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Valentina Vetturi. La matematica del segreto e altre storie | MA*GA, Gallarate

Fino al 3 dicembre, al MA*GA di Gallarate, è in corso la mostra di Valentina Vetturi che ospita una serie di lavori in cui l’artista indaga il rapporto tra il web e le trasformazioni sociali, economiche e culturali della contemporaneità. La mostra fa parte di un più ampio progetto, curato da Alessandro Castiglioni – all’interno […]

Valentina Vetturi, CryptoParty, 2023, detail ©Stefano Anzini

Fino al 3 dicembre, al MA*GA di Gallarate, è in corso la mostra di Valentina Vetturi che ospita una serie di lavori in cui l’artista indaga il rapporto tra il web e le trasformazioni sociali, economiche e culturali della contemporaneità. La mostra fa parte di un più ampio progetto, curato da Alessandro Castiglioni – all’interno del programma triennale “Il Museo nell’Era Post-Digitale” – e mette in luce le profonde trasformazioni culturali che i linguaggi delle tecnologie digitali hanno portano nella società contemporanea.
Valentina Vetturi, in modo complesso e articolato, ha portato avanti una ricerca dedicata al rapporto tra trasformazioni sociali, economiche, culturali e il web, inteso come infrastruttura immateriale, impalpabile ma, allo stesso tempo, fisica e materiale. La mostra si articola attraverso una serie di lavori che permettono di approfondire e chiarire alcune parole-chiave che caratterizzano la contemporaneità digitale come HackingMetaversoCriptovalutaIntelligenza Artificiale.

Segue una conversazione tra l’artista e il Alessandro Castiglioni —

Alessandro Castiglioni CryptoParty è un progetto che, come spesso accade nel tuo lavoro, assume di volta in volta forme diverse a seconda dei contesti in cui si sviluppa. Ce ne puoi parlare?

Valentina Vetturi CriptoParty è il nome di un movimento decentralizzato nato dal basso nel 2012, e diffuso a livello mondiale, che mirava a diffondere la conoscenza di tecniche e strumenti crittografici di base da usare per proteggere la propria privacy online, attraverso una serie di workshop aperti a tutta e gratuiti.
Nel 2021, durante la pandemia di Covid19 e in collaborazione con il dipartimento educativo del Museo MA*GA, CriptoParty si è configurato come un workshop online che ha coinvolto una classe del Liceo di Scienze Umane di Gallarate. Oggi, invece, nell’ambito della mostra La Matematica del Segreto e altre storie, CriptoParty è diventato un ambiente da esperire, in cui il pubblico può guardare, sostare, leggere, dialogare.

AC La Matematica del Segreto e altre storie, puoi raccontarci come si sviluppa la mostra? 

VV Il pubblico, che accede allo spazio tramite una passerella, è investito da un coro di voci classiche, cantano un testo che invita a guardare alla storia per leggere la rivoluzione digitale che stiamo attraversando. È un coro serio, ironico e dissonante allo stesso tempo. Alla fine del corridoio si staglia una parete dipinta di verde. È una delle pareti che divide l’ala del museo in cui la mostra si sviluppa. Al centro della stanza un tavolo di forma quadrata, bianco, supporta un libro non rilegato, di grandi dimensioni. È aperto, ogni giorno viene girata una pagina dallo staff del museo. Sul libro una lente di ingrandimento invita il pubblico ad attraversare il flusso di parole in piccoli caratteri che affolla ordinatamente le pagine, in piccole righe che si alternano in verticale.
Avvicinandosi in neretto si nota che ricorrono alcune parole: “a better” “chance” “to gain” “enough” “entropy”. Queste parole compongono anche il titolo del lavoro sonoro appena ascoltato. Il libro s’intitola In tbe Corridor of Cyberspace è del 2016, come il coro, ed è un viaggio, generato usando un algoritmo, nell’archivio di una delle prime e più note mailing list della storia del web, la Cypberpunks Mailing List.

AC Una mailing list in cui sono stati discussi argomenti ancora oggi attuali come crittografia, libertà di parola online, diritto alla privacy sul web, denaro digitale. 

