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Adelaide Cioni – Five Geometric Songs |  Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna 

In occasione di Arte Fiera, Adelaide Cioni presenta un’azione dal vivo - ospita a nel Padiglione de l’Esprit Nouveau progettato da Le Corbusier - dove motivi geometrici astratti dialoga strettamente con musica e danza.

“Alcuni definiscono questo modo di lavorare ‘opera totale’, ovvero un’opera in cui non c’è una gerarchia tra le discipline – coreografia, musica e segno grafico – sono tutti alla pari. Questo è un aspetto che mi piace, soprattutto nella prospettiva che c’è un continuo scambio tra me, i ballerini e il musicista.” Coinvolgente, immersiva e, appunto totale, la performance che Adelaide Cioni (Bologna,1976), presenta in occasione dell’edizione 2025 di Arte Fiera può, a ragione, essere definita ‘totale’. 

Promossa da  Fondazione Furla, che rinnova per il terzo anno la sua presenza con il programma di azioni dal vivo – curato da Bruna Roccasalva, Direttrice artistica della Fondazione –  la performance di Adelaide Cioni ha per titolo  Five Geometric Songs (2025), e consiste in un intervento performativo in cui motivi geometrici astratti diventano la visualizzazione di un ritmo nello spazio attraverso cinque costumi disegnati dall’artista e animati da altrettanti danzatori, su musiche originali composte da Dom Bouffard. Five Geometric Songs, come racconta l’artista nell’intervista che segue, è strettamente legata ad un altro progetto, Mimosa House, presentato a Londra nel 2023.
Aspetto molto particolare è il luogo che ospita la performance, il Padiglione de l’Esprit Nouveau, riproduzione fedele del progetto originale di Le Corbusier e Pierre Jeanneret per l’Exposition International des Arts Décoratifs di Parigi, di cui nel 2025 si celebra il centenario.

Elena Bordignon: La performance che presenti in occasione di ArteFiera, Five Geometric Songs, nasce da unaparte come evoluzione diSong for a Square, a Circle, a Triangle del 2023 e dall’altra come risposta al contesto espositivo che la ospita: il Padiglione de l’Esprit Nouveau. Mi racconti come hai percepito questo luogo molto particolare? Mi interessa questa tua ‘risposta’ al Padiglione progettato da Le Corbusier e Pierre Jeanneret. 

Adelaide Cioni: Ho un rapporto complesso con le Corbusier. Quando penso ai suoi edifici, li penso come dei ‘giocattoloni’, il fatto è che non credo lui li vedesse così, ho idea che non fosse molto ironico. Il padiglione mi appare come una proiezione della sua mente, un edificio intellettuale se si può dire. La sensazione è stata quella di relazionarmi con uno spazio bellissimo, ma estremamente difficile, per niente “neutro” ma carico della personalità del suo ideatore. Al punto che il padiglione sembra più il lavoro di un artista che di un architetto. Lo spazio è molto connotato e, a mio parere, è come se ci tenesse a bacchetta; non concede molte libertà a chi lo vive. È uno spazio che non accoglie ma si mostra. Questa è la mia sensazione, molto personale. Relazionarmi con il pensiero di Le Corbusier mi ha messa alla prova perché è veramente all’opposto, per molti versi, rispetto al mio pensiero. Creare per moduli tutti uguali, in cemento armato, questo cancellare le differenze dell’abitare, vuol dire anche cancellare, in qualche modo l’essere umano, anche se ne capisco le motivazioni storiche.
Quello che ho cercato di fare con il mio intervento è di ammorbidire delle cose, creando delle linee ‘sbagliate’ all’interno di questa geometricità perfetta, impeccabile, per sentirci tutti un po’ più reali. Vorrei ‘sdrammatizzarlo’, prenderlo in giro, in un certo senso, e così facendo rendere, a mio modo, lo spazio accogliente.

Adelaide Cioni, Five Geometric Songs, Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna, 2025 – Un progetto di Arte Fiera in collaborazione con Fondazione Furla. Courtesy l’artista, P420, Bologna e The Approach, Londra. Ph Chiara Francesca Rizzuti.

EB: Parliamo di ‘modulo tutti uguali’, di ripetizione. Per molti versi il tuo lavoro si affianca all’idea di reiterare delle forme semplici. Ti riconosci un po’ in questo processo? 

AC: Certo. Usiamo le stesse figure geometriche: cerchi, linee parallele, cubi. Forme semplici che uso nel mio lavoro. In particolare, la performance che presento per Fondazione Furla, si basa tutta su queste forme di base. Rispetto alla performance che ho presentato nel 2023 a Londra, qui a Bologna aggiungo due elementi: il punto e la linea, due costumi nuovi che ho creato appositamente per questa commissione, che si aggiungono a quelli del cerchio, quadrato e triangolo. In questo c’è una vicinanza con Le Corbusier, anche io lavoro con forme geometriche elementari. E lavoro anche con la ripetizione, con dei pattern che si ripetono. Però io lavoro con la stoffa, un materiale morbido, e per di più non uso righelli o altri strumenti di precisione, ma volutamente faccio tutto a mano libera. Nello scegliere di non usare strumenti di precisione lascio spazio alla vibrazione del corpo, tracciare una linea diventa un modo per dire io sono questo corpo, vulnerabile, imperfetto, unico. Usando anche io forme geometriche elementari e ripetizioni, arrivo a dire che siamo tutti diversi, unici, e che sta in questo il nostro valore irriducibile. 

