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“Progetto interdisciplinare dedicato alle arti del nostro tempo” è quello ospitato negli spazi di Villa Belgioioso a Merate, dal sottotitolo di SINCRONIE, che però ne descrive solo in parte l’entità. In realtà, stringere l’arco temporale al nostro tempo è a dir poco parziale. Il respiro di SINCRONIE, di fatto, ha una gettata decisamente oltre il ‘nostro tempo’, per abbracciare un periodo remoto dove parole come ‘interdisciplinare’ e ‘site specific’ non si masticavano ancora. Ciò non toglie che i germi della contaminazione tra le arti (il pensare lo spazio in modo totalizzante e non solo come ‘espositivo’) erano all’ordine del giorno.
In occasione della seconda edizione del progetto, la Fondazione Brivio Sforza ha presentato lo scorso settembre due percorsi ideati rispettivamente dall’architetto Marco Palmieri e l’artista Luca Vitone. Due punti di vista molto diversi, per sviluppo progettuale e formale, ma accomunati da una sincronica sensibilità per l’atmosfera di questo particolare sito: una sontuosa villa – tra le più mirabili della Brianza – dall’impianto seicentesco, circondata da un giardino alla francese e “abbracciata” da un parco all’inglese. Dall’esterno all’interno, è inevitabile spendere aggettivi enfatici per raccontare come un luogo di questo tipo ci trasporta nel tempo, in epoche dove – e questo è, in sostanza, l’obbiettivo del progetto – portare l’attenzione, potenziandolo, sul talento degli artisti (in senso allargato, tanto da coinvolgere musicisti, poeti, letterati, ecc.). E’ da sapere, infatti, che la Villa è stata dimora per brevi soggiorni di esponenti del mondo dell’arte e della cultura, che qui hanno trovato fertile possibilità di confronto con altri e diversi talenti e un ambiente confortevole che sollecitava il loro estro creativo.
Questa tradizione dell’ospitalità illuminata è stata sviluppata fino ai nostri giorni anche grazie alla curatrice del progetto Carlotta Testori che, lungimirante, invita a confrontarsi con questa dimora artisti ricettivi, aperti, ‘assorbenti’ l’anima del luogo. La maggior difficoltà, ben celata dietro le scelte molto azzeccate, di fatto, è proprio la particolarità delle intenzioni di SINCRONIE: dialogare in modo sia sincronico che diacronico con il tempo e lo spazio. La prima relazione risulta la più diretta e leggibile – artisti contemporanei che, in dialogo, amplificano l’humus che nel tempo si è sedimentato nella Villa – mentre la seconda, quella diacronica, risulta la più sottile.
La Fondazione Brivio Sforza – nata nel 2012 e presieduta da Alessandro Brivio Sforza – ha lo scopo di tutelare, catalogare e approfondire l’archivio di famiglia: fonte quasi inesauribile di suggerimento e ispirazione per gli artisti contemporanei. La vera sfida è quella di cimentarsi con un ‘passato’ dove sicuramente autenticità e lentezza erano un connubio efficace per l’ideazione artistica. Lo scorso anno, SINCRONIE ha visto alla prova l’artista tedesca Jorinde Voigt, la musicista Ricciarda Belgiojoso e lo scrittore Gianluigi Ricuperati, per ripensare le “tracce” lasciate da Rossini nel suo breve soggiorno nella Villa. (Intervista con Carlotta Testori, SINCRONIE 2015)
Per l’edizione 2016, la sfida posta a Vitone e Palmieri, invece, è stata quella di confrontarsi (ma anche immergersi) con i giardini che circondano la villa. Palmieri ha fatto un lavoro di scavo nell’archivio della famiglia, scoprendo non poche consonanze con la sua proposta. L’architetto ha concepito e reso leggibile il suo progetto grazie una serie di disegni e un modello in scala – ospitato nella limonaia restaurata della villa – che mostra la creazione di un lago artificiale. Rileggendo i diversi giardini – uno del Seicento, in stile barocco, uno settecentesco all’italiana e infine il grande parco di epoca romantica – Palmieri ha cercato di collegare, idealmente, la prospettiva visuale dal parco fino all’orizzonte: aprire un varco che non limitasse la vista ma le consentisse di spaziare all’infinito. Per realizzare questa simbolica apertura, il suo progetto (forse realizzabile nel vicino futuro) prevede, appunto, la presenza di un lago artificiale subito adiacente ad una altura, sotto la quale è previsto un piccolo museo per mostre temporanee a rotazione. Osservando le tavole presenti nella limonaia, si notano le consonanze tra le sue piante – rigorosamente rappresentate sia mediante un modello che delle prospettive rifinite con la tecnica dell’acquerello – e i progetto scovati nell’archivio storico di famiglia.
Metaforico ma anche letterale lo scavo che invece voleva inizialmente realizzare Luca Vitone. L’artista aveva proposto di attuare un grosso buco nel parco. In corso d’opera, però, a causa di un fortissimo temporale, in prossimità del luogo del suo intervento, un’imponente Liquidambar pluricentenaria, logorata internamente da un parassita, si è spezzata alla base del fusto. Scultura monumentale ‘naturale’, la pianta ha trasformato una parte del parco in una sorta di quadro romantico dove un accidente atmosferico ha piegato, a suo volere, le piccole ‘azioni’ umane. Cogliendo la straordinaria occasione, Vitone ha trasformato questa calamità in una immaginifica forma espressiva collocando al suo interno la registrazione di un concerto eseguito da Loredana Gintoli, arpista barocca, insieme al soprano Anna Carbonera, sulle musiche inedite composte dal Principe Emilio di Belgiojoso. Ecco che il passato ritorna vivo e vivificante nelle note di un componimento non a caso composto a fine ottocento proprio da un componente della famiglia Belgiojoso. Vitone ha compiuto anche un dittico che ha installato sotto il portico che dà accesso alla Villa. Utilizzando la sua ormai conosciuta pratica di ‘sedimentazione’, l’artista ha raccolto su due tele le polveri e gli agenti accidentali – per certi versi gli ‘umori’ del luogo – trasformandoli in poetici ritratti della Villa: ‘disegni’ informali silenti che raccontano del passato e dell’avvenire, tracce sensibili da codificare, ognuno, con la propria sensibilità. L’acquerello è stato realizzato con la polvere prelevata dalla biblioteca della Fondazione.