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La variazione delle forme di Wyatt Kahn | Galleria Civica di Trento

[nemus_slider id=”57753″] Lievità, piccole differenze, minimi cambiamenti cromatici. Le opere di  Wyatt Kahn pretendono acute osservazioni per essere comprese nella loro specificità. Somma di parti distinte, agglomerati di pannelli individuali, le superfici di Kahn creano sofisticati meccanismi percettivi giocati sulla bi-...

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Lievità, piccole differenze, minimi cambiamenti cromatici. Le opere di  Wyatt Kahn pretendono acute osservazioni per essere comprese nella loro specificità. Somma di parti distinte, agglomerati di pannelli individuali, le superfici di Kahn creano sofisticati meccanismi percettivi giocati sulla bi- e tridimensionalità. Utilizzando semplici materiali come lino, gesso e legno, l’artista ha sviluppato in pochi anni di lavoro, un lessico pittorico non solo innovativo, ma anche fortemente originale. Non desta perplessità, dunque, il suo repentino successo – in breve tempo è stato osannato da molte riviste internazionali, nonché da critici importanti – tanto che il  Mart, nella sede di Trento (fino al 2 ottobre 2016), gli ha dedicato un’ampia esposizione a cura di Margherita de Pilati. Significativo il titolo, “Variazioni sull’oggetto”: una sorta di indicazione sulla sua metodologia di ricerca. Variare, mutare, tentare minime variazioni sulle stesse forme, sulle pallide cromie che altro non sono che il colore delle stesse tele. “Nella mia ricerca” spiega l’artista “esploro il tema della ripetizione. Il percorso alla  Galleria Civica di Trento è un’indagine sulla reiterazione dell’astrazione, sulla composizione e l’uso dell’immaginario rappresentativo. Attraverso tutti i miei lavori, i disegni, i dipinti, le stampe, i collage, persino i lavori realizzati con la carta pressata, sperimento su composizioni ripetute, sulla rappresentazione mentale e sull’astrazione”. Come spiega lo stesso Kahn, elemento costante della sua ricerca è proprio l’iterazione: ripetere per evidenziare, correggere, mutare o semplicemente scoprire come, dalle piccole differenze di un taglio, una linea, un accostamento di forme, composizioni apparentemente simili possono in realtà rivelare ben altri spazi e profondità.

Ecco allora che andando a comporre come un grande puzzle forme semplici e fortemente riconoscibili, come potrebbero essere quelle di un albero, un piede o un tubetto di colore, l’artista frantuma le linee e i piani per dare, dell’oggetto, corpo e profondità. Anche dove le composizioni non rivelano macro-oggetti, a catturare l’attenzione sono i differenti pattern grafici: ripetuti giochi lineari composti da elementi astratti, geometrici, ma anche parole, lettere, forme che ripetono i macro-oggetti (alberi, tubetti ecc). Su tutti domina una sensibilità molto particolare per le superfici, i piani prospettici, lo stratificarsi delle campiture che – reali o fittizie – mettono alla prova la nostra capacità di osservare e percepire. Il lessico è tutto intrinseco a destrutturare la pittura e la sua storia: queste opere non ricordano forse i primi tentativi dei cubisti di ‘bucare’ o fuggire dalla superficie del quadro per spaziare (letteralmente e simbolicamente) nel reale?

La mostra al Mart, grazie alla ricorrenza di temi e materiali, fa emergere una vera e propria iconografia personale. Le opere sono poste in dialogo tra loro in modo che si costituisca un percorso tra le ripetizioni delle diverse composizioni, alla ricerca di un raffinato equilibrio tra le forme, gli angoli e il movimento. Dai pattern paintings, dipinti dai motivi ritmici e ripetitivi si passa ai pattern drawings, disegni con caratteristiche analoghe, in un percorso che annulla le distanze tra le varie serie esposte. Partendo dalla rappresentazione di un oggetto/soggetto, Kahn costruisce composizioni che tendono all’astrazione. Al centro della ricerca vi sono le idee di vulnerabilità e imperfezione: “La mia mano disegna linee imperfette che permettono allo spazio di esistere in ogni mia opera”. Le forme infatti non si incastrano alla perfezione e accostandosi danno vita a un soggetto visibile solo in uno sguardo d’insieme.

In Italia, una preview dell’opera di Kahn l’avevamo già visitata alla galleria T293 con sede a Roma. Wyatt Kahn e la storia dellarte a ritroso

Wyatt Kahn - Variazioni sull’oggetto - Installation view - Civica di Trento -Foto Mart - Jacopo Salvi
Wyatt Kahn – Variazioni sull’oggetto – Installation view – Civica di Trento -Foto Mart – Jacopo Salvi
Wyatt Kahn,   Wheel,   2016,   Courtesy l'artista,   Eva Presenhuber,   T293 e Xavier Hufkens
Wyatt Kahn, Wheel, 2016, Courtesy l’artista, Eva Presenhuber, T293 e Xavier Hufkens
Wyatt Kahn,   Series B,   D,   E,   2016,   Courtesy l'artista,   Eva Presenhuber,   T293 e Xavier Hufkens
Wyatt Kahn, Series B, D, E, 2016, Courtesy l’artista, Eva Presenhuber, T293 e Xavier Hufkens
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