VV Esatto, proprio per questo il libro è posizionato all’inizio della mostra ed è stato anche l’origine di una serie di opere negli anni successivi. La parentesi sarebbe troppo lunga quindi ritorno negli spazi del MA*GA. Eravamo davanti alla parete verde, proseguendo in avanti, la luce diminuisce e di fronte a quella parete se ne trova una speculare, su cui a tutta grandezza scorre “La Matematica del Segreto”. Una trilogia video che compone un ritratto cubista di quell’ “oggetto” relazionale che chiamiamo denaro, nato dal dialogo tra intelligenze molteplici. Ho infatti invitato tre teorici una storica dell’arte, Maria Giovanna Mancini, un sociologo dell’economia, Adam Hayes, e una filosofa, Mara Montanaro, a registrare tre conferenze sul denaro e poi ho messo in relazione le loro voci e i loro testi con diversi modelli di text to text e text to image. Ne sono nati tre video che si alternano ogni tre settimane in mostra. Sono un flusso di immagini che scorrono e si sovrappongono ad un ritmo simile a quello di un feed su uno dei social che usiamo giornalmente e allo stesso tempo mette in scena il processo generativo e le sue idiosincrasie. In questo lavoro si sovrappongono più livelli di lettura del complesso momento storico che viviamo, tra le altre, attraverso il filtro e lo sguardo degli studiosi che ho invitato si mette in discussione la presunta neutralità del denaro.
L’ultima stanza che si incontra alle spalle della parete della proiezione si intitola CriptoParty ed è scandito da nove panchine dipinte di un blu fluo su cui il pubblico può sostare e leggere.

AC Puoi raccontarci come CriptoParty si inserisca nella tua ricerca e pratica artistica? 

VV Dal 2015 conduco una ricerca sulla digitalizzazione delle nostre vite che mi ha portata a studiare le tecnologie del web e a frequentare scienziati, hacker, teorici che le progettano. Questo viaggio nel backstage del web nasce dal desiderio di capire come queste tecnologie diano forma alle nostre vite. La progettazione di queste tecnologie si nutre di precisi riferimenti anche teorici, che danno forma e sostanza alla tecnica e che possono generare processi di trasformazione nella società, positivi e problematici allo stesso tempo.
Nel corso di queste ricerche ho anche frequentato un Master in Digital Courrencies, mi ha interessato studiare le criptovalute e la tecnologia sottostante, la Blockchain, come un esperimento di governance decentralizzata. Al di là delle speculazioni finanziarie degli ultimi anni, trovo molto interessante guardare alla Blockchain come ad un test di come, se e fino a che punto, possa funzionare la creazione di consenso decentralizzato. Anche La Matematica del Segreto, nasce in questo contesto: uno dei corsi in quel master era dedicato alla storia del denaro e a come le criptovalute si inseriscano in quella storia. Adam Ayes, uno dei teorici che ho invitato a collaborare con me, era il professore di quel corso e mi ha introdotta ad una visione non ortodossa del denaro, che mette in discussione la presunta neutralità di questo “oggetto”.
Nella mia pratica artistica spesso cerco forme per mettere in discussione e far emergere la non neutralità della tecnologia. Tornando al web, per esempio, un tema cruciale che attraversa ogni aspetto del nostro rapporto con la rete è quello dell’identità digitale.
Qui in mostra, lo spazio di CriptoParty è scandito da pittogrammi in bianco e nero che alludono ai sette principi della Self Sovereign Identity o identità digitale decentralizzata. Questi principi sono stati coniati nel 2007 da Christopher Allen, pioniere della criptografia del web e architetto della Blockchain, che da sempre è impegnato nella difesa delle libertà civili digitali e della privacy intesa come uno dei diritti umani fondamentali. I pittogrammi in mostra sono stati generati attraverso una cbat box text to image. In questo periodo infatti, come molti, sto studiando e sperimentando con le cosiddette intelligenze artificiali. Anche nel 2021 abbiamo dialogato con gli studenti dell’importanza della Self Sovereign Identity.

