THE BEST 2016 | Andrea Bruciati

ATPdiary ha chiesto ad un gruppo di critici e curatori di selezionare due mostre - italiana e internazionale - che considerano significative per l'anno trascorso
31 Dicembre 2016
Nanda Vigo,   Lights Forever -2013,   installation view

Nanda Vigo, Lights Forever -2013, installation view

Affinità Elette — Una selezione di opere dalla collezione di Nanda Vigo
Raccolta Lercaro, Bologna
Fino a primavera 2017

Dopo la mostra Affinita? elette. La collezione di Nanda Vigo: opere e relazioni tra i piu? importanti artisti europei degli anni Sessanta, che a inizio 2016 ha portato nel cuore del museo opere di grandi artisti protagonisti della scena culturale internazionale degli anni ‘60, Nanda Vigo ha generosamente deciso di lasciare esposta in museo una selezione di opere della sua collezione. Hsiao Chin, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Bernard Aubertin, Giulio Turcato, Emilio Isgro?, Serge Vandercam, il gruppo Cooperarte e naturalmente lei, Nanda Vigo, sono solo alcuni dei nomi presenti all’interno della Piccola “Affinita? elette”, come la stessa Vigo ha voluto definire questa esposizione.
Quarantasette opere in tutto: compagne di strada e pezzi di vita per la Vigo, testimonianze dei suoi legami personali e lavorativi per noi. Ma al di sopra di tutto, tasselli importantissimi per la storia dell’arte in quanto espressione, ciascuno in modo diverso, di quel carattere innovativo e sperimentale che ha caratterizzato il clima culturale della Milano anni ‘60, attraversata e interfacciata con i maggiori movimenti artistici dell’epoca come il Movimento Zero.
Le “affinita? elette” infatti sono quelle personalita? che la Vigo ha incontrato e appunto eletto a interlocutori del proprio lavoro e delle sue preferenze in campo artistico e, di converso, sono anche gli artisti che hanno scelto lei come riferimento.
Gran parte dei lavori esposti sono nati da veri e propri laboratori creativi. Cosi? le opere di Nanda, che accolgono il visitatore all’ingresso del museo: i suoi Cronotopi (letteralmente “spazio- tempo”) sono il frutto di una complessa ricerca sul rapporto luce/spazio e “costringono” a riflettere su quanto il nostro “stare” nella realta? sia condizionato dalle percezioni che la mente sviluppa attraverso la visione ottica. Vetri smerigliati con texture differenti, sovrapposti l’uno all’altro e accostati all’alluminio catturano la luce, la riflettono, la scompongono e la ricompongono in cromatismi diversi, infine la restituiscono con effetti inediti. La distorsione percettiva che ne deriva disorienta: per entrare nell’opera, chi osserva deve abbandonare l’abitudine a orientarsi secondo le coordinate spazio-temporali e disporsi a esplorare uno spazio “altro” senza dimensione. Solo cosi?, passando dallo straniamento alla volonta? di ricomposizione di un senso nuovo, un “territorio” imprevisto puo? essere indagato e poi abitato. E? questa la disposizione consigliata per la visita a tutta la mostra!

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Le ruban. C’est la mode

Musée d’Art et d’Industrie, Saint Etienne

“Le ruban, c’est la mode” vous invite à découvrir la création rubanière stéphanoise et ses savoir-faire. Un parcours exceptionnel présentera des pièces méconnues mettant en avant l’importance du ruban dans la mode. Du 2 juin 2016 au 2 janvier 2017.

Le trésor de rubans du musée sort de ses réserves et s’offre à profusion dans cette exposition…

Le ruban emballe la mode

Des costumes raillés par Molière dans les Précieuses Ridicules à aujourd’hui, le ruban fait partie intégrante de la création de mode. Cet accessoire soyeux règne sur le costume féminin et s’exprime à profusion dans les créations chapelières de modistes renommées comme Elsa Schiaparelli, Nina Ricci, Lucie Grégoire ou Marie Mercier. On le retrouve dans la chaussure (Robert Clergerie, Charles Jourdan, Roger Vivier) et comme signature dans la parfumerie. Chanel, Dior, Olivier Lapidus, Lanvin ou Yves Saint Laurent ont utilisé cet accessoire en l’adaptant aux codes vestimentaires de leurs maisons. Chez les couturiers, Eymeric François, Maurizio Galante, Martin Margiela et Franck Sorbier,  le ruban édifie à lui seul la structure du vêtement. Les costumes folkloriques de l’arlésienne, de l’alsacienne ou de la savoisienne conservent le charme des rubans fleuris émaillant cette exposition toute en couleurs.

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