Dall’identità alle geografie artigianali: un progetto di Emilio Vavarella a Gagliano del Capo (Le)

Su un display asciutto eppure pregnante progettato da Jessica Gastaldo rintracciamo libri tecnici, ritagli pubblicitari e altri materiali d’archivio che ci consentono un’immersione nell’industria tessile d’antan, tra decorativismi e tecnicismi fantasmagorici, disegni e appunti di un mondo oggi quasi scomparso.
28 Agosto 2020
Installation view, rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) “Idee, ipotesi, assunti e oggetti”, un progetto di Emilio Vavarella, curato e prodotto da Ramdom. Foto di Sergio De Riccardis.
Installation view, rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) “Idee, ipotesi, assunti e oggetti”, un progetto di Emilio Vavarella, curato e prodotto da Ramdom. Foto di Sergio De Riccardis.

Testo di Lorenzo Madaro —

“Il fatto che il DNA sia comparso all’incirca 3900 milioni di anni fa lo rende il testo più antico in assoluto”, sostengono George Chruch e Ed Regis nel testo d’apertura di rs548049170_1_69869_TT, il catalogo (Mousse) della mostra che Emilio Vavarella ha concepito ad hoc per Italian Council a Gagliano del Capo, estremo lembo d’Italia che negli ultimi dieci anni, anche oltre l’ordinario periodo estivo, ha fatto parlare di sé grazie a Ramdom. L’associazione – che ha prodotto la mostra nell’orbita del bando ministeriale –  oltre a uno spazio permanente nella locale stazione ferroviaria ha infatti spesso pacificamente invaso il paese per interventi site-specific.
Tale è anche il progetto di Vavarella, a cura di Paolo Mele e Claudio Zecchi, allestito in un ex edificio commerciale di  periferia, che sembra nato appositamente per ospitare un’installazione densa in cui la prima riga di testo generata dalla genotipizzazione del DNA dell’artista è il punto di partenza per una riflessione plurale, composita, profonda e concettuale sulla trasposizione del codice genetico in tessuto.
Dall’identità alle geografie artigianali e quindi antropologiche: sono i confini di un viaggio che Vavarella ha compiuto qui prima del lockdown accompagnato dalla madre in un’azienda tessile locale. Utilizzando una delle primissime macchine computazionali della modernità, il telaio Jacquard e adottando processualità digitali e analogiche, la madre dell’artista ha infatti riportato il codice genetico del figlio su un tessuto, parte integrante dell’installazione anticipata da una sezione densa di curiosità.

Installation view, rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) “Idee, ipotesi, assunti e oggetti”, un progetto di Emilio Vavarella, curato e prodotto da Ramdom. Foto di Sergio De Riccardis.

Su un display asciutto eppure pregnante progettato da Jessica Gastaldo rintracciamo libri tecnici, ritagli pubblicitari e altri materiali d’archivio che ci consentono un’immersione nell’industria tessile d’antan, tra decorativismi e tecnicismi fantasmagorici, disegni e appunti di un mondo oggi quasi scomparso.
Alcuni provengono da un laboratorio di Busto Arstizio, come si evince da loghi e appunti sparsi sulle pagine ingiallite ricche di fascino. Ci fanno entrare in un’atmosfera sospesa in cui l’allestimento, gradualmente, ci spinge in fondo allo spazio in cui è stato installato il video centrale di tutto il progetto, che troverà spazio nei prossimi mesi nella collezione permanente del MAMBO di Bologna: nelle riprese ci sono le fasi di produzione del tessuto realizzato seguendo appunto il DNA di Vavarella. Concentrazione, afflati poetici, ritmi incessanti delle macchine tessili ed echi di un processo che non è soltanto tecnico ma umano, sentimentale, mai stucchevole. Perché Vavarella riesce a condensare pensiero, ricerca, continuità della propria indagine sul tema del DNA, territorio e prospettive di visione (allenamento dello sguardo) in un unico flusso. Senza eccedere mai, senza sbavature. Lo stesso vale per la mostra e il libro: strumenti non soltanto di divagazione colta ma di riflessione ragionata.
La mostra è così – ed è raro di questi tempi – un momento formativo senza la pedanteria di un certo didatticismo. L’efficacia dei testi di Lorenzo Balbi, George M. Church, Ellen Harlizius-Klück, Sabine Himmelsbach, Stephen Monteiro, Carla Petrocelli, Davide Quadrio, Eugene Thacker, Ed Regis, Emilio Vavarella, Devin Wangert, Ursula Wolz e Claudio Zecchi.

31 luglio – 13 settembre 2020
Gagliano del Capo (Le)
Via Margherita di Savoia 78
theothershapesofme.ramdom.net

Installation view, rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) “Idee, ipotesi, assunti e oggetti”, un progetto di Emilio Vavarella, curato e prodotto da Ramdom. Foto di Sergio De Riccardis.
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