[nemus_slider id=”42991″]
? Padiglioni Giardini – BIENNALE 2015
AUSTRALIA — Fiona Hall: Wrong Way Time
Commissario: Simon Mordant AM. Commissario Aggiunto: Charles Green. Curatore: Linda Michael.
Fiona Hall rappresenta il nuovo padiglione dell’Australia – costruzione da poco progettata in granito dall’architetto Denton Corker Marshall, ultimo padiglione costruito ai Giardini nel XXI secolo è stato concepito come un “white-cube” all’interno di una black box -, con il progetto “Wrong Way Time”: un’installazione che raggruppa centinaia di lavori di questa prolifica artista classe 1953. “Wrong Way Time’ sarà un complesso e stratificato allestimento che immagina e incarna alcune tematiche e fluttazioni dei nostri tempi” spiega la curatrice Linda Michael. “Anche se la Hall reagisce al rischioso stato ambientale o alle ansie condivise riguarda al futuro il risultato sarà una mostra a vitale che esalta i valori della vita attraverso i suoi molteplici aspetti”.
AUSTRIA — Heimo Zobernig
Commissario: Yilmaz Dziewior. Curatore: Yilmaz Dziewior.
Dopo Hans Schabus, Dorit Margreiter, Markus Schinwald e Mathias Poledna, il Padiglione Austriaco quest’anno presenta l’opera di Heimo Zibernig (1958): la sua ricerca è caratterizzata da un altissimo livello di precisione in termini sia contenutistici che formali. Zibernig è una figura importante per quanto riguarda l’ambito dell’insegnamento – ha insegnato per oltre 14 anni all’ Academy for Fine Arts in Vienna – influenzando generazioni di artisti. Per il suo progetto a Venezia, l’artista riflette su come un’opera può relazionarsi non solo con i precedenti interventi deglle scorse edizioni della Biennale, ma più in generale relazionarsi con un ambiente bastato sulla rappresentazione di una nazione.
BELGIO — Personnes et les autres: Vincent Meessen and Guests
Vincent Meessen and Guests, Mathieu K. Abonnenc, Sammy Baloji, James Beckett, Elisabetta Benassi, Patrick Bernier & Olive Martin, Tamar e & Kasper Akhøj, Maryam Jafri, Adam Pendleton. Commissari: Wallonia-Brussels Federation and Wallonia-Brussels International. Curatore: Katerina Gregos.
Con il progetto “Personne et Les Autres”, l’artista belga Vincent Meessen, assieme alla curatrice Katerina Gregos, presenta il Belgio alla Biennale di Venezia. Come punto di partenza per il suo progetto l’artista è partito sia dalla storia del padiglione belga sia, in generale, dal contesto internazionale della Biennale, per riflettere sul concetto di colonialismo ed esposizione universale. Esplorando sia i lati positivi che quella più sfavorevoli della storia del colonialismo belga, la mostra rivela dialoghi artistici e intellettuali tra l’Europa e l’Africa durante il periodo di colonializzazione, durante i movimenti di liberazione africana e specialmente, nel periodo di indipendenza post-coloniale. Il risultato è una mostra collettiva che riunisce dodici artisti proveniente dalle Americhe, dall’Africa, dall’Asia e dall’Europe, il cui lavoro sonda tematiche di legate al concetto moderno di colonialismo.
BRASILE — So much that it doesn’t fit here
Antonio Manuel, Andre? Komatsu, Berna Reale – Commissario: Luis Terepins. Curatore: Luiz Camillo Osorio. Curatore Aggiunto: Caue? Alves.
Rappresentano il Padiglione del Brasile i tre artisti Antonio Manuel, Andre? Komatsu e Berna Reale, scelti perché la loro ricerca spicca nella scena artistica contemporanea e nella storia, non solo artistica, della contrastata e difficile situazione società del Brasile. Secondo i curatori, Luiz Camillo Osorio e Caue? Alves, “Di fronte alla dittatura della seconda metà degli anni ’60, alcuni artisti sono stati obbligati a intraprendere un certo tipo di attivismo in cui le strategie concettuali si dovevano allineare con la precarietà materiale e fragilità fisica della società brasiliana. Le loro opere e azioni, senza perdere di intensità lirica, hanno spezzato le modalità stabilite della percezione della realtà”. Il titolo della mostra, “So much that it doesn’t fit here”, è stato ispirato dai cartelloni utlizzati durante le manifestazioni che avvennero nelle capitali del Brasile nel giugno 2013. I tre artisti hanno voluto mantenere un contatto diretto con la “strada”.
