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La pittura come “un mondo a parte” |  Tracey Emin a Palazzo Strozzi, Firenze

E’ in corso fino al 20 luglio 2025 la mostra della grande artista inglese a Palazzo Strozzi. Un percorso emozionale dove arte e vita si fondono in pittura e scultura.

Tutto in questa mostra è viscerale, muscolare, carnale, sensuale. Disordine e stordimento si placano, a volte, in momenti molli, in membra sfinite, in corpi post-coito, rilassati, comunque inquieti.
Sex and Solitude, la prima grande mostra dell’artista inglese Tracey Emin in Italia, ospitata fino al 20 luglio a Palazzo Strozzi, è un’esperienza coinvolgente, totalizzante ed emotivamente toccante.
Sesso e solitudine, sesso con solitudine, la solitudine del sesso: l’artista gioca, allargando il senso del titolo della mostra che, in sintesi, manifesta il disagio e l’ampiezza di sentimenti contrastanti. All’abbandono dell’estasi sessuale, la malinconica sensazione che, una vera e completa condivisione non solo non c’è, ma è anche impossibile. 
Come non immedesimarsi con le sue istintive rappresentazioni pittoriche dove, aiutata da una tavolozza ‘epidermica’, si percepisce il vibrare della carne, il tendersi dei muscoli, la pesantezza delle membra, il tremore dei tendini, ma anche la frenesia dei movimenti.  I corpi rappresentati sono fermi, ma si muovono. L’artista, dopo decenni di pratica pittorica, giunge ad un pittura istintiva e violenta, dove la riduzione segnica che in poche linee definisce un corpo, si fa incisiva e palpitante. 

Nata nel 1963 a Croydon (Londra), e cresciuta nella città costiera di Margate, Emin emerge nel panorama dell’arte internazionale nel 1997 quando la sua opera Everyone I Have Ever Slept With 1963–1995  – una tenda decorata con i nomi di tutte le persone con cui l’artista aveva dormito – è stata esposta alla mostra “Sensation” di Charles Saatchi, tenutasi alla Royal Academy di Londra. Due anni più tardi, altro evento importante per la sua carriera, è nella cinquina del Turner Prize, esponendo alla Tate Gallery di Londra l’opera (scandalosa!) My Bed: opera che mostra il letto sfatto dell’artista circondato da oggetti personali e altri resti, come preservativi, biancheria macchiata di sangue, bottiglie di alcol vuote e mozziconi di sigaretta.
Da questa nomina, la sua carriera, facendo slalom tra provocazioni e gesti irriverenti, è cresciuta enormemente, fino alla tappa decisiva avvenuta nel 2007 quando Tracey Emi ha rappresentato il Regno Unito alla 52. Biennale di Venezia e nel 2011 è stata nominata Professore di Disegno presso la Royal Academy, diventando una delle prime donne a ricoprire questo ruolo nella storia dell’istituzione. 

Muovendosi indistintamente tra diversi mezzi espressivi – disegno, pittura, arazzi, ricami, film, sculture in bronzo e installazioni al neon – Emin ha sempre attinto alla sua esistenza per la produzione della sue opere, non mettendo nessun tipo di filtro alla sue esperienza anche molto personali come gli abusi sessuali che ha subito, le relazioni ‘tossiche’, fino all’aborto e la recente malattia, di cui non ha avuto nessuna remora a raccontare anche attraverso le sue opere. 

Nella lunga intervista tra Emin e il curatore della mostra a Palazzo Strozzi Arturo Galansino (Catalogo della mostra edito da Marsilio Arte), l’artista racconta: “Il mio corpo è profondamente segnato da ciò che gli è accaduto. Penso che il corpo abbia una sua memoria: il mio è stato ferito dall’amore, dal sesso, dagli interventi chirurgici, dallo stupro, dalle malattie trasmesse sessualmente e dagli aborti.” 

E’ in corso fino al 20 luglio 2025 la mostra "Sex and Solitude" della grande artista inglese a Palazzo Strozzi. Un percorso emozionale dove arte e vita si fondono in pittura e scultura.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.

