La figura tremolante e fragile di un donna accovacciata sarà l’immagine guida dell’edizione 2015 del Premio Furla. The Nude Prize avrà come madrina Vanessa Beecroft; sarà lei, nel ruolo di Presidente della giuria internazionale a nominare il vincitore. La formula, anche per questa edizione, ripete quella della precende: cinque giovani curatori italiani, in coppia con altrettanti curatori stranieri, hanno selezionato i cinque artisti finalisti della decima edizione. La grande novità è che la mostra e la premiazione, si terrà dal 2015 a Milano e verrà presentata nelle sale di Palazzo Reale. Si sottolinea, nel comunicato stampa la partnership con l’Assessorato alla Cultura e Palazzo Reale, la collaborazione con Fondazione Querini Stampalia (Venezia), miart e Viafarini, Milano.
Ideato e curato da Chiara Bertola, il Premio Furla è nato nel 2000 a Venezia alla Fondazione Querini Stampalia e nell’arco di quindici anni è cresciuto e si è rinnovato fino a consolidare la sua reputazione di premio italiano di eccellenza a sostegno dei giovani artisti contemporanei, grazie a un format che da sempre prevede un attento monitoraggio del panorama artistico nazionale e che punta sulla formazione e sulla produzione di nuovi lavori da parte degli artisti selezionati.
? Comunicato stampa FURLA 10 – decima edizione
Le coppie di curatori selezionatori del Premio Furla 2015 sono:
Viviana Checchia (Curatrice YAYA2014, Ramallah e co-fondatrice e curatrice di Vessel, Bari) e Tara McDowell (USA/Australia, Associate Professor e Director of Curatorial Practice, Monash University, Melbourne);
Alessandro Facente (critico e curatore indipendente) e Chelsea Haines (USA, curatore indipendente);
Simone Frangi (direttore artistico Viafarini DOCVA, Milano, e Professore di Teoria dell’Arte Contemporanea all’Ecole Supérieure d’Art e de Design de Grenoble) e Virginie Bobin (Francia, critico e curatore indipendente);
Antonello Tolve (critico e curatore indipendente) e Branka Bencic (Croazia, curatore indipendente);
Chiara Vecchiarelli (critico e curatore indipendente) e Sofia Hernandez Chong Cuy (Messico/USA, Curator, Contemporary Art, Colección Patricia Phelps de Cisneros, New York).
I cinque artisti finalisti selezionati per il Premio Furla 2015 sono:
Luigi Coppola (1972), selezionato da Viviana Checchia e Tara MecDowell;
Maria Adele Del Vecchio (Caserta, 1976), selezionata da Antonello Tolve e Branka Bencic;
Francesco Fonassi (Brescia, 1986) selezionato da Chiara Vecchiarelli e Sofia Hernandez Chong Cuy;
Maria Iorio (Napoli, 1975) e Raphael Cuomo (Svizzera, 1977), selezionati da Simone Frangi e Virginie Bobin;
Gian Maria Tosatti (Roma, 1980), selezionato da Alessandro Facente e Chelsea Haines.
I finalisti sono chiamati ora a presentare un progetto inedito sulla base del quale la giuria internazionale sceglierà il vincitore, che sarà annunciato con una conferenza stampa il prossimo novembre a Palazzo Reale a Milano.
Oltre alla possibilità di studiare e lavorare all’estero in una residenza d’artista, il vincitore avrà l’occasione di realizzare il progetto presentato nella fase finale grazie al sostegno di Fondazione Furla: l’opera sarà concessa in comodato al Museo del Novecento di Milano, mentre il suo lavoro sarà presentato in occasione di miart, la Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Milano, all’inizio di aprile 2015, e poi esposto alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia nel maggio 2015, in concomitanza con la 56. Biennale di Arti Visive.
Segue il testo di Chiara Bertola –
The Nude Prize
The Nude Prize (Il Premio Nudo) è il titolo che accompagna quest’anno l’immagine proposta da Vanessa Beecroft per la decima edizione del Premio Furla.
