Ha inaugurato da pochi giorni un progetto che unisce due maestri della storia italiana – e mondiale – Leonardo e Gio Ponti. Questo insolito connubio è opera dell’artista Mariangela Levita che con il progetto TUTTO.LEONARDO ha pensato a un’installazione multimediale per l’ Istituto Italiano di Stoccolma. L’opera site-specific – seguita dalla curatela di Adriana Rispoli – celebra il genio di Leonardo da Vinci, a 500 anni dalla sua morte.
Nell’intervista che segue all’artista e alla curatrice, abbiamo approfondito alcuni aspetti di TUTTO.LEONARDO, partendo proprio dal luogo che lo ospita: uno dei primi progetti di Ponti all’esterno, concepito come un ‘cristallo’ che per lui significava una forma definita e conclusa, essenziale e pulita che rimane durevole nel tempo.
Alla Rispoli abbiamo chiesto come l’artista ha unito idealmente il geniale architetto e il maestro rinascimentale e come ha interpretato e dato espressione al principio di ‘arte totale’ tanto caro a Ponti.
Mariangela Levita ci racconta cosa l’ha ispirata maggiormente dell’edificio che ospita l’Istituto Italiano ospitato nella capitale della Svezia; il suo rapporto con i colori, elementi sostanziali della sua ricerca – “Ho un rapporto puro e profondo con l’universo colore, tanto da rendere libere e infinite le sue possibilità di applicazione. Rispetto ogni colore, avendo cura delle proprie tonalità e li giustappongo come se componessi una partitura.” – e, non ultima, la relazione che questi hanno con le luce.
Il progetto sarà visibile fino al 10 febbraio 2020.
Alcune domande alla curatrice Adriana Rispoli —
Elena Bordignon: Partirei dal luogo che ospita l’intervento di Mariangela Levita, Istituto Italiano di Cultura Stoccolma. Mi racconti le particolarità di questo edificio e le caratteristiche che maggiormente hanno ispirato l’artista per la realizzazione di questo progetto?
Adriana Rispoli: L’Istituto Italiano di Stoccolma, progettato 61 anni fa da Gio Ponti, è caratterizzato insieme da irregolarità e leggerezza: la pianta a forma di carena di nave con linee spezzate e asimmetriche, trova improvviso slancio in alcuni dettagli di vuoti, nel tetto e negli spigoli, e soprattutto nella profusione di finestre che ne animano la facciata. Tutti elementi che ottengono unità visiva attraverso una “pelle” di lucido mosaico bianco che ne riveste gli esterni.
Mariangela Levita, che da sempre lavora con l’architettura con interventi site-specific è stata attratta in particolar modo dalle finestre a cui l’architetto milanese attribuisce un ruolo fondamentale, diaframma tra esterno ed interno e strumento di alleggerimento dell’architettura. Oltre alle circa 100 finestre della facciata, le cui diverse dimensioni già sembrano alludere a una composizione ritmica ripresa poi dall’artista attraverso il colore, il punto di massima espressione del concetto pontiano di finestra si trova nella la famosa quarta parete o finestra arredata concepita per il foyer dell’Istituto.
Levita abita la quarta parete aggiungendo i colori e amplificando il desiderio di Ponti di osmosi con la natura circostante, e trasformandola in definitiva in un “quadro”.
EB: Unire due grandi ‘geni’ come Leonardo da Vinci e Gio Ponti, non sarà stato facile. Quali elementi delle relative ricerche hanno stimolato l’artista? In TUTTO.Leonardo, quale elemento diresti che, idealmente, unisce il pittore rinascimentale con l’architetto?
AR: Questo è stato un anno di importanti anniversari oltre ai 500 anni di Leonardo si celebrano anche i 40 di Ponti. Particolarmente stimolante e prolifico è stato questo connubio per l’artista. Se del maestro rinascimentale Levita fa proprie la speculazione sulla percezione visiva e la categorizzazione della tavolozza nei sei colori semplici – “il bianco metteremo per la luce senza la quale nissun colore veder si può, ed il giallo per la terra, il verde per l’acqua, l’azzurro per l’aria, ed il rosso per il fuoco, ed il nero per le tenebre” scriveva Leonardo nel Trattato dellaPittura – di Ponti abbraccia la teoria della totalità dell’arte affrontando il progetto TUTTO.Leonardo come un organismo unico in ogni sua minima sfaccettatura. Ma ciò che più di tutto unisce i due grandi artisti del passato e che trova poi felice sintesi nel presente con l’opera della Levita è il colore. ..tutto al mondo deve essere coloratissimo scriveva Ponti nel 1952.