E molte di queste estreme esperienze sono raccontate nella sale fiorentine, seguendo un percorso emozionale, più che cronologico, dove a grandi opere di pittura si inseriscono le sue famose opere al neon, le sculture in bronzo e i ricami.
Ma è già dalla facciata e nel cortile rinascimentale di Palazzo Strozzi che Emin rivela i coinvolgenti contenuti della mostra. La scritta la neon Sex and Solitude: opera introduce immediatamente nell’universo dell’artista in cui la scrittura diventa immagine e le parole acquistano una presenza fisica che ne amplifica l’impatto emotivo. Nel cortile la grande scultura in bronzo dal titolo I followed you to the end. Solo girandoci attorno capiamo che si tratta di una donna accovacciata con le gambe divaricate; il corpo non è intero, ma è rappresentato dal busto in giù. Astratta, sgraziata, mutilata, questa grande scultura lunga sette metri e alta quattro, sovverte secoli di scultura monumentale che ha esaltato uomini valorosi a cavallo o investiti di una retorica formale ormai da dimenticare. Questo corpo frammentato e rannicchiato, nonostante l’imponenza, rivela la fragilità di un corpo femminile che non teme di rivelare le sue fragilità e debolezze. 

Nella prima sala, due grandi dipinti e, alta quattro metri e mezzo, Love Poem for CF (2007): un messaggio poetico e fortemente doloroso che l’artista ha scritto negli anni novanta per l’ex fidanzato Carl Freedman. I suoi neon, da sempre, abbinano la sua linea distintiva, sia scritta che disegnata, e il suo talento nell’uso del linguaggio che emerge sia nei titola e che nei testi. 

Ma sono soprattutto i dipinti, tutti di grandi dimensioni che rivelano, più delle parole, il senso carnale e al tempo stesso spirituale della potenza espressiva dell’artista. Tra le tante opere, un’installazione in particolare svela questa profonda capacità dell’artista. Dopo l’esperienza dolorosa di un aborto, Emin decide di smettere di dipingere, riprendendo a farlo solo nel 1996  quando, per tre settimane e mezzo (un tempo dettato dal ciclo mestruale) si chiude nuda nello spazio di una galleria a Stoccolma trasformandola in uno studio temporaneo. Sotto gli occhi del pubblico, Emin dipinge ispirata da grandi pittori del passato come Schiele, Klein, Munch e Picasso (tutti uomini!), diventando allo stesso tempo soggetto e oggetto della sua arte.  La performance ha per titolo Exorcism of the Last Painting  I Ever Made. “Il punto è che volevo davvero tornare a dipingere. Dopo l’aborto non ho più voluto realizzare dipinti tanto per farlo avevo bisogno di catturare un’emozione.” Racconta l’artista. “Per me la pittura riguarda l’essenza stessa della creatività, è vicina al Divino, è un mondo a parte. E’ come entrare in un’altra dimensione e in un altro spazio, qualcosa che non è umano. Non dipingevo perché ero intrappolata in questo strano senso di colpa e nell’autopunizione derivata dall’aver abortito. Non riuscivo a lasciarmi andare.”

La pittura per Emin è “come entrare in un’altra dimensione”, “qualcosa che non è umano”. Come rappresentare allo stesso tempo dolore, amore, desiderio, vita e morte? Lo fa attraverso grandi dipinti-schermo dove, quasi aggredendo la tela, mostra  forme tra l’astratto e il realistico: corpi deformi, contorti, aperti o chiusi, intrecciati.. con tratti sicuri, dal colore spesso molto forte – nero, rosso, grigio – tratteggia dei corpi in movimento, spesso nell’atto di fare sesso, altre volte, che sembrano liquefarsi sotto le sue pennellata. Mentre li racconta, sembrano sciogliersi per, appunto, troppo desiderio o troppo dolore. 

