Varcato l’ingresso della galleria VEDA, ci si rende subito conto di essere entrati in uno spazio espositivo sui generis in cui anche la più naturale delle azioni, come muoversi nell’ambiente per osservare le opere, si trasforma in una esperienza destabilizzante, a tratti assurda.
BONELESS AND ECONOMICAL NOTES AND ILLUSTRATIONS si prefigge proprio questo obiettivo. “L’effetto straniante è voluto. Infatti è anche difficile parlare di ogni lavoro singolarmente perché va contestualizzato in tutta la mostra. È tutto molto diverso da come ci si aspetterebbe, dal modo in cui le opere sono state esposte all’allestimento dello spazio, che spinge lo spettatore a mettere in dubbio ogni sua mossa”, commenta Gianluca Gentili, direttore della galleria.
“La mostra nasce dalla volontà di ristabilire una continuità con gli artisti che hanno esposto precedentemente in galleria e così abbiamo parlato con Marius Engh, di cui avevamo organizzato una mostra due anni e mezzo fa, per fare un nuovo intervento. Per questa occasione, dato il progetto dell’artista, abbiamo deciso di permettere al pubblico di scendere fisicamente nella galleria, cosa che prima d’ora non era mai stata concessa. VEDA è una esortazione a vedere e infatti fino ad ora le mostre sono state viste dalla grande vetrina esterna, ma anche il progetto di BONELESS AND ECONOMICAL NOTES AND ILLUSTRATIONS si inserisce in questa esortazione all’osservazione e alla scoperta e ci è sembrato interessante provare a fare qualcosa di diverso” prosegue Gentili.
Il progetto nasce dalla ricerca di Engh sugli scritti di Alfred Jarry e dal suo interesse per l’architettura. Jarry è stato uno scrittore francese, conosciuto in particolar modo per aver teorizzato la Patafisica, definita “la scienza delle soluzioni immaginarie” e per aver contribuito con le sue opere, soprattutto con l’Ubu re (1898), alla nascita del teatro dell’assurdo. Lo scrittore francese amava mettere le persone in situazioni o ambienti scomodi, giocando ad esempio sull’altezza dei soffitti delle sue abitazioni per creare situazioni di disagio e di confronto molto insolite. Engh ha voluto ricreare queste dinamiche anche nella galleria e, dopo un attento studio della casa di Jarry nei boschi di Parigi, ha deciso di riproporla all’interno di VEDA. “Questa abitazione aveva i soffitti altissimi e le finestre basse, proprio come le vediamo all’interno dello spazio. Dentro questa struttura Engh ha cercato di ricreare un teatro dell’assurdo e ha chiesto a Steinar Haga Kristensen e Tarje Eikanger Gullaksen di inserire le loro opere” racconta il direttore.
In questo spazio dentro lo spazio, ogni intervento tende a generare sorpresa e spaesamento, a partire dal video Brown Period (2018) di Steinar Haga Kristensen, in cui l’artista ha renderizzato tutte le sue opere facendole fluttuare in una sorta di mondo virtuale accompagnato da canti simili a dei mantra eseguiti all’infinito, fino alla discesa nella casa di Jarry attraverso una piccola porta che si affaccia quasi a strapiombo su delle scale in legno, ripide e senza parapetto. All’interno dell’abitazione le opere dei tre artisti si susseguono le une alle altre in una escalation di ironia ed assurdità: la posizione precaria del video di Tarje Eikanger Gullaksen Spoon to Spoon (2019), posto su due assi di legno della casa e il contenuto stesso, che mostra la vita quotidiana di un uomo assistito in tutto e per tutto da un’altro individuo, un Robocop in tenuta anti sommossa, per non parlare di Two Hands for the Stakes, Four Fingers For the Stakes (2018), sempre dello stesso artista, che raffigura le mani di Erdoğan e la moglie in segno di vittoria ma a cui manca ad entrambi un dito. Parlando di Marius, Steinar e Tarje, Gianluca Gentili spiega che “osservarli tutti e tre al lavoro è stato molto bello perchè hanno cercato di attuare questa visione del mondo patafisico nell’allestimento stesso della mostra. Ad esempio alcuni materiali provengono dal nostro magazzino, mentre la campana Terracotta Bell, è stata presa in prestito da Engh da un ristorante nelle vicinanze. Si creano delle relazioni particolari con l’ambiente circostante perchè le dimensioni della struttura sono sbagliate, la porta di accesso all’ambiente in cui è stata costruita la casa è molto piccola, proprio per sottolineare l’aspetto di scoperta, siamo in una buca ma con un soffitto di 8 metri. Inoltre, è la prima volta che in mostra abbiamo insieme sculture, dipinti e video, questa volta è anche possibile scendere in questo spazio e dall’esterno non si intuisce perfettamente che cosa stia accadendo all’interno”.
BONELESS AND ECONOMICAL NOTES AND ILLUSTRATIONS ha alle spalle un forte studio dello spazio per cercare di sfruttarne ogni aspetto in modo non convenzionale, spingendo l’osservatore a rapportarsi con il luogo e gli oggetti in esso contenuti, lasciandosi stupire e talvolta intimorire. La mostra è un vero e proprio invito a prendere parte al teatro dell’assurdo di Jarry.
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