EB: Five Geometric Songs nasce dallo sviluppo di un progetto nato nel 2023. In un’intervista che abbiamo fatto allora, parlavi di come il progetto performativo si è evoluto come risposta, da parte dei danzatori e di un musicista, alle forme geometriche. Da allora, come si è trasformato il progetto in Five Geometric Songs?

AC: Rispetto alla performance di Londra, il progetto si è ampliato. Prima di tutto ci sono cinque ballerini, una che era già presente a Londra, mentre gli altri sono tutti delle nuove collaborazioni. Su invito di Bruna Roccasalva ho ampliato il progetto di Londra, aggiungendo due costumi – il punto e la linea –, e ripensando tutto per lo spazio che ci ospita. I due costumi nuovi sono di impianto e stile diversi rispetto a quelli precedenti. L’idea della performance, dal suo primo concepimento londinese era quella di svilupparla fino ad arrivare a 12 elementi (ballerini e costumi). 

EB: Come hai fatto a fare dialogare i tuoi disegni con i costumi? 

AC: Fare dei costumi è un modo per portare il disegno nelle tre dimensioni senza passare dalla scultura. Non è legno, non è metallo, non è una cosa fissa nello spazio, ma è il disegno che si muove nello spazio tramite un tessuto. Questa cosa per me è preziosa. Tuttora, quando vedo i costumi che si muovono, mi emoziono. Percepisco il disegno nelle tre dimensioni. E poi c’è la collaborazione con chi li anima ballando, è un lavoro intenso e molto profondo, in cui parliamo delle forme e di come abitano il corpo e di come esprimerle. È a tutti gli effetti un lavoro di danza: i performer sono ballerini professionisti. C’è chi ballava con Nureyev e Forsythe, chi lavora in importanti compagnie come quella di Virgilio Sieni e chi lavora con grandi coreografi come Alessandro Sciarroni. 
Alcuni definiscono questo modo di lavorare “opera totale”, ovvero un’opera in cui non c’è una gerarchia tra le discipline – coreografia, musica e segno grafico – sono tutti alla pari. Questo è un aspetto che mi piace, soprattutto nella prospettiva che c’è un continuo scambio tra me, i ballerini e il musicista.  Tutto parte da una forma, dal costume che io propongo a musicista e danzatori. Nell’elaborazione della performance, tutto parte dalle forme che dialogano, pensano e agiscono rispettando il concetto, appunto di cerchio, quadrato ecc. I movimenti dei ballerini, esprimeranno la logica di queste forme di partenza.

Adelaide Cioni, Five Geometric Songs, Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna, 2025 – Un progetto di Arte Fiera in collaborazione con Fondazione Furla. Courtesy l’artista, P420, Bologna e The Approach, Londra. Ph Chiara Francesca Rizzuti.

EB: Siamo soliti pensare al segno unicamente come un tratto visivo, quando in realtà anche il movimento del corpo, la gestualità sono dei segni. 

Sì, certo. Se pensi a un pattern, la ripetizione di un motivo, può essere sia visivo che sonoro. Pensa a una parete coperta di punti, ad esempio, è un modo per visualizzare un ritmo. Se quei puntini equivalgono a un suono, il risultato è una partitura sonora, un ritmo. 

EB: Come è iniziata la collaborazione con il musicista Dom Bouffard?

AC: La collaborazione con Dom è nata durante la residenza ai Mahler & LeWitt Studios a Spoleto. Lì ci siamo conosciuti e abbiamo scoperto le rispettive ricerche. Nelle sue partiture usava gli stessi elementi che usavo io: il triangolo, il cerchio, l’asterisco. Per cui il triangolo è un certo tipo di suono, il cerchio un altro. Da lì abbiamo cominciato a fare una serie di esperimenti tra il visivo e il sonoro, fino alla collaborazione per Song for a Square, a Circle, a Triangle, dove gli ho chiesto di comporre la musica per delle forme geometriche. 

EB: Come hai organizzato spazialmente Five Geometric Songs negli spazi del padiglione?

AC: Utilizzeremo tre sale per i cinque brani. La performance è una sequenza di solo. Ho cercato di relazionarmi con lo spazio senza rotture, abitandolo, interpretando le caratteristiche già esistenti. Ad esempio, c’è una stanza che è ovale, e in quel caso, ho cercato di esaltare quella forma, di sottolinearla attraverso i miei teli. Non volevo entrare in conflitto con l’ambiente, ma renderlo mio, esaltandone alcune caratteristiche geometriche che mi interessavano. Quello che ho cercato di fare è “portare” lo spazio verso una dimensione più ironica, cercando di sdrammatizzarne la serietà e la compostezza. 

EB: Cosa intendi per ‘dimensione ironica’?

AC: Mi interessa molto questa dimensione. Nell’alleggerire, nello sdrammatizzare permetti alle cose di venire a galla. Trovo che sia un modo valido di fare arrivare le cose a chi guarda, di renderle più coinvolgenti. Se sei leggero, io che ti ascolto mi rilasso, e quindi sono molto più disposta ad ascoltarti. 

Adelaide Cioni – Five Geometric Songs 
Padiglione de l’Esprit Nouveau
In occasione di Arte Fiera
Bologna, 7-9 febbraio 2025

Cover: Adelaide Cioni, Prayers to Jupiter, performance, 2022, Fondazione Memmo/Gasworks, London, UK (Courtesy Fondazione Memmo, Roma; Gasworks, London e P420, Bologna. Ph.Tim Smyth)

Adelaide Cioni, Five Geometric Songs, Padiglione de l’Esprit Nouveau, Bologna, 2025 – Un progetto di Arte Fiera in collaborazione con Fondazione Furla. Courtesy l’artista, P420, Bologna e The Approach, Londra. Ph Chiara Francesca Rizzuti