ATP DIARY

TRA Michael Fliri e Asta Gröting / Galleria Raffaella Cortese

 *** Studente ed insegnante a confronto nella mostra In Between ospitata alla Galleria Raffaella Cortese.   Michael Fliri e la sua ex-insegnante e artista Asta Gröting, hanno presentato delle opere che indagano il concetto di spazio nella scultura, performance e video. Dualità, opposti,   conflitti tra l’eterna coppia di pieno-vuoto; positivo-negativo e umano-artificiale.  Arrivo quando l’opening […]

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Studente ed insegnante a confronto nella mostra In Between ospitata alla Galleria Raffaella Cortese.   Michael Fliri e la sua ex-insegnante e artista Asta Gröting, hanno presentato delle opere che indagano il concetto di spazio nella scultura, performance e video. Dualità, opposti,   conflitti tra l’eterna coppia di pieno-vuoto; positivo-negativo e umano-artificiale. 

Arrivo quando l’opening è sul finire. Sono le 20:30 passate e uno stremato Michael Fliri emette gli ultimi spasimi, come fosse un animale in gabbia. E’ rinchiuso dentro una teca trasparente. Accovacciato o rannicchiato, si muove poco e male. Da una foro nella teca, una lunga coda intrecciata, rimanda i piccoli movimenti dell’artista. Una spessa condensa di vapore si è formata nelle pareti della teca. Tutto ciò fa abbastanza impressione. Con me, altre persone guardano incuriosite questa animale umano affaticato e stanco dopo 3 ore di performance. 
Nello spazio due sculture della Gröting: un calco ribaltato dello spazio tra due persone che fanno sesso. Non si capisce subito cosa, come, chi, ma dopo un’attenta osservazione capisco le parti del corpo e la posizione. Sembra una roccia scavata dall’acqua, una candela sciolta.. sembra molte cose. Mi è piaciuta. Un pò meno accattivante ma coerente con il tema della mostra, la scultura ‘Asta I/ Work’ – sempre della Gröting – formata da una serie di giacche di pelle impilate. Poetico il video ‘Inner voice’ (1999): l’ombra di una persona che cammina in mezzo al niente.
Ho trovato un pò eccessiva la grande scultura di Fliri. Una sorta di pupazzo-cactus enorme colorato di verde. Il grande ‘coso’ – perchè in realtà non si capisce esattamente cos’è – è rivestito di una ‘pelle’ di gomma ricavata dal calco di una sorta di cartamodello. Quest’ultimo attornia la grande scultura e si intuisce dalal sua texture, che è il ‘negativo’ della membrana che riveste la scultura.  Mi siegano che l’artista ha trascorso lunghe ore a imprimere le nocche delle sue mani su questi pannelli. La superfice sintetica di colore verde mi ricorda la pelle degli struzzi.
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