La pittura speculativa di Ull Hohn — Peep-Hole

La sensazione che si ha, attraversando le varie sale dello spazio espositivo, è quella di percepire un inspiegabile fluido che da ai dipinti – figurativi o astratti che siano – un contesto atemporale.
27 Aprile 2015

  • Ull Hohn, from the series Joy of Painting, 1993, oil on canvas Tom Burr, Particular Room Divider, (one), 2015, plywood, plexi mirror, paint, metal braces Ull Hohn, Untitled paintings from the series “Landscape”, 1992-1993, oil on canvas Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 - Photo-credits-© 2015 Andrea Rossetti
  • Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Tom Burr, Particular Room Divider, (one), 2015, plywood, plexi mirrors, paint, metal braces Ull Hohn, Untitled paintings from the series “Joy of Painting”, 1993, oil on canvas rear: Ull Hohn, Untitled paintings from the series “Revision”, 1993-1995, oil on panel, oil on canvas Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Tom Burr, Particular Room Divider, (two), 2015, plywood, plexi mirrors, paint, metal braces rear: Ull Hohn, Untitled paintings from the series “Revision”, 1993-1995, oil on canvas, watercolor on paper Particular Room Divider, (four), 2015, plywood, plexiglass, plexi mirror, paint, metal braces Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Ull Hohn, Untitled, 1995, oil on canvas Ull Hohn, Untitled, 1978-1979, watercolor on paper Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Tom Burr, Particular Room Divider, (two), 2015, plywood, plexi mirrors, paint, metal braces rear: Ull Hohn, Untitled and Heavily Painted Yellow Sky from the series “Revision”, 1993-1995 Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Ull Hohn, Untitled, 1978, pencil on paper Ull Hohn, Untitled, 1994-1995, pencil on paper Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Ull Hohn, Untitled, 1978, pencil on paper Ull Hohn, Untitled, 1994-1995, pencil on paper Ull Hohn, Heavily Painted Yellow Sky, 1993, oil on canvas rear: Ull Hohn, Untitled (Nine Landscapes), 1988, oil on wood (9 elements) Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Tom Burr, Particular Room Divider, (three), 2015, plywood, plexi mirrors, paint, metal braces, Bomber jacket Ull Hohn, Untitled (Off the Wall), 1989-90, oil, enamel, plaster on woodbox (14 elements) Tom Burr, Particular Room Divider, (four), 2015, plywood, plexiglass, plexi mirror, paint, metal braces Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Ull Hohn, Untitled paintings from the series “Pattern painting”, 1986-87, oil on canvas Tom Burr, Particular Room Divider, (three), 2015, plywood, plexi mirrors, paint, metal braces, Bomber jacket Ull Hohn, Interesting Shape #7, 1993, mixed media on canvas Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Tom Burr, Particular Room Divider, (four), 2015, plywood, plexiglass, plexi mirror, paint, metal braces rear: Ull Hohn, Untitled (Off the Wall), 1989-90, oil, enamel, plaster on woodbox (14 elements) Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti
  • Tom Burr, Particular Room Divider, (four), 2015, plywood, plexiglass, plexi mirror, paint, metal braces rear/from left: Ull Hohn, Untitled (Infant), 1988, oil on woodbox Tom Burr, Particular Room Divider, (three), 2015, plywood, plexi mirrors, paint, metal braces, Bomber jacket Ull Hohn, Interesting Shape #7, 1993, mixed media on canvas Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti

