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Touching with the eyes | Reading Room, Milano

Testo di Martina Matteucci — L’idea di aprire uno spazio interamente dedicato alle riviste nasce dalla passione della fondatrice di Reading Room, Francesca Spiller, per i magazine e dalla voglia di rendere quest’ultimi protagonisti e non solo elemento di arredo. “All’estero, in realtà, luoghi dedicati ai magazine ci sono e da molto tempo” spiega Francesca […]

Installation view - Foto Credit Regina Del Toro
Installation view – Foto Credit Regina Del Toro

Testo di Martina Matteucci —

L’idea di aprire uno spazio interamente dedicato alle riviste nasce dalla passione della fondatrice di Reading Room, Francesca Spiller, per i magazine e dalla voglia di rendere quest’ultimi protagonisti e non solo elemento di arredo. “All’estero, in realtà, luoghi dedicati ai magazine ci sono e da molto tempo” spiega Francesca “non so perché a Milano ancora non esistesse un posto simile. Quando ho deciso di aprire questo spazio sapevo che qui avrei trovato un pubblico attento, ma confesso che una risposta così immediata e ampia mi ha sorpreso”.
Reading Room è una libreria, ma anche un luogo dove poter scoprire contenuti e formati nuovi e approfondire il mondo intorno all’editoria indipendente e periodica. All’interno dello spazio, infatti, vengono organizzati diversi incontri come Courier, una rassegna curata da Francesco Tenaglia che ha come tema la scrittura d’arte, e Italia Periodica, curata da Francesco Spampinato, che invece affronta la riscoperta di esperienze editoriali italiane dagli anni ’50 ad oggi. Con un pubblico di nicchia ma sempre in crescita, il mercato delle riviste smentisce chi parla di morte dell’editoria e della carta stampata.
“Non è mai stato così semplice come oggi fare riviste,” continua Francesca “molti usano Skype e i costi di stampa si sono abbattuti. Questo tipo di riviste sono molto più vicine alle collane dei libri che alle riviste intese in senso classico. Per questo non soffrono internet che, anzi, viene utilizzato come cassa di risonanza per farsi conoscere e come mezzo per abbattere le distanze poiché molto spesso queste redazioni sono sparse per il mondo”.
Per la qualità nella ricerca, nel design e per la sua caratteristica dimensione uso-mano, questo formato crea molto fascino e interesse sia tra professionisti che tra curiosi. Secondo l’ideatrice di Reading Room “questo probabilmente è dato da una risposta ad una istituzionalizzazione che è avvenuta negli ultimi anni. Oggi la rivista è un modo per affermare una posizione che forse, rispetto al passato, è un po’ meno politica ma che da un punto di vista artistico e culturale è molto forte. Per molti la rivista inoltre diventa anche una sorta di portfolio della propria creatività e del proprio estro”. Nella scelta delle riviste Francesca predilige un taglio di tipo editoriale, che rende interessante il magazine sia nella forma che nei contenuti. Non segue tematiche precise, l’unico vincolo è che abbiano “un grande apparato di immagini vista la mia formazione da fotografa. Come tutte le selezioni ha un taglio soggettivo. Come quantità invece, anche per un discorso di spazi, ad oggi ho poco più di 250 titoli. L’idea non è quella di aumentare il numero anche perché, secondo me, troppi titoli poi producono confusione”.

Reading Room - Foto Credit Regina Del Toro
Reading Room – Foto Credit Regina Del Toro
Another Gaze, videointerviste a Alice Lowe, Monika Treut, Alice Diop, Martha Rosler, Andrea Luka Zimmerman, Laura Mulvey, Beeban Kidron, Nelly Kaplan. - Foto Credit Regina Del Torojpg
Another Gaze, videointerviste a Alice Lowe, Monika Treut, Alice Diop, Martha Rosler, Andrea Luka Zimmerman, Laura Mulvey, Beeban Kidron, Nelly Kaplan. – Foto Credit Regina Del Torojpg

Touching with the eyes è la prima mostra dello spazio Reading Room, a cura di Saul Marcadent con Anna Carniel e Eleonora Corbanese. Saul e Francesca si conoscono circa un anno fa e dal loro incontro nasce l’idea di creare un discorso espositivo intorno alle riviste. La mostra affronta il tema dell’identità di genere da un punto di vista artistico poiché, come racconta Francesca, “spesso, come in questo caso, le riviste nascono da collettivi di artisti e cineasti in cui la componente sociale del tema affrontato si unisce ad una componente fortemente artistica e creativa”. Ad ogni rivista selezionata è stato chiesto un contributo inedito per l’esposizione e la sfida è stata quella di pensare ad un contenuto da inserire in uno spazio tridimensionale e non bidimensionale. Il risultato è molto interessante, soprattutto per la qualità nella ricerca e la presenza di documenti originali e insoliti.

