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THE BEST 2016 | Rossella Moratto

L’Inarchiviabile/ The Unarchivable,  Italia anni ‘70 FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano La mostra Non-Aligned Modernity – a cura di Marco Scotini, in collaborazione con Lorenzo Paini e Andris Brinkmanis – ha riletto lo spazio culturale e artistico della ex-Jugoslavia come laboratorio complesso e interstiziale, sospeso tra l’Est e l’Ovest ma non completamente assimilabile a nessuno […]

Non-Aligned modernity/Modernità non allineata. Eastern-European Art and Archives from Marinko Sudac Collection ,   FM Centro per l’Arte Contemporanea,   Milano - Installation view
Non-Aligned modernity/Modernità non allineata. Eastern-European Art and Archives from Marinko Sudac Collection , FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano – Installation view
Non-Aligned modernity/Modernità non allineata. Eastern-European Art and Archives from Marinko Sudac Collection ,   FM Centro per l’Arte Contemporanea,   Milano - Installation view
Non-Aligned modernity/Modernità non allineata. Eastern-European Art and Archives from Marinko Sudac Collection , FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano – Installation view

L’Inarchiviabile/ The Unarchivable,  Italia anni ‘70

FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano

La mostra Non-Aligned Modernity – a cura di Marco Scotini, in collaborazione con Lorenzo Paini e Andris Brinkmanis – ha riletto lo spazio culturale e artistico della ex-Jugoslavia come laboratorio complesso e interstiziale, sospeso tra l’Est e l’Ovest ma non completamente assimilabile a nessuno dei due fronti, consentendo di superare la visione dicotomica classica tra un’Europa e l’altra. Con il modello jugoslavo, in sostanza, la differenza non si pone più soltanto tra Est e Ovest ma anche all’interno del cosiddetto Est.
Di fatto, fin dall’origine della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia le idee progressive moderniste vedono il Socialismo come l’espressione radicale e sperimentale di queste stesse tendenze. Per cui all’indomani del ’48, in seguito alla rottura dell’alleanza con l’Unione Sovietica da parte di Tito e il ritiro della Jugoslavia dal Blocco dell’Est, si assiste anche ad un distacco dalle dottrine del realismo socialista. La Jugoslavia è la prima realtà dell’Est a presentare tendenze astrattiste in eventi artistici internazionali e a far guadagnare all’astrazione modernista uno status quasi-ufficiale, tanto attraverso i monumenti della rivoluzione sparsi un po’ ovunque quanto per mezzo dei padiglioni di rappresentanza nazionale. Ne sono esempi i lavori dello scultore Vojin Baki? e del Gruppo EXAT 51. Ma, senza dubbio, è ancora in Jugoslavia che compaiono le prime manifestazioni di arte concettuale dell’Europa Centrale, grazie ad una costellazione di figure “non allineate” e fuori dal sistema ufficiale dell’arte che prende il nome di Gruppo Gorgona e che ha pochi equivalenti tanto ad Est che ad Ovest.
Con il passaggio dalla politica dell’autogestione dei lavoratori degli anni ‘50 alle riforme di mercato del ‘65 anche l’Arte Concettuale diventa più critica e si sviluppa oltre che a Zagabria in altri poli culturali come Lubiana, Belgrado e Novi Sad per tutti gli anni Settanta con figure di primaria importanza, a partire dall’esperienza del collettivo d’avanguardia slovena OHO Group. Interventi urbani, contaminazioni grafiche, performance e video sono al centro delle pratiche dei gruppi Group of Six Artists, oltre a Bosch + Bosch, KOD, Verbumprogram, eccetera.  A cui si aggiunge il rilievo individuale di alcune figure che ormai hanno raggiunto fama internazionale come Sanja Ivekovi?, Marina Abramovi?, Mladen Stilinovi?, Goran Trbuljak, Tomislav Gotovac, Vlado Martek, Radomir Damnjanovi? Damnjan.

Non-Aligned modernity/Modernità non allineata. Eastern-European Art and Archives from Marinko Sudac Collection ,   FM Centro per l’Arte Contemporanea,   Milano - Installation view
Non-Aligned modernity/Modernità non allineata. Eastern-European Art and Archives from Marinko Sudac Collection , FM Centro per l’Arte Contemporanea, Milano – Installation view

Carte Blanche to Tino Sehgal
Palais de Tokyo, Paris

The exhibition, Tino Sehgal’s most extensive to date, brings together a selection of his major works, shaped around the labyrinthine architecture of Palais de Tokyo. The works merge and interact with each other, in ways the artist began to experiment with at Berlin’s Martin Gropius Bau in 2015, and earlier this year in Marrakech 2016, thus creating a new level of complexity for his projects. Tino Sehgal challenges conventional museum exhibition precepts by placing a central focus on social interaction, rather than the inanimate object. His artworks are brought into existence through human capacities such as dance, speech and song, and are present during the entire opening hours of the show (from 12 October to 18 December). Often involving the visitors, each work has its own specific emotional and aesthetic nature.

Tino Sehgal,   Palais de Tokyo,   2016
Tino Sehgal, Palais de Tokyo, 2016
Tino Sehgal,   Palais de Tokyo,   2016
Tino Sehgal, Palais de Tokyo, 2016