Per il suo ultimo progetto, lo spazio Peep-Hole presenta “painting, painting”, una mostra di un artista che ha fatto del linguaggio pittorico un “luogo” speculativo, da indagare, sezionare e, in primis, capire. Ull Hohn (1960 – 1995) è uno di quegli artisti che, per brevità e intensità del proprio percorso, ha lasciato un segno precorritore. Scomparso all’età di 35 anni, Hohn compie un tragitto che va da Berlino, dove compie i primi studi, a Dusseldorf, dove frequenta la Kunstakedemie e diventa allievo di Gerhard Richter, per giungere a New York nel 1986, dove si immerge non solo in una città effervescente – sono gli anni del trionfalismo di Ronal Reagan, ma anche il decennio buio dell’AIDS -, ma dove inizia a frequentare il “Whitney Independent Study Program”. Questa esperienza lo segnerà profondamente tanto da dirigere la sua ricerca pittorica verso un deriva più teorica e concettuale. Consapevole che la pittura non è solo strumento ma anche, e soprattutto, una forma espressiva con propri statuti e potenzialità, Hohn inizia a sperimentare stili e registri differenti, muovendosi dalla pittura astratta a quella di paesaggio, citando opere del secolo precedente di artisti come Albert Bierstadt, pittore statunitense, tedesco di nascita, cantore del selvaggio West, o movimenti ottocenteschi come la Hudson River School, formata da un gruppo di paesaggisti influenzati dal romanticismo. A queste influenze mischia stimoli disparati – esempio ne siano gli esercizi didattici diffusi da uno dei più noti programmi televisivi dedicati alla pittura “The Joy of Painting”, di Bob Ross -, per giungere ad uno stile personalissimo fatto di consapevolezza tecnica e concettuale. E’ sempre a New York che incontra Tom Burr – il secondo protagonista della mostra ospitato da Peep-Hole -, artista con cui condividerà non solo un rapporto profondo, ma anche comuni esperienze artistiche formative. Questa mostra percorre le tappe o i nuclei fondamentali della ricerca di Hohn, mediante un percorso espositivo che si è voluto “modulato e scandito” dal dialogo con l’opera di Tom Burr.

Cosa rende questa mostra incredibilmente “bella”? Perché utilizzo questa parola (ostica) nella critica d’arte? La risposta che mi sono data è molto semplice: la sensazione che si ha, attraversando le varie sale dello spazio espositivo, è quella di percepire un inspiegabile fluido che da ai dipinti – figurativi o astratti che siano – un contesto atemporale. Presente e passato, in questi quadri sembra sintetizzarsi in modo perfetto. Storia dell’arte e visioni archetipe – siano paesaggi, crepuscoli o tramonti, visioni minimali, stesure astratte, campiture monocrome, ton-sur-ton – si incontrano in un percorso artistico direi esemplare. Dalla Europa teorica e accademica, quasi scientificamente sperimentale, Holm, attraversando l’Atlantico, sembra percorrere secoli di pittura, approdando sì nella terra della libertà – o che anela ad esserlo – ma è anche la terraferma di maggiori diritti espressivi. Cercava una prospettiva – artistica ma sicuramente anche esistenziale – e ha trovato un territorio apolide dove, scoprire e “liberare” soprattutto se stesso. Rinnega e afferma al tempo stesso l’atto pittorico – mette dirimpetto paesaggi fatti a spatola con “tocchi” squadrati di gesso e vernice marrone opaca -, si confronta con la pop-art immedesimandosi con il suo credo (coazione a ripetere per persuadere) componendo copie di paesaggi molto simili o stabiliti da dettami direi quasi scolastici: si veda la serie realizzata seguendo le istruzioni di Bob Ross grazie al programma televisivo “The Joy of Painting”. A paesaggi, sintetici, astratti o stereotipati, si affianca, nel percorso espositivo la serie “Untitled (Off the Wall)”, 1989 – 90, un altro tipo di “paesaggio”, quello corporeo dove l’epidermide si fa pelle di un mondo intimo, superficie sensibile e sessuata. Color carne e carne, superficie, tela pelle: in questa serie di piccoli quadri fatti di olio, smalto, gesso su legno simula il territorio vissuto e conosciuto, quello della fisicità e sessualità. Rappresentazioni, dunque, che diventano prese di posizioni sia sociali che politiche, visti i tempi e le vicende contrastanti di quegli anni newyorkesi.

Altre tematiche affrontate nella sua seppur breve carriera sono quella dell’appropriazionismo, della citazioni e del concetto di decorazioni, ma anche la pittura gestuale, l’arte decorativa e quella didattica. Affascina, infatti, come Ull Hohn, abbia destrutturato e ironizzati non solo l’insegnamento e l’influenza dei grandi maestri come Richter, ma che abbia anche mischiato ‘altro e basso’ per raccontare la miseria stessa dell’essere artisti: copiatori, simulatori, emulatori di tendenze, di mood, di correnti più o meno fortunate. Ecco allora che acquista senso l’intervento di Tom Burr, “Particular Room Divider” (2015). Una “cornice” – affettiva principalmente – che con sottile discrezione protegge, nasconde, simula, ma anche amplifica, sdoppia e potenzia un lavoro che crescerà di importanza e valore nel tempo in quanto portatore di riflessioni e interrogativi ancora in divenire.

