bianco e nero su un green-screen allestito come in uno studio fotografico, vicino a un neon “COPY PASTE”, un appunto di lavoro che esplicita la relazione tra smartphone e fondale, e che determina lo svanimento del sublime.
Questo passaggio di consegne, anche mediali, continua con l’evidente trasformazione della fotografia, per definizione storica scrittura di luce, in scultura. Quando l’immagine attraversa i social, la sua riproduzione, slegata da una soggettività specifica, vista come genericità, si mostra per quel che è: una copia priva di originalità, un multiplo nel molteplice. La sua traccia si accumula tra somiglianze e produce un volume, nella cui trasparenza intravediamo porzioni di paesaggio e scarti sintetici. Rocce e altri materiali del paesaggio vulcanico sono sedimentati in volumi scultorei in cui è una resina plastica a congelarne il tempo, insieme a quel che resta di vecchi smartphone.
Una porzione microscopica di questi volumi è estratta e riposta su sottilissimi vetrini, conservati in cornici di ferro specchiante. Analizzati al microscopio elettrografico, con un lavoro preso a prestito dalla geologia, essi si mostrano attraverso un occhio non umano, che come risultante traduce in visione attraenti composizioni astratte, immagini poi stampate come fotografie dotate di uno spessore scultoreo di plexiglass, che al contempo distorce otticamente la stampa e rimanda a un deposito sintetico. Abbandonando definitivamente la visione umana sul paesaggio, queste immagini sono il CTRL+C e CTRL+V ultimo dello svanire del sublime, di una emozione astratta tradotta in un dato.
Alberto Sinigaglia. Vanishing Sublime
A cura di Sara Benaglia e Mauro Zanchi
19.06-18.07.2021
BACO-BaseArteContemporaneaOdierna, Domus Magna, Bergamo