La proposta dell’artista, rimanda a uno dei temi fondamentali del suo lavoro e dell’arte di tutti i tempi: la rappresentazione del corpo umano. Ma l’artista ci spinge oltre a ragionare anche sulla dimensione dell’identità del corpo umano come «soggetto di traumi e manie personali” e, allo stesso tempo, su come il concetto di estetica e bellezza possa variare di epoca in epoca, di cultura in cultura, di moda in moda…
Per indicare il concetto di nudo l’artista ha scelto significativamente il termine «Nude» e non «Nakedness». Il Nudo «The Nude» non è la nudità «Nakedness», parola quest’ultima che allude ad un corpo umano inerme, indifeso, senza vesti e quindi nudo.
«Nude» è invece il termine utilizzato per rappresentare il corpo umano nella Storia dell’Arte.
Virando totalmente dalla nudità della «Nakedness», Vanessa Beecroft sembra suggerire agli artisti di non abbandonare la strada indicata dalla classicità e dalla tradizione del disegno del nudo – da Leonardo a Michelangelo da Giorgione a Tiziano – ma piuttosto di ri-orientarla verso il proprio tempo contemporaneo… Jeffrey Deitch, co-autore del titolo, sottolinea come «The most compelling Art, simultaneously celebrates and upends the artistic tradition». (L’arte più convincente, celebra e sovverte allo stesso tempo la tradizione artistica).
D’altra parte l’opera di Vanessa non ha mai esitato a dichiarare debiti culturali e citazioni dalla storia dell’arte; anzi, è lei stessa a sottolineare la sua cittadinanza classica, greco-romana, europea. Proprio l’aver saputo riaggiornare la riflessione sul potere dell’estetica attraverso la trasformazione artistica, ha fatto crescere l’interesse sul suo lavoro.
Le opere di Vanessa Beecroft sanno sospendersi sulla soglia tra fisicità ed astrazione, portando la dimensione politica e reale nella dimensione simbolica dell’arte. La nudità che mette in scena con le sue modelle è una provocazione che molti hanno frainteso non cogliendo che la nudità, un po’ come la sincerità, non vale nulla se non viene interpretata.
In un mondo contemporaneo in cui il nudo è sovraesposto fino a diventare privo di interesse, l’artista ci ricorda che lo scoprirsi vuol dire anche mettersi in gioco. E, se non è troppo narcisistica, anche l’elaborazione dell’esperienza personale può rientrare dentro uno scoprirsi che diventa importante perchè riesce a trasformarsi e risolversi felicemente nella forma.
Lo diceva già Spinoza nel ’600: noi non riconosciamo più il nostro corpo. Quando ci guardiamo allo specchio, di fatto, vediamo la nostra figura con gli occhi di un altro: sono gli altri che guardano il nostro corpo. Ogni nostro gesto è influenzato più dalle mode, dai modi di essere che da una personale e creativa consapevolezza di sé. L’apparire e il mostrarsi vincono su tutto e in tutti i campi. Oggi, che la nudità si riduce molto spesso a pubblicità e volgarità, un’artista come Vanessa Beecroft – che attraverso le sue performance ha sempre cercato di sublimare e astrarre il corpo nudo femminile- ha voluto forse indicare agli artisti del Premio quanto sia importante e necessario passare attraverso la trasformazione artistica di un concetto. Ma, ancora, “Nudo” è l’artista che accetta di esporsi allo sguardo esterno, al giudizio altrui, per sottoporsi a una prova importante. Per affrontare la dimensione creativa meglio spogliarsi dell’omologazione, degli stereotipi, dei pregiudizi che guidano i nostri occhi.
L’essere nudo allude quindi alla purezza e alla verità di sè che l’artista è chiamato a manifestare; una forma di nudità che si può esprimere quando esiste libertà di creazione, in una dimensione di agonismo positivo, non ancora toccato dalle logiche di sistema: una condizione che il Premio Furla ha sempre cercato di offrire fin dalla sua nascita.
Chiara Bertola