CANADA — Canadassimo
BGL art collective – Jasmin Bilodeau, Se?bastien Gigue?re, Nicolas Laverdie?re – Commissario: National Gallery of Canada, Marc Mayer. Commissario Aggiunto: The?oret. Curatore: Marie Fraser.
Il padiglione canadese ospita l’enorme e immersiva installazione del BGL art collective, composto da Jasmin Bilodeau, Sébastien Giguère e Nicolas Laverdière. Con Canadassimo, BGL ha trasformato completamente il padiglione costruito nel 1958: una struttura di impalcature si espande all’esterno, mentre l’interno è riempito da una moltitudine di oggetti curiosi. “Il progetto offre un insolito percorso attraverso il padiglione canadese. Sotto le impalcature che nascondono in parte la facciata, creando l’impressione che la mostra si ancora in fase di allestimento, si trova l’entrata di un piccolo negozietto tipico del Quebec che vende oggettistica per la casa.” Spiega la curatrice Marie Fraser, “Oltre questa spazio, logoro e caotico, si trova un living space: anche se più organizzato questo spazio è evidentemente l’ambiente adatto per un fanatico del reciclo. Dopo aver attraversato questo bizzarro ambiente lavorativo, gli spettatori possono rilassarsi per un po’ su una terrazza che offre una meravigliosa vista sulla Giardini.”
CECA REPUBBLICA E SLOVACCA REPUBBLICA — Apotheosis, Ji?í David
Commissario: Adam Budak. Commissario Aggiunto: Barbara Holomkova. Curatore: Katarina Rusnakova.
Ji?í David presenta “Apotheosis”, una installazione site-specific allestita nel padiglione Ceco e Slovacco. Il concetto dell’opera è basato sul dipinto monumentale “Apotheosis of the Slavs: Slavs for Humanity” (1926) del secessionista ceco Alphonse Mucha, tratto dalla sua serie romantica The Slav Epic (1911-1926), in cui Mucha tematizzati la saga eroica della storia dei cechi e delle nazioni slave. David si avvicina alla pittura di Mucha dalla posizione di un artista contemporaneo, con un punto di vista analitico-critica e un atteggiamento ambivalente. Il gesto di David di appropriazione e di reinterpretazione dell’opera di Mucha, è rappresentato da una rielaborazione in bianco e nero dell’immagine originale, e costituisce contemporaneamente un atto di decostruzione rafforzata dal suo intervento fatto di singole parti della composizione in forma apocrifa.
Repubblica di COREA — The Ways of Folding Space & Flying – MOON Kyungwon & JEON Joonho
Commissario: Sook-Kyung Lee. Curatore: Sook-Kyung Lee.
Il duo artistico coreano Luna Kyungwon & Jeon Joonho rappresenterà la Corea in Biennale con una nuova opera site-specific. “The Ways of Folding Space & Flying” è una nuova installazione film multi-canale, ed esplora una ricerca archeologica nella civiltà umana dove si intrecciano storia con le visioni del futuro, come se fossero raccontate in retrospettiva dal futuro. Il progetto allude anche alla struttura istituzionale e all’evoluzione storica della stessa Biennale di Venezia, la cui portata e influenza è stata acquisita nel panorama socio-politico contemporaneo. Il titolo del progetto nasce dalle parole coreane “chukjibeop” e “bihaengsul”. “Chukjibeop” significa un metodo ipotetico di contrarre distanza fisica e di permettere di percorrere una distanza considerevole in un breve lasso di tempo. “Bihaengsul” si riferisce ad un altro potere soprannaturale, sulla base di uno dei più antichi desideri umani, ossia quello di volare e viaggiare attraverso il tempo e lo spazio. Nella storia della cultura orientale, queste idee sono state esplorate, non solo come mezzo di pratica meditativa, ma anche come metodi per raggiungere uno stato di completa emancipazione dalla mente e dal corpo da limitazioni fisiche e le forze naturali.