In mostra sono presenti i videoritratti di “Another Gaze”, film journal attento ai temi del femminismo, che riportano le interviste di alcune cineaste, artiste e critiche cinematografiche come Nelly Kaplan, Martha Rosler e Laura Mulvey. “AZEEMA”, rivista annuale sulla cultura femminile oggi, sceglie invece di raccontarsi attraverso il lavoro fotografico della propria editor Jameela Elfaki. “Frute”, pubblicazione interessata ai temi dei confini sessuali e dell’accettazione, realizza due conversazioni che approfondiscono l’argomento: la prima con Pia Covre, prostituta e attivista, fondatrice nel 1982 della rivista “Lucciola” dedicata al sex work e la seconda con Jacopo Miliani, artista, fondatore nel 2014 dell’etichetta editoriale “SelfPleasurePublishing” che mette al centro la relazione tra omosessualità e linguaggio. Le tre cartoline concepite da “Hotdog”, magazine letterario centrato sulla poesia contemporanea, riportano invece i versi di Jasper Avery, Denise Benavides e Nadia Jones e diventano al tempo stesso testimonianza della mostra e strumento di diffusione della voce delle artiste. Infine “NEWSPAPER”, revival di un periodico omonimo fondato alla fine degli anni sessanta e teso a esplorare, attraverso l’esclusivo utilizzo delle immagini, una sensibilità queer, espone in mostra il proprio manifesto e alcune pagine del primo numero pubblicato. Inoltre sono presenti i disegni e i dipinti su carta dell’artista Gio Black Peter (è sua anche l’immagine di copertina della mostra) e una sequenza di video inediti prodotti da Chiara Gambuto appositamente per la mostra, in cui sfoglia una selezione di periodici e fanzine degli anni settanta, ottanta e novanta, oggi conservate presso The Feminist Library a Londra.

Hotdog,cartoline realizzate dal team della rivista con poesie e scritti delle contributors Jasper Avery, Denise Benavides e Nadia Jones - Foto Credit Regina Del Toro
Hotdog,cartoline realizzate dal team della rivista con poesie e scritti delle contributors Jasper Avery, Denise Benavides e Nadia Jones – Foto Credit Regina Del Toro

Per l’occasione Martina Matteucci ha intervistato Saul Marcadent —

Martina Matteucci: Il 10 gennaio ha inaugurato “Touching with the eyes”, ce ne vuoi parlare?

Saul Marcadent: La mostra continua un lavoro di ricerca sull’editoria che conduco da alcuni anni, sia in ambito accademico, all’Università Iuav di Venezia, che in ambito curatoriale. La riflessione tra “research” e “curating” è centrale per me: sono convinto che ogni mostra debba essere un territorio dell’invenzione, dove testare la produzione riflessiva e sperimentare. In questa occasione sono stato supportato da Anna Carniel ed Eleonora Corbanese, con le quali mi sono sempre confrontato nella messa a fuoco di ogni azione.

MM: Hai definito questa una “mostra-magazine”: cosa significa? Come nasce l’idea e la collaborazione con le riviste e le istituzioni presenti in mostra?

SM: L’invito di Reading Room mi ha portato a immaginare “Touching with the eyes”, una mostra site e size-specific: “site” poiché progettata appositamente per lo spazio; “size” perché l’ambiente è molto piccolo e raccolto perciò ho cercato di rispettarne la dimensione intima e ciascun intervento entra in punta di piedi.
La definisco “mostra-magazine” poiché funziona come una rivista esplosa, oppure 3D: fuori, l’immagine di copertina aderisce al vetro mentre all’interno, il visitatore-lettore può entrare in relazione con contributi di varia natura: immagini fotografiche, video documentari, conversazioni audio, opere su carta, display editoriali. Ciascuno di questi contributi è il frutto di una collaborazione e di uno scambio fitto con i team delle riviste coinvolte, per individuare un intervento capace di raccontare, rappresentare, tradurre in un altro formato il loro universo, muovendosi in un’altra “pagina”.

MM: Come si lega oggi la questione dell’identità di genere al mondo dell’editoria indipendente?

SM: È un tema molto avvertito, che permea la contemporaneità. Penso, per esempio, alle arti performative, alla fotografia, alla moda, al teatro. Per restare nel territorio dell’editoria di nicchia, sono numerose le riviste che affrontano di petto la questione, ognuna con modalità proprie, generando immagini e immaginari diversi, talvolta estremamente rarefatti altre volte violentemente espliciti. Mi piace pensare a queste pubblicazioni come manifesti dell’individualità. Ti faccio un esempio: AZEEMA, rivista che indaga la cultura femminile oggi in Medio Oriente, Nord Africa e Asia del Sud è fondata da una ventenne con origini sudanesi, Jameela Elfaki, oggi cittadina europea, basata a Londra. Jameela ha costruito una rivista a sua immagine e somiglianza, frutto di un’urgenza espressiva, che oggi conta molte lettrici e molti lettori che si specchiano nelle sue pagine.

Touching with the eyes
A cura di Saul Marcadent con Anna Carniel e Eleonora Corbanese
Fino al 19 Gennaio

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Frute - Foto Credit Regina Del Toro
Frute – Foto Credit Regina Del Toro
Hotdog - Foto Credit Regina Del Toro
Hotdog – Foto Credit Regina Del Toro
Newspaper, tre fogli sciolti dal vol. 5 n. 1, 2016 immagini fotografiche di Elle Pérez, Bill Jacobson e Benjamin Fredrickson - Foto Credit Regina Del Toro
Newspaper, tre fogli sciolti dal vol. 5 n. 1, 2016 immagini fotografiche di Elle Pérez, Bill Jacobson e Benjamin Fredrickson – Foto Credit Regina Del Toro