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Testo di Arianna Maestrale —
Coacervo di pratiche, discipline e teorie diverse, Palazzo Bronzo è un grande spazio su due piani, nel cuore dei vicoli genovesi, dove da qualche mese si riuniscono, lavorano e si influenzano tra loro alcuni degli artisti emergenti più interessanti della città.
L’artist-run space Palazzo Bronzo, che è sia studio che sede espositiva, ha aperto i battenti lo scorso 29 aprile in occasione degli open studios per W:OW, il compleanno del magazine cittadino wall:out, cui ha partecipato anche Spazio 21 di Anto Milotta e Giuseppe Mirigliano.
Sotto lo stesso tetto di Palazzo Bronzo, ex bar Lebowski in salita di Mascherona 18r, lavorano i collettivi Revolvingdoors, Mefistofeledocumenta e Bronzo Studio, e il risultato è un mix tra architettura, situazionismo, pittura e cucina. Tra i fondatori c’è Marco Augusto Basso, finalista premio JaguArt 2020, che nel descrivere l’intento del progetto afferma che a Genova c’è la necessità di un caposaldo artistico underground che sappia includere realtà anche molto diverse tra loro, tra studio practice ed exihibition space, ma anche progettazione spaziale ed installativa; supporto ad artisti emergenti, organizzazione di mostre elaborate, concerti, spettacoli. È un progetto a lungo termine di dialogo con il territorio, che intende confrontarsi con una città di porto che è storicamente creola e fa ancora una certa resistenza alla globalizzazione. Oltre a Marco, anche Federica Balletto, Edoardo Bracchi, Federico Zurani, Franco Ferrari, Luca Conte e Michele Gasperini hanno riunito gli intenti per lanciare il progetto.
Una poetica comune ai diversi artisti e collettivi che declinano i loro lavori con linguaggi davvero differenti, in via di Mascherona 18r, è la logica disfunzionale: a decostruire i significati per risalire alle origini, che siano le origini della socialità (Revolvingdoors), dell’architettura dello spazio (Bronzo Studio), o le origini archetipiche delle immagini (Mefistofeledocumenta). La poesia, data anche dall’accumulazione e una certa ossessività, è che la ricerca di queste origini è un percorso fantasioso, autentico e totalmente libero.
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UOVA
opening, 21 Luglio, h17-23
exhibition, performances, amüse
visibile fino al 1 Agosto
Oggi inaugura la prima mostra ufficiale, collettiva con Francesco Nava, Josse Renda, Lupo, Nonno di Akhmim, Irene Mathilda Alaimo e Silvia Capuzzo. Sei artisti tutti meno che trentenni, che lavorano tra pittura, scultura, performance e installazioni: tra molto grande e molto piccolo, ciascuno con una delicatezza quasi fragile, nonostante l’apparente durezza dei tratti o dei materiali metallici.
L’invito, a cura di Palazzo Bronzo, recita: «Il percorso della mostra si articola intorno ad una trasformazione fortemente simbolica delle materie, e i linguaggi tradizionali si proiettano nelle ipotesi delle catarsi: reliquie, ossessioni, rituali e pure visioni testuali vengono ritrattate plasticamente e condensate in oggetti. L’uovo incarna la genesi, le potenzialità e il mistero. Può rotolare o trovare un punto di equilibrio. È carnale e metafisico, suscita l’indagine e stupisce nella perfezione della sua superficie. Cova lo sguardo, è un occhio, fa vedere e vede. Gli artisti invitati saranno dei percorsi per spiare la loro verità.»
Sei artisti dei quali ciascuno a suo modo usa la la rappresentazione senza rimorsi, cosciente dei sui limiti e delle sue incredibili possibilità di creare mondi. Da non perdere.
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