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin Hurt Heart (Cuore ferito) 2015 acrilico su tela 20,3 x 20,3 cm Melbourne, ACAF, Collection by Yashian Schauble, Australia © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025. Foto © White Cube (George Darrell)

Opere come Because You Kept Touching me (2019), It – didn’t stop – I didn’t stop (2019), Not Fuckable (2024), There was blood (2022), ma ne potremmo citare anche molti altri in mostra, ci colpiscono per una rara forma di empatia. La stessa artista afferma: “Voglio che le persone provino qualcosa guardando il mio lavoro. Voglio che sentono se stesse. E’ la cosa più importante.” 

“Sfogo di energia emotiva sulla tela” le sue opere non hanno mezze misure, anche laddove la figura scompare – I Wanted You to Fuck Me So Much I Couldn’t Paint Any More (2020), Hurt Heart (2015) – il corpo è percepito sotto gli strati di colore, spesi per cancellare o nascondere membra martoriate dal tormento o dileguate nell’estasi. 

L’Amore, viscerale, romantico, sadico e tormentato. Anche nella serie di piccole sculture, del 2017, in bronzo con patina di nitrato d’argento, esili figure femminili si contorcono, si toccano, si raggomitolavano, accompagnate da titoli rivelativi: I Wanted you more, In My Defence – i Thought of only you, Always You.  

Emin si cimenta in sculture di piccolo formato, come nella serie del 2013: blocchi rettangolari di bronzo patinati di bianco con figure in miniature di creature selvatiche, a volte insieme a una donna, a evocare i legami di Emin con la natura. Le superfici sono incise con frasi tracciate irregolarmente come You have no idea how safe you make me feel. Nel raccontare queste opere, Emin rivela che è stato fondamentale l’incontro con Louise Bourgeois a New York. Emin ha lavorato con la grande artista francese in una fonderia a Long Island, assorbendone molte sfumature e suggestioni. La serie del 2013 sembra sovvertire la monumentali della scultura tradizionale sia per le dimensioni ridotte che per i soggetti rappresentati: le superfici evocano una manualità quasi infantile, un gesto intimo che dialoga con il senso di fragilità e protezione trasmesso dalle parole, così come la rappresentazione abbozzata di un cigno, un cervo, un lupo accanto ad un figura distesa: There is nothing left But you, Humiliated, I whisper to my past do I have another choice.

In una delle ultime stanze, tra le più intense, è installato un neon che trasforma un pensiero in poesia visiva luminosa. Il titolo – I Longed to you (2019) – evoca un sentimento così intenso da sembrare insostenibile. “Ti desideravo, Ti volevo, l’unico luogo in cui mi raggiungevi erano i miei sogni. Troppo lontano perché potesse toccarti con il tempo sei scomparso lentamente. La distanza del tuo cuore”. Accanto al neon, All I want is you una delle prime sculture monumentali di Emin, realizzata dopo la morte della madre. L’opera affronta i temi della perdita dell’amore e della forza femminile. L’opera rappresenta un’estensione del suo linguaggio artistico e riflette la sua capacità di tradurre idee bidimensionali nello spazio. Ogni superficie conserva le tracce delle sue mani e le sue impronte digitali perché il bronzo è fuso da uno stampo in argilla modellato direttamente dall’artista. Il risultato  è una figura femminile potente gravata dal peso di una massa simile a una pietra che, separata dal corpo, può essere interpretata come una memoria, qualcosa di perduto, che pur distante rimane ancora connesso.

Cover: Tracey Emin I waited so Long (Ho aspettato così a lungo) 2022 acrilico su tela cm 183,1 × 183,3 Private collection c/o Xavier Hufkens Gallery © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025. Foto HV-Studio.

Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin It – didnt stop – I didnt stop (Non si è fermato – Non mi sono fermata) 2019 acrilico su tela cm 152 x 183,5 Bruxelles, Xavier Hufkens Gallery © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.
Tracey Emin, Sex and Solitude, Palazzo Strozzi, Firenze, 2025. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio © Tracey Emin. All rights reserved, DACS 2025.