DANIMARCA — Danh Vo
Commissari: The Danish Arts Foundation Committee for Visual Arts Project Funding: Gitte Ørskou (chair), Claus Andersen, Bodil Nielsen, Lilibeth Cuenca Rasmussen, Jacob Tækker. Curatori: Marianne Torp and Tine Vindfeld. Curatore Aggiunto: Amy Zion.
You’re gonna die up there/ Keep away! The sow is mine/ Fuck me, fuck me, fuck me/ Let Jesus fuck you, let Jesus fuck you! Let him fuck you/ Lick me, lick me/ Do you know what she did, your cunting daughter?/ You might loosen the straps then/ I’m not Regan/ And I’m the Devil! Now kindly undo these straps/ That’s much too vulgar a display of power, Karras/ In here. With us/ Can you help an old altar boy Father?/ Your mother’s in here with us Karras, would you like to leave a message? I’ll see that she gets it/ What an excellent day for an exorcism/ Intensely/ It would bring us together/ You and us/ Uh Huh/ In time/ In time/ Mirabile dictu, don’t you agree?/ Ego te absolvo/ Bonjour/ La plume de ma tante/ Until she rots and lies stinking in the earth/ What’s that?/ You keep it away/ Ahhhhhhhhhhh/ Ahhhhhhh/ It burns, it burns/ Emit su evig/ Ydob eht ni mraw si ti/ Uoy ees I/ Tseirp a si eh/ Emit su evig/ Nirrem, Nirrem/ Tseirp a si eh/ Eno on ma I/ Eno on ma I/ Ahhhhhhhhhhh/ Stick your cock up her ass, you mother-fucking, worthless cocksucker/ Your mother sucks cocks in Hell, Karras, you faithless slime/ Bastards, stop/ Shove it up your ass, you faggot/ Fuck him, Karras/ You killed your mother/ You left her alone to die/ She’ll never forgive you/ Bastard/ Dimmy, why you did this to me?/ Please Dimmy, I’m afraid/ Dimmy please!/ Dimmy, ?????? ????? ???????????? ?? ??? ??? ????????/ ? ????? ??????/ Why, Dimmy?
Excerpts from: The Exorcist. Screenplay: William Peter Blatty. Director: William Friedkin. Performances: Mercedes McCambridge, Linda Blair. Warner Bros., 1973.
EGITTO — CAN YOU SEE? Ahmed Abdel Fatah, Gamal Elkheshen, Maher Dawoud
Commissario: Hany Al Ashkar. Curatore: Ministry of Culture.
L’installazione al Padiglione egiziano per la Biennale si compone di cinque forme tridimensionali che formano le lettere della parola PEACE ricoperte di erba. La pace rappresenta, in lingua araba, l’equivalente del paradiso, concetto legato a una dimensione più spirituale e appartenente all’animo umano. Il pubblico cerca il percorso che realizza la parola PEACE e rappresenta lo stato a cui gli esseri umani tendono sia per diventare più o meno consapevoli della verità. Prima di entrare nel padiglione lo spettatore può intraprendere un programma di “realtà aumentata” fruibile attraverso il suo smartphone attraverso cui può costruire il suo percorso personalizzato all’interno del padiglione. Es. spegnere il fuoco con le mani, toccare un animale… o scappare da un pericolo! Queste operazioni rappresentano la conoscenza dell’essere umano che colpiscono la su visione della verità.
FINLANDIA (Padiglione Alvar Aalto) — Hours, Years, Aeons – IC-98
Commissario: Raija Koli. Curatore: Taru Elfving. Curatore Aggiunto: Anna Virtanen.