Segue un testo di Tom Burr sul suo intervento.

“Quando ho conosciuto Ull nel 1987, una parete separava i nostri studi. A volte lo sentivo dipingere, se il quadro a cui stava lavorando era appeso su questa parete comune. Sentivo il leggero tocco e lo sfregamento del pennello, il vibrare della tavola sul muro, cosi? come la sua onnipresente disco music.

Ho ripensato a quella parete quando ho iniziato a riflettere su come introdurre la raccolta dei suoi dipinti presenti in questa mostra. Ho inteso questo elemento non tanto come una barriera quanto piu? come un oggetto di definizione nello spazio e dello spazio, come un’articolazione dei limiti, un fattore di distanza e intimita? allo stesso tempo. Una parete come principio organizzativo dei corpi e dei loro movimenti dentro e attraverso gli ambienti.

Le quattro “pareti” o “lati” alludono a una scatola aperta, o a una stanza scomposta e dislocata all’interno dello spazio espositivo. Ognuna di queste pareti riflette, accoglie o nasconde i dipinti, in un certo senso li incornicia. Allo stesso modo crea una cornice per il pubblico, i suoi movimenti e le sue traiettorie visive. Ogni parete e? ancorata allo spazio, esprimendone la dipendenza e un evidente attaccamento, ma genera anche un meccanismo di sdoppiamento, uno specchiamento della parete “originale”, una sorta di mimesi o di copia “d’apre?s”. Questa mimesi e il rispecchiamento possono essere letti come la manifestazione formale del desiderio, della nostalgia e, in un senso piu? profondo, dell’affetto”.

 Per leggere le schede complete della varie serie di opere ? Ull Hohn painting, painting with frame by Tom Burr Installation view at Peep-Hole Milan, 2015

Tom Burr,   Particular Room Divider,   (three),   2015,   plywood,   plexi mirrors,   paint,   metal braces,   Bomber jacket Ull Hohn,   Untitled (Off the Wall),   1989-90,   oil,   enamel,   plaster on woodbox (14 elements) Tom Burr,   Particular Room Divider,   (four),   2015,   plywood,   plexiglass,   plexi mirror,   paint,   metal braces Installation view at Peep-Hole Milan,   2015 © 2015 Andrea Rossetti

Tom Burr, Particular Room Divider, (three), 2015, plywood, plexi mirrors, paint, metal braces, Bomber jacket Ull Hohn, Untitled (Off the Wall), 1989-90, oil, enamel, plaster on woodbox (14 elements) Tom Burr, Particular Room Divider, (four), 2015, plywood, plexiglass, plexi mirror, paint, metal braces Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti

Ull Hohn,   Untitled paintings from the series “Pattern painting”,   1986-87,   oil on canvas rear: Ull Hohn Heavily Painted Yellow Sky,   1993,   oil on canvas Ull Hohn,   Untitled (Nine Landscapes),   1988,   oil on wood (9 elements) Installation view at Peep-Hole Milan,   2015 © 2015 Andrea Rossetti

Ull Hohn, Untitled paintings from the series “Pattern painting”, 1986-87, oil on canvas rear: Ull Hohn Heavily Painted Yellow Sky, 1993, oil on canvas Ull Hohn, Untitled (Nine Landscapes), 1988, oil on wood (9 elements) Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti

Ull Hohn,   Untitled,   1979,   oil on canvas Ull Hohn,   Untitled,   1995,   oil on canvas Installation view at Peep-Hole Milan,   2015 © 2015 Andrea Rossetti

Ull Hohn, Untitled, 1979, oil on canvas Ull Hohn, Untitled, 1995, oil on canvas Installation view at Peep-Hole Milan, 2015 © 2015 Andrea Rossetti

 

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