Quand fondra la neige, où ira le blanc, Palazzo Fortuny
A cura di Eric Mézil e Lorenzo Paini
Opere dalla Collezione Enea Righi
4 Giugno – 10 ottobre 2016
La vocazione espositiva di Palazzo Fortuny è costantemente animata dalla volontà di muoversi lungo il percorso multidisciplinare che fu appannaggio dell’esperienza artistica di Mariano Fortuny. L’esplorazione di un tema come quello del collezionismo appare dunque perfettamente in linea con l’identità eclettica e misteriosa dello stesso Fortuny, attento e sofisticato collezionista. Con la mostra “Quand fondra la neige, où ira le blanc” – titolo “prestato” da un’opera di Rémy Zaugg –, prende vita un articolato progetto espositivo, ideato da Daniela Ferretti, che intende tracciare il profilo di alcune delle personalità più rilevanti del collezionismo contemporaneo, e di conseguenza investigare come si è evoluta la figura del collezionista, dal Rinascimento a oggi. Un tema di grande attualità, che vede come primo protagonista Enea Righi, imprenditore bolognese che in trent’anni – guidato dalla volontà di sostenere la produzione artistica – ha plasmato una delle più importanti collezioni d’arte contemporanea presenti nel nostro paese.
Eric Mézil e Lorenzo Paini, curatori della mostra – promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia –, hanno selezionato un nucleo di opere della collezione Righi partendo dalle specificità degli spazi e dalla storia di Palazzo Fortuny, definendo alcuni dei temi più significativi tra quelli che s’intrecciano nella collezione. Ogni piano di Palazzo Fortuny è stato concepito come uno spaccato del nostro tempo, un viaggio simbolico teso verso la ricerca della propria identità. Agli artisti attivi a partire dagli anni Sessanta e Settanta – come Alighiero Boetti, Daniel Buren, Robert Barry, Lawrence Weiner, Enzo Mari, Superstudio e Franz Erhard Walther – sono messi in relazione alcuni tra i più rigorosi interpreti della ricerca artistica contemporanea internazionale – tra i quali Walid Raad, Thomas Hirschhorn, Philippe Parreno, Ryan Gander, Zoe Leonard, Peter Friedl – costruendo una narrativa a più voci, capace di muoversi dalle tematiche dell’architettura e della performance, ai concetti di corpo e vuoto. Ogni piano è costruito come una tappa, un passaggio; la definizione di una prospettiva inedita, colta nel tentativo di rintracciare un senso. Quello stesso senso che per un collezionista coincide spesso con la propria vita, alla ricerca – parafrasando Zaugg – d’una traccia del bianco, dopo che la neve si sarà sciolta. La collezione Righi – com’è proprio del più autentico collezionismo, slegato dalle leggi del mercato e da un approccio speculativo all’arte – è divenuta rappresentazione del mondo interiore del suo artefice, del suo sentire o più semplicemente d’interrogativi e paure; una personalissima decodificazione del reale, con la possibilità di leggerne in controluce il riflesso del tempo e della storia.
Progetto di Evgeny Antufiev
Wasserkirche di Zurigo
Manifesta 11
Evgeny Antufiev and the Pastor Martin Rüsch’s conversations revealed?a shared fascination for rituals of remembrance. Eternal Garden stems from a quote in the Bible comparing the transience of human life to the wilting?of a flower. Antufiev is compelled by the oblique connections formed when species are named after deceased famous figures. He has adorned the Wasserkirche with bowls of roses named after literary greats, while a giant rendering of a butterfly is suspended from the ceiling – an ode to Vladimir Nabokov’s other respected career, in lepidopterology. Antufiev’s film in Löwenbräukunst presents his pilgrimage to Nabokov’s butterfly collection in Lausanne.