IC-98 è un duo composto da Visa Suonpää (b. 1968) and Patrik Söderlund (b. 1974). IC-98 fanno progetti che spesso assumono la forma di installazioni o pubblicazioni, dove uniscono ricerca, disegno e animazione. Il loro linguaggio visivo, intensamente astratto e identificabile, intreccia una miriade connessioni tra il materiale e il mitica, l’individuale e il collettivo, natura e cultura. Le indagini che attraversano loro opere riguardano il corpo politico, le formazioni sociali e le costruzioni architettoniche, le eresie e i sistemi di pensiero, e la presenza della storia nella vita di tutti i giorni. “IC-98 dispone di un ampio catalogo di progetti ambiziosi realizzati fino ad oggi e un impegnata pratica critica svolta attraverso dibattiti e urgenze internazionali. Il mio obiettivo curatoriale è quello di offrire agli artisti l’opportunità per produrre un nuovo, lavoro opera site-specific per la Biennale. I temi filosofici e politici alla base delle opere di IC-98 entrano in risonanza con il ricco contesto di Venezia.” Spiega Taru Elfving, curatoriale della mostra.
FRANCIA — re?volutions, Ce?leste Boursier-Mougenot
Commissari: Institut franc?ais, con il Ministe?re de la Culture et de la Communication. Curatore: Emma Lavigne.
Il progetto ‘re?volutions’ dell’artista Céleste Boursier-Mougenot (b.1962, Nizza), curato da Emma Lavigne, trasforma il padiglione francese in un isola onirica e biologica. Il padiglione è parzialmente coperto dalla schiuma precedentemente utilizzato nella serie ‘bruitformé’ [shapednoise]: una sostanza espansa che fluisce dalla sommità dell’edificio, trasformando l’architettura neoclassica un organismo vivo e in movimento, che si sviluppa o evolve, in relazione al rumore. All’interno e all’esterno del padiglione possiamo trovare gli alberi mobili, ‘transHumUs’, che creano una coreografia attraverso i loro movimenti lenti e ondeggianti e producono i loro suoni da una corrente a basso voltaggio generata dai loro stessi movimenti. I visitatori diventano spettatori e possono seguire l’evoluzione ipnotica degli alberi comodamente stesi in ampi divani. Nelle due stanze laterali, ciascuna dotata di una camera oscura, è presente la proiezione di un’immagine capovolta degli alberi e di nuvole sul soffitto. Questa coreografia raffinata e maestosa al tempo stesso, offre ai visitatori l’opportunità di essere immersi in un oceano di suoni prodotti dagli alberi.
GERMANIA — Fabrik, Jasmina Metwaly / Philip Rizk, Olaf Nicolai, Hito Steyerl, Tobias Zielony
Commissario: ifa (Institut fu?r Auslandsbeziehungen) on behalf of the Federal Foreign Office. Commissario Aggiunto: Elke aus dem Moore, Nina Hu?lsmeier. Curatore: Florian Ebner.
Il padiglione tedesco per la Biennale di Venezia si trasfora da maggio in un ambiente che si concentra sulla presenza di immagini nella vita contemporanea. La mostra incoraggia i suoi visitatori a meditare sulla natura materiale e politica delle immagini nell’era digitale, in un mondo globalizzato. Con taglio concettuale, il curatore Florian Ebner ha rivolto un invito agli artisti Olaf Nicolai, Hito Steyerl e Tobias Zielony – che vivono e lavorano a Berlino – e il duo di artisti con sede al Cairo Jasmina Metwaly / Philip Rizk. I quattro interventi degli artisti, tutti creati appositamente per questa edizione della Biennale, si concentrano su questi argomenti: immagini di immigrazione, la luce come portatore elementare di immagini, l’equilibrio di potere tra soggetto e l’oggetto e l’antica asimmetria tra fotografo e modello. Il tutto è interpretato attraverso un ampio spettro di immagini digitali. In queste ricerche e proposte è messa in discussione la comprensione temporale del meccanismo e delle pratica fotografica come posizione centrale di un lavoro documentario.
GIAPPONE — The Key in the Hand, Chiharu Shiota
Commissario: The Japan Foundation. Curatore: Hitoshi Nakano.
