Tanja Hamester – Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce | VOGA, Bari

La mostra Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce delinea un processo inarrestabile che regola anche un po’ la nostra vita: trovare nuove tracce e lasciarne il segno negli altri.
17 Febbraio 2022
Tanja Hamester, Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce, VOGA, Bari, 2021. Foto Flavia Tritto.

Testo di Leonardo Ostuni

“Impronta” e “traccia” sono due concetti nettamente differenti, eppure capita spesso di pensare che rappresentino la stessa cosa. Come spiega Georges Didi-Hubermann in La somiglianza per contatto: archeologia, anacronismo e modernità dell’impronta, l’impronta è l’effetto della pressione di un corpo su una superficie che ne restituisce la forma; la traccia, invece, è il risultato del contatto tra una superficie e un corpo in movimento. L’impronta allude, dunque, alla staticità del corpo, mentre la traccia alla sua dinamicità. Questi due elementi antitetici animarono la produzione artistica degli anni Sessanta e Settanta: basti pensare solamente all’installazione Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969 di Alighiero Boetti (la sua sagoma fatta di palle di