Valentina Vetturi, CryptoParty, 2023, installation view©Stefano Anzini
Valentina Vetturi, In the Corridor of Cyberspace, 2023, installation view©Stefano Anzini
Valentina Vetturi, In the Corridor of Cyberspace, 2023, installation view©Stefano Anzini

AC Come si è sviluppato e svolto il lavoro con gli studenti? 

VV Il workshop è stato un viaggio attraverso la storia del web. Siamo partiti dalle origini, dall’invenzione di ARPANet nel 1969, per poi passare al 1989 all’invenzione del Web di Tim Berners-Lee che ha donato il codice sorgente della rete al mondo rendendolo open source. Abbiamo poi letto e analizzato anche i manifesti che hanno animato movimenti cruciali degli esordi di questa tecnologia: come, per esempio, la Gypberpunks Mailing List (1900-2000 ca). Una delle prime mailing list del web in cui tutti i temi di cui tutt’ora dibattiamo (come libertà di parola online, denaro digitale, privacy, spam…) sono stati affrontati per la prima volta. Questa mailing list, il cui nome si deve alla hacker Jude Mihon, è stata fondata e frequentata da scienziata, attivista, teorica che hanno contribuito a creare le tecnologie del web, tra cui l’inventore della prima chiave criptografica Philip Zimmerman, Tim May e Eric Hughes autori di manifesti della cultura Cypherpunk o il fondatore di Wikileaks, Julian Assange.
Nel percorso che attraversa la storia del web e arriva fino ad oggi, c’è un passaggio fondamentale. Nell’internet delle origini vigeva la polionimia, l’anonimato, la pseudo anonimia che garantivano libertà di espressione e la possibilità di incontrarsi online e dialogare senza conoscere l’identità o le fattezze fisiche delle persone con cui si interagiva. Oggi invece c’è una corrispondenza precisa tra identità fisica e identità digitale, senza che quest’ultima sia propriamente tutelata a livello giuridico o nell’architettura del web. È in questo senso che trovo molto interessanti le ricerche che Allen e altra stanno compiendo per costruire “the road to Self Sovereign Identity”.

AC Che forma ha preso questo percorso di natura teorica? 

VV Gli incontri sono svolti su una piattaforma 3D, Mozzilla Hubs, uno dei primi metaversi lanciati durante la pandemia. È uno spazio open source che i naviganti possono manipolare, trasformare e in cui ci siamo incontrati come voci e avatar: scoiattoli, fantasmi, pipistrelli. Uno dei principi guida del workshop è stato creare una coincidenza tra contenuti di cui abbiamo parlato e le modalità di azione. Abbiamo dunque abitato il web come si poteva fare negli anni ’90, in modo anonimo, discutendo quanto sia problematico non avere la titolarità della nostra identità digitale.
Abbiamo poi parlato di Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo dietro cui si cela il gruppo che 2009 ha pubblicato il White Paper dei Bitcoin in una versione contemporanea della Cypherpunks Mailing List. I Bitcoin sono una criptovaluta che si basa e allo stesso tempo è alimento di un database decentralizzato, una catena di nodi, che si chiama blockchain e che, esattamente come internet, funziona come un rizoma, una radice che si sviluppa in modo orizzontale.
Con i ragazzi abbiamo anche parlato di strumenti che tutelano la privacy online, come per esempio il software open source Tor. Abbiamo scoperto, leggendo l’autobiografia di Snowden, che: “Per hackerare un sistema occorre conoscere le sue regole meglio di chi le ha create o di chi quel sistema lo gestisce e sfruttare al massimo la discrepanza tra il modo in cui il sistema dovrebbe funzionare e il suo effettivo funzionamento. Nel trarre vantaggio da questi usi non intenzionali, gli hacker non infrangono le regole ma piuttosto le demistificano”.
Abbiamo discusso dell’importanza di pensare e agire come naviganti per emanciparsi dalla passività in cui il sistema ci pone come utenti.
Infine i ragazzi hanno creato i loro Crypto Party. In piccoli gruppi autogestiti hanno realizzato video, grafiche, disegni per divulgare su un social da loro prescelto, Instagram, le conoscenze acquisite ai loro coetanei e amici. Ognuno ha scelto di approfondire un aspetto diverso tra quelli trattati. La storia con cui si apre la pagina IG che hanno creato, è una frase, formulata dai ragazzi, che sintetizza il processo che abbiamo condiviso: “per non essere dominati dalla tecnologia, dominarla attraverso la conoscenza. Knowledge is Power”.