E da ora per i futuri tre mesi, nel grigio delle brevi giornate invernali svedesi, questo gioiello dell’architettura moderna sarà coloratissimo regalando magiche sfumature di luce all’interno e una visione ritmica all’esterno riflettendo osmoticamente la vita quotidiana del palazzo, un organo vivente!
EB: In che modo l’artista ha fatto proprio il principio di arte totale di Gio Ponti. Come ha sviluppato ed espresso questo concetto?
AR: Gio Ponti, con la sua idea di architettura come opera d’arte ‘totale’ ha propagandato una teoria e una pratica della trasversalità e complementarietà delle arti. Un visionario per il suo tempo che, attraverso una poliedrica produzione, ha instaurato con gli artisti, un legame strettissimo di collaborazione generando talvolta progetti in cui l’arte, l’architettura e il design sono del tutto inscindibili. Mariangela Levita fa proprio questo ideale sviluppando un progetto che va oltre l’intervento in facciata, oltre le spazio fisico dell’Istituto traducendo il ritmo visivo dell’architettura in quello digitale del video. TUTTO. (video loop) è la trasposizione in un alfabeto cromatico degli enunciati leonardeschi – la pittura una poesia muta, la poesia una pittura cieca…la musica la figurazione delle cose invisibili.Lo scorrere ipnotico delle bande colorate del video sarà prossimamente accompagnato da una composizione tecno di Domenico Crisci ispirata al tamburo meccanico di Leonardo. Il cerchio di TUTTO.Leonardo si chiuderà il prossimo febbraio 2020 con la presentazione di un vinile in edizione limitata durante la Stockholm Design week. Architettura, pittura, design, video, musica sono tutti linguaggi che si intrecciano in questo progetto.
Abbiamo chiesto all’artista Mariangela Levita
EB: Quali aspetti dell’edificio dell’Istituto Italiano di Stoccolma – primo progetto architettonico di Gio Ponti all’estero – ti hanno maggiormente colpito e stimolato nel concepire TUTTO.Leonardo?
ML: La totalità dell’edificio, organo pulsante nella sua funzione abitativa e sociale, uno spazio tanto moderno da non sentirne l’età. Qui il concetto del tutto è espresso da ogni elemento, che compone questa opera architettonica totale di Gio Ponti. Nel suo macro e micro cosmo.
Ogni dettaglio è stato aspetto di un dialogo visivo e mentale per concepire un intervento site specific, dove il tutto potesse parlare attraverso la visione del fuori e del dentro, proprio in quello spazio (quarta parete ) che si apre alla visone esterna, finestra e quadro .
EB: “Partendo dall’ideale leonardesco che la pittura
è cosa mentale, TUTTO.Leonardo abbraccia il concetto della totalità delle
arti di Gio Ponti arrivando ad applicare concretamente il suo pensiero ovvero …che
tutto al mondo dev’essere coloratissimo!”
Queste alcune righe, scritte dalla curatrice Adriana Rispoli, estratte dal testo
che presenta il tuo progetto. Come racconteresti la tua relazione con il
‘colore’? In particolare, come ne hai sviluppato le gradazioni e le tonalità,
in relazione all’edificio progettato da Ponti?
ML: Ho un rapporto puro e profondo con l’universo colore, tanto da rendere libere e infinite le sue possibilità di applicazione. Rispetto ogni colore, avendo cura delle proprie tonalità e li giustappongo come se componessi una partitura. Una scrittura, che ha voce o suono, nella visione percettiva . Qui il pentagramma è tracciato da Gio Ponti, dal corpo e spazio finestra che campisce l’intera architettura. Il mio intervento è anatomico, si inscrive in quello spazio e diviene visione attraverso il colore posto come filtro monocromo in ognuna di esse.
I sei colori, detti semplici da Leonardo nel trattato della pittura, sono elementi che dispiego in due tonalità come se fossero note e luce per definirne un insieme armonico del visibile.
EB: Il colore e le forme geometriche sono gli elementi che solitamente utilizzi nei tuoi interventi ambientali. In questo progetto si aggiunge un altro importante elemento, la luce. In relazione ad altri progetti da te sviluppati in passato, mi racconti come gestisci la ‘materia’ luminosa in rapporto allo spazio?
ML: Applico il colore sui volumi architettonici tenendo sempre presente la luce naturale e quella artificiale che da vita allo spazio. Questo principio è ricorrente anche nelle installazioni che ho realizzato in passato, tal volta ho anche inserito luci come fonte di colore e di movimento con il ritmo a luci strobo e sempre per motivi percettivi. Ora qui la luce naturale odierna e quella portante del palazzo ne sono protagoniste assolute, avvalorano quel principio di attraversamento del colore come luce, filtro, visione, spazio esterno ed interno che sono un tutt’uno. L’una non prescinde dall’altra a visone del tutto circostante.