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Willem de Kooning e l’Italia – Gallerie dell’Accademia, Venezia

“…Io mi emoziono solo nel vedere che il cielo è blu, che la terra è terra. E questa è la cosa più difficile: vedere una roccia da qualche parte, ed eccola lì: roccia color terra…” (W.de Kooning 1960)
Installation View of Willem de Kooning and Italy, Gallerie dell’Accademia, Venice, 2024. Photograph by Matteo de Fina, 2024. © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE

Il rapporto tra Willem de Kooning (1904-1997) e il colore è un rapporto stretto, è un pittore di materia, di colore, proprio il colore da corpo alle sue sensazioni. Su queste basi sembra quindi molto appropriata la scelta delle Gallerie dell’Accademia di Venezia di proporre una mostra su questo artista che ben conosceva e ammirava la scuola pittorica veneta.
La mostra, aperta fino al 15 settembre 2024, realizzata in collaborazione con The Willem de Kooning Foundation, raccoglie circa 75 tra pitture, disegni e sculture ed è un’operazione imponente, sia per il numero di opere esposte che per la loro provenienza (Stati Uniti, Francia, Spagna), oltre ad essere un’opportunità interessante, considerando che l’ultima mostra dedicata a de Kooning in Italia è datata 18 anni fa. 
I due curatori, Gary Garrels e Mauro Codognato, sono voluti andare oltre, focalizzando l’attenzione in particolare sui soggiorni in Italia di de Kooning e sull’impatto e gli effetti che l’arte ma anche la natura e la vita sociale dell’Italia, hanno avuto sulla sua ricerca artistica. Un’occasione quindi, per approfondire un aspetto poco studiato finora, anzi spesso ignorato.  
Un percorso espositivo che offre una panoramica delle sue opere nel periodo compreso tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’80, in una sede espositiva che, nel suo totale candore, esalta perfettamente le grandi tele dalle quali emana tutta la potenza delle veloci pennellate e l’energia dei colori con i quali l’artista plasma le sue emozioni. La scelta curatoriale di mettere in costante dialogo pittura, scultura e disegno è efficace, e sottolinea come nel lavoro dell’artista olandese tutto fosse collegato in una sperimentazione continua, che giocava continuamente tra astrazione e figurazione. 

De Kooning venne in Italia tre volte, nel 1959, nel 1969 e poi nel 1972 proprio in occasione della Biennale, alla quale partecipò per sei edizioni. A Venezia trascorse poco tempo ma rimasero impressi in lui le sfumature dei pittori veneti che considerava i migliori e la presenza costante dell’acqua, elemento che lo affascinava e che gli apparteneva, essendo nato e vissuto in luoghi in cui il legame con l’acqua era profondo. Queste suggestioni si riflettono nelle tele, nei colori e nei segni, le figure che quasi si sciolgono come una visione attraverso le increspature dell’acqua, come in Woman Sag Harbor (1964) e Woman on a Sign II (1967), fino a disgregarsi quasi completamente nelle opere degli anni’70 (Man Accabonac  e Red Man with Moustache) o i riflessi della luce che ritornano nelle opere totalmente astratte come Screams of Children Come from Seagulls (1975) o Atlantic Lights (1977).

Installation View of Willem de Kooning and Italy, Gallerie dell’Accademia, Venice, 2024. Photograph by Matteo de Fina, 2024. © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE
Installation View of Willem de Kooning and Italy, Gallerie dell’Accademia, Venice, 2024. Photograph by Matteo de Fina, 2024. © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE

A Roma si calò nel clima di rinascita e di fermento della città. Conobbe artisti, registi, galleristi e collezionisti, senza trascurare la vita mondana. Strinse rapporti di amicizia con Scialoja e Afro, lavorando nello studio di quest’ultimo a via Margutta. Nascono i disegni della serie Black and white Rome (1959) nei quali prova nuove tecniche, disegna su fogli di carta di Fabriano, unisce singole parti, straccia i fogli e ne fa collage, dipinge con smalto nero mescolato con pomice grattata, si lascia contaminare dalla ricerca artistica romana, assorbe e fa suoi tutti gli stimoli che lo circondano. 
I ricordi del viaggio si ritrovano nelle tre tele della serie Pastoral Landscapes, dipinte nel 1960 al suo ritorno a New York e qui esposte per la prima volta insieme. La sua estrema sensibilità e la capacità di captare qualsiasi sollecitazione lo portavano ad assimilare tutto ciò che vedeva e ad elaborarlo in un suo linguaggio autonomo. E i colori si fanno più fluidi e luminosi, i verdi, gli ocra e gli azzurri sono le sue sensazioni legate a nostalgici ricordi dei pini di Napoli o alle immagini di Villa borghese a Roma. 
Nel 1969 viene invitato a Spoleto e di nuovo la vivace atmosfera del Festival dei due Mondi tra musica, teatro e arte lo avvolge. Realizza disegni a penna e inchiostro, quattro in mostra, caratterizzati da linee curve, schizzi, anelli, quasi a voler trasferire sulla carta il turbinìo di immagini e la vitalità di cui si era nutrito in quei giorni. 
Ampio spazio è dedicato al rapporto di de Kooning con la scultura, mezzo per lui totalmente nuovo che sperimentò proprio in Italia in seguito all’incontro casuale a Roma con lo scultore Herzl Emanuel. Dalle sue sperimentazioni con la creta nascono i 13 bozzetti poi fusi in bronzo, ai quali seguirono, tornato a New York, sculture di grandi dimensioni (Clamdigger, 1971 e Hostess, 1973). Un modo diverso di esprimersi, tattile, il corrispondente della materialità delle sue tele. Sembra quasi di percepire le mani che modellano la materia, abbozzano figure umane, scompongono e ricompongono le parti, come se l’artista plasmasse a occhi chiusi seguendo le immagini della sua mente. 
Agli anni’80 è dedicata l’ultima stanza, sono le opere di un’artista anziano, malato, ma non perdono la luminosità dei colori, acquistano una maggior definizione delle forme sostenute dal disegno, elemento fondamentale in tutta la sua attività e lasciano spazio a parti non colorate, secondo alcuni le sue espressioni più poetiche.

 «Solo perché stai invecchiando […] – disse de Kooning nel 1983 – non significa che tutto ti venga meglio. Ma non puoi nemmeno fermarti, altrimenti sei perduto. Quindi vai avanti, anche se non sai dove stai andando, perché non si sa mai. Sai solo come ripartire da dove sei già stato».

Willem de Kooning Villa Borghese, 1960 olio su tela 203.2 x 177.8 cm Museo Guggenheim Bilbao © 2024 The Willem de Kooning Foundation, SIAE