“Le parole come le opere meritano tutto il nostro riguardo.
Esse attingono a un immaginario […]
Raccontano qualcosa della cornice dentro a cui si collocano”
(Tommaso Gatti, Aparición)
Testo di Marta Orsola Sironi —
MASSIMO, neonato spazio espositivo indipendente in via degli Scipioni 7 a Milano, ha aperto al pubblico il 15 gennaio con Genesi, la prima personale di Tommaso Gatti. Per l’occasione l’artista ha portato in mostra il capitolo iniziale di Aparición, libro cui sta lavorando negli ultimi anni, dove narra il rapporto instauratosi tra un allievo e il suo maestro. La figura di Sebastian Shatten, personaggio fittizio ed esimio critico d’arte, è rievocata dalle parole del suo assistente che, tra citazioni e descrizioni malinconiche, ne tratteggia le movenze e il pensiero. I temi così trattati riguardano l’eredità di Félix González-Torres, il gioco come momento di sospensione della vita pratica e “ricreazione” del sé, e dunque come metafora dell’opera, e la natura poietica dell’arte, quale dispositivo di trasformazione di chi vi prende parte. Il testo permette in questo modo all’autore di condurre riflessioni critiche sul panorama contemporaneo, facendole pronunciare a un altro da sé per interposta persona.
Ogni capitolo del libro avrà una traduzione in un evento espositivo, come nel caso di Genesi, primo appuntamento di tale programma, dedicato all’incontro tra i due protagonisti avvenuto in occasione di un vernissage. Lo spazio di MASSIMO si tramuta così in teatro, dove viene inscenata una vernice ideale, si fa pagina bianca per accogliere il commento a una mostra immaginaria.
Tommaso Gatti predispone un progetto complesso e polisemico, del quale buona parte è fruibile solo virtualmente, coinvolgendo altri artisti e creativi per spostare l’attenzione sulla cornice all’interno della quale l’arte è oggi fruita e sulla sua inscindibilità dall’apparato promozionale che l’accompagna. Nulla di più attuale, dunque, in un momento in cui tutti avvertiamo la mancanza degli openings e la possibilità di partecipare a eventi dal vivo.
“The Opening” (2020) è per l’appunto la serie di scatti realizzati in collaborazione con il fotografo Giuseppe Triscari e lo stylist Sebastian Palomares, che ritraggono modelli intenti in atteggiamenti canonici “da inaugurazione”, vestendo i panni del visitatore tipo. Presso MASSIMO è esposta solo una delle otto fotografie, mentre le altri si possono vedere sul web. La loro estetica patinata tipica di una rivista di moda stride con le pareti spoglie dello spazio espositivo, dove è allestito, se così si può dire, solo il testo del capitolo, trascritto fitto fitto su una porzione di muro dell’ultima sala. Ad aiutare la lettura è distribuito un cartaceo del libro, la cui identità grafica, insieme a quella di tutto l’evento, è stata affidata alla Graphic Designer Paola Bombelli.
Il critico Gatti-Shatten sostiene che l’arte sia un’esperienza in grado di modificare colui che vi partecipa durante il corso del suo stesso partecipare. Genesi insiste proprio su questa considerazione: la mostra è concepita come un dispositivo poietico che stimola il pensiero e l’immaginazione del fruitore, spostando il suo sguardo dal centro al cerchio.