
Ci sono molti modi di raccontare delle vicende e non sempre, l’esito è prevedibile. L’artista inglese Tris-Vonna Michell, tutte le volte che si cinge a preparare una mostra sembra che studi il modo per raccontare delle vicende il più complesse possibile. Nel fare questo, intreccia più elementi diversi per dar vita a dei labirinti mentali dove spesso il processo di attraversamento è decisamente più importante dell’esito dell’attraversata.
Ci sono due termini che mi aiutano a capire la sua mostra ‘Pebble Dash’ alla galleria T293 (Roma) : fabula e intreccio. Questi due termini sono stati introdotti dai formalisti russi per indicare, nell’analisi di un testo narrativo, da un lato (fabula) gli eventi della storia considerati nella loro successione temporale, e dall’altro (intreccio) il modo, scelto dall’autore, di presentare e organizzare in racconto quegli stessi eventi.
Nel progetto per la sua mostra ‘Pebble Dash’ – dove presenta due nuovi lavori: Ulterior Vistas e Capitol Complex – Tris-Vonna Michell sembra intrecciare più elementi insieme per raccontare quelle che alla fine sono i suoi personalissimi interessi (spetta poi a noi, capirli, condividerli o semplicemente, evitarli). Come rebus da svelare, le opere si sdoppiano diventando una eco dell’altra, un preludio, sintesi o metafora dell’altra. Togliendoci piacere sensoriale, l’artista tenta di provocare le nostre reazioni intellettuali: a volte ci riesce, a volte – quasi prevedibile – il visitatore rischia di non capire un accidenti.
Con il piglio cervellotico che meglio connatura il suo lavoro, Tris-Vonna Michell crea ancora una volta un dedalo dove afferrare e dilatare nuove associazioni e imprevedibili risultati. Associa testi a immagini, ritmi sonori con contenuti commerciali, storia dell’architettura con storie esistenziali inventate. Nello specifico, per questa mostra, di tematiche ce ne sono tante: la descrizione attraverso immagini dell’incarico architettonico più importante di Le Corbusier, la sua idea di città futura, Chandigarh; una serie fotografica ispirata all’architetto inglese di paesaggi Humphrey Repton (1752-1818), autore dei famosi Red Books, che erano proposte su misura per il miglioramento del paesaggio e dell’architettura di proprietà e beni dei potenziali clienti; la caparbia volontà di vendere un giardino inglese del XVIII secolo da parte di un (martellante) agente immobiliare; la critica al consumismo e ai ‘diritti’ dell’immagine…
Sommati o sovrapposti, concetti diversi costituiscono chiavi concettuali per seguire i percorsi che l’artista propone per entrare nel suo ‘sistema’. Non ultimi i racconti che ‘chiudono’ il percorso espositivo. Chiudono, ma in realtà aprono in maniera esponenziale le tante possibili narrazioni che, ancora una volta, Tris-Vonna Michell rappresenta.