Il padiglione del Giappone, che presenta per questa edizione delle Biennale l’installazione di Chiharu Shiota, “The Key in the Hand”, si apre con un invito: l’opera si completa grazie la donazione da parte dei visitatori di una chiave che loro on utilizzano più. La mostra, curata da Hitoshi Nakano, è allestita nel primo e secondo piano del padiglione e consiste in due barche, un lungo filo rosso e una grande quantità di chiavi. “Le chiavi sono oggetti famigliari e molto preziosi che proteggono le persone e gli spazi importanti che fanno parte della nostra vita. Ci ispirano anche ad aprire porte su mondi sconosciuti.” Spiega l’artista. “Con questi pensieri in mente, in questa nuova installazione, vorrei utilizzare nuove chiavi datemi dai visitatori, portatrici di memorie e affetti che si sono accumulati durante lunghi periodi di utilizzo quotidiano. Mentre creavo il lavoro nello spazio i ricordi di chi mi aveva fornito le chiavi, si sono sommati ai miei stessi ricordi. Questa sovrapposizione di memorie e ricordi, si mescoleranno con i vissuti di tutti coloro che durante la Biennale lasceranno nel padiglione delle chiavi, dando vita a nuovi prospettive e potenziali racconti.”
GRAN BRETAGNA — Sarah Lucas
Commissario: Emma Dexter. Curatore: Richard Riley. Curatore Aggiunto: Katrina Schwarz.
Dopo teste di serie come Henry Moore, Francis Bacon, Richard Long, Gary Hume, Tracey Emin, Steve McQueen, Mike Nelson e Jeremy Deller, il selection committee capitanato da Richard Riley, ha cselto l’irriverente Sarah Lucas come rappresentante della Gran Bretagna in Biennale. “Negli ultimi anni Sarah Lucas si è affermata nel panorama artistico internazionale con mostra a Berlino, Glasgow, New York e Vienna. Dopo anni di lavoro, in cui l’artista ha spinto agli estremi la sua ricerca, il suo stile si è consolidato fino a diventare uno tra i più interessanti e riconoscibili negli ultimi anni tra gli artisti della sua generazione. Dopo essere entrata nella ‘mischia’ dei YBA, Lucas ha continuato ad affermare la sua presenza attraverso una potente e progressiva relazione con il suo lavoro.” Racconta Gregor Muir (Executive Director, Institute of Contemporary Art, Londra). “Spaziando dal femminismo al surrealismo attraverso i suoi ‘NUDs’ and plaster phalluses”, autoritratti e sculture ready-made ci si trova davanti ad una coinvolgente indagine sulle forme della sessualità”. Andrea Rose (British Council Director of Visual Arts and Chair of the Venice Biennale Selection Committee) continua: “To prick convention” potrebbe essere un termine coniato per descrivere il lavoro della Lucas! E’ irriverente e maleducato. Come una nota piccante nel mix del mondo dell’arte il suo lavoro porterà umorismo e ingegno per assaporare più intensamente la Biennale.”
GRECIA — Why Look at Animals? AGRIMIKA?. Maria Papadimitriou
Commissario: Hellenic Ministry of Culture, Education and Religious Affairs. Curatore: Gabi Scardi. Curatore Aggiunto: Alexios Papazacharias.
L’installazione di Maria Papadimitriou, ‘Why look at animals? AGRIMIKÁ’, è un vero e proprio negozio che vende cuoio e pelli di animali interamente trasferito dalla città greca di Volos. Gli AGRIMIKÁ sono animali che coesistono con gli esseri umani ma resistono all’addomesticamento, in una condizione in cui i ruoli di preda e predatore sono in costante mutamento. Questa mostra si propone di esplorare il rapporto degli esseri umani nei confronti degli animali attraverso una serie di problemi che vanno dalla politica alla storia, dall’economia alle tradizioni, dall’etica all’estetica, passando per la paura dello straniero e dell’incomprensibile, ragionando sul nostro profondo antropocentrismo che ci permette di definire noi stessi come ciò che non è selvaggio, e quindi diversi da tutti gli altri animali. Il piccolo negozio è un objet trouvé ricollocato all’interno del Padiglione Greco. In questo paesaggio “rovinato”, gli animali non addomesticabili – gli AGRIMIKÁ – diventano il veicolo per un’allegoria contemporanea dei diseredati che carca di stimolare la nostra resistenza istintiva alla decadenza che ci circonda.