
Sono riuscita a seguire la performance dei God Squad, che effetivamente aveva dell’innovativo: il gruppo, formato da 4 artisti inglesi e tedeschi, che dal 1994 lavora collettivamente a creazioni che spaziano tra performance, teatro, installazioni e video.
Super Night, praticamente consisteva in un video della durata di un’ora girato un’ora prima dell’arrivo del pubblico. Il film non è stato montato e mostrava le riprese di 4 videocamere girate dai 4 performers nelle strade della città di Milano. Curiosa e inaspettata la reazione del pubblico: arrivate alle 21 per vedere la peformance, le persone si sono trovate ad aspettare l’arrivo dei 4 ‘eroi’ in mutande con abbracciata la telecamera. Molti erano muniti di stelle filanti e lumini per festeggiare questo arrivo. Un’ora dopo, alla fine della proiezioni, ci siamo ritrovati tutti coinvolti nel video. E’ stato molto divertente e surreale.
Presentati come uno dei gruppi più promettenti della scena internazionale, il trio Sara Manente, Ondine Cloez e Michiel Reynaert (B), hanno presentato una rivisitazione delle performance storiche, dagli anni ’50 al 2000. Un uomo e una donna nudi, senza sonoro hanno reinterpretato, ma anche alterato e deconstualizzato molte delle performance più significative degli ultimi 50 anni. Imitando documenti (video, foto, testi) degli eventi, o interpretando solo degli scatti fotografici, questo gruppo ha svuotato di senso (politico, sociale, intimista ecc.) delle azioni che invece sono nati da idee ben precise. Resta solo una foma ‘nuda e cruda’, potenziale e aperta ad una vastità di visioni.
Tanto di cappello per il DJ Davis Holmes per l’UOVO elita Party di sabato. Peccato che dopo mezzora dall’apertura della sala.. io stavo già sculettando mentre il resto dei figuranti, se ne stava legnosamente fermo. Dopo un ora, bravo Davis, tutti che si scatenavano!
In ogni modo, senza nulla togliere alla buona volontà che questo festival ci mette per portare a Milano artisti/performers/dj ecc., mi resta sempre il dubbio che ci sia troppa ambiguità in certe performance (danza? azioni surreali? teatro? Live set? videoinstallazioni? ? ?) Forse è proprio questo il ‘suo bello’.. Probabilmente la mia è una deformazione professionale. Quando sento ‘performance’ penso subito a un contesto molto ‘preciso’. Ben venga in ogni modo questo progetto indisciplinare e indisciplinato. Con gli anni a venire capirò anche io dove si andrà a parare!