AC Come spieghi la differenza tra il funzionamento del web e quello delle criptovalute? 

VV Mentre con l’invenzione di internet la rivoluzione è venuta sul piano delle informazioni, con l’invenzione dei Bitcoin e della blockchain sono le cosiddette criptovalute ad avere una possibilità di decentralizzazione. Ammesso siano denaro, cosa che Adam Ayes per esempio mette in dubbio, è la prima volta che si prova a spostare il monopolio dell’emissione delle monete dallo stato ad un sistema decentralizzato che delega la fiducia alla tecnologia e di conseguenza a chi la progetta. È un esperimento stimolante che allo stesso tempo ha dei nodi problematici legati alle questioni della fiducia e alle speculazioni del mercato, come accennavo prima. Potremmo parlarne per mesi. Prima di questa parentesi dicevo che questa catena di nodi decentralizzati, la blockchain, è un database che ha anche diverse possibilità di applicazione. È usata, per esempio, per registrare in modo immutabile e trasparente i passaggi della food chain, o come archivio di documenti di identità e di proprietà, o di tutti i dati sanitari di ogni persona. Si pensi a quei paesi che a causa della guerra, come in Siria, o di calamità naturali si perdono ogni traccia materiale e legale della propria identità, in questi casi se tutto fosse archiviato su blockchain ci sarebbe un rischio molto basso di disperdere informazioni fondamentali come i documenti che permettono di indentificarci all’interno del sistema legale che abitiamo. Questi sono solo alcuni esempi e la Lituania è uno dei paesi che più sta usando la blockchain in questa direzione.
L’applicazione più significativa a mio avviso di questa tecnologia è potenzialmente proprio la self sovereign identity. L’architettura della SSI prevede che l’utente sia titolare della propria identità digitale e quindi abbia diritti sulle informazioni che lo riguardano e che produce e possa decidere cosa divulgare e cosa no alle piattaforme con cui interagisce. Oggi invece accade il contrario.

AC Ti riferisci per esempio ai Social Network? 

VV Sì, anche ai social network, e ai GAFAS più in generale. Sappiamo quanti dettagli della nostra vita privata conoscono Google, Amazon, Facebook, Apple. E come questo crei un’economia estrattiva in cui sono i nostri dati a essere denaro. A questi colossi dell’economia predittiva, oggi si stanno affiancando le aziende specializzate in AI. Un esempio è OpenAI, la piattaforma su cui si può interagire con l’ormai famosa ChatGPT, che non è stata accessibile in Italia, ufficialmente, proprio perché secondo il Garante della Privacy non rispettava il GDPR, il regolamento europeo per la protezione dei dati personali.
OpenAI, nonostante il suo nome, è un software proprietario immodificabile da chi naviga e in cui non si può decidere quali informazioni condividere con la piattaforma e quali tenere private.
In questi mesi in cui ho lavorato con modelli di text to text e text to image ho consegnato montagne di dati a queste piattaforme, contribuendo anche al loro training. Le AI che usiamo oggi si sono formate su tutto ciò che abbiamo postato, scritto, pronunciato, pubblicato sul web da quando è nato e su quello che la rete ha imparato da noi, come i bias di genere, razza e specie, per citarne solo alcuni, che ancora affliggono i nostri modi di pensare.
Per La Matematica del Segreto ho lavorato con l’inconscio della rete, e quindi anche con il mio, con il nostro inconscio. È stato entusiasmante. Allo stesso tempo, chi mai potrebbe volere che il proprio inconscio diventi merce vendibile e accessibile a chiunque?

Valentina Vetturi, La Matematica del Segreto, 2023, installation view©Stefano Anzini
Valentina Vetturi, La Matematica del Segreto, 2023, installation view©Stefano Anzini