Muri reali e muri immaginari. Muri innalzati con pesanti mattoni, muri rappresentati dipinti. Il muro come metafora di chiusura, limite umano, ostacolo che si frappone tra gli individui ha da sempre avuto profondi effetti nell’immaginario nelle persone. Rappresentando soprattutto le convenzioni e i pregiudizi, il ‘muro’ da sempre è una figura che istiga un gesti irriverente, come quello di abbatterlo o imbrattarlo. Ma c’è chi ha il potere visionario di trasformare il muro in ‘bandiera’: diventando così, sempre metaforicamente, il manifesto per diffondere sani e sensati ideali di condivisione, tolleranza e rispetto delle differenze identitarie.
Uno tra questi visionari è Ugo Rondinone (1964, Brunnen, Svizzera) che, in occasione dell’invito a partecipare al progetto Red Carpet di ArtVerona, ha pensato al progetto che ha per titolo the rainbow brick road, installato all’ingresso della fiera, nella Sala dei Signori, dall’11 al 13 ottobre 2024.
Conosciuto a livello internazionale per un linguaggio scultoreo e pittorico incisivo e accattivante, Rondinone propone per la fiera una forte immagine che, nella sua semplicità, è portatrice di importanti valori.
“Per il progetto ho immaginato il tappeto come una ‘strada di mattoni’ di tanti colori diversi”, spiega l’artista. “Fondendo così due archetipi incompatibili: l’arcobaleno e il mattone. Entrambi gli archetipi sono apparsi come leitmotiv nei miei dipinti, sculture, video e installazioni fin dai primi anni ’90 sotto forma di aperture e pareti. L’archetipo dell’arcobaleno è un simbolo di pace, di uguaglianza e apertura. L’arcobaleno è un ponte tra tutto e tutti.
Continua Rondinone. “L’archetipo del mattone è un simbolo di chiusura di qualcuno o qualcosa all’interno o all’esterno. Il mattone costruisce muri intorno a sé e al mondo. Fondendo insieme queste due forze contraddittorie, emerge una terza forza: la Rainbow Brick Road: un fondamento simbolico per i diritti LGBTQIA+ in Italia. Lo stato dei diritti delle persone LGBTQIA+ in Italia è molto al di sotto degli standard degli altri Paesi dell’Europa Occidentale, come ad esempio il mancato riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso, la mancanza di protezione contro le discriminazioni a livello nazionale per i beni e i servizi, e l’assenza dei diritti genitoriali alle coppie dello stesso sesso, come l’adozione e la fecondazione assistita.”
Il progetto dell’artista svizzero segue quelli di Paola Pivi (2021), Stefano Arienti (2022) e Peter Halley (2023). Il progetto è sostenuto dalla partnership tra Aquafil SpA, uno dei principali produttori di fibre sintetiche tra cui la fibra ECONYL®, e la società di produzione OBJECT CARPET GmbH (Denkendorf, Germania). Le due aziende produttrici hanno in comune l’interesse per la sostenibilità e la ricerca all’avanguardia nel campo della produzione di fibre.
L’artista e Aquafil hanno deciso di tagliare l’opera in sezioni più piccole al termine della 19. edizione di ArtVerona e di venderle per promuovere una raccolta fondi. I fondi ricavati saranno devoluti a due organizzazioni no-profit: un’associazione scelta dall’artista che si occupa di garantire i diritti LGBTQIA+ e un’altra scelta da Aquafil: l’associazione Albachiara, che si occupa di combattere la violenza sulle donne. La scelta dei beneficiari sottilmente riflette il quadro concettuale del progetto.
Cover: Ugo Rondinone, Installation view: we are poems, Palais an der Oper, Munich, 2011 Photo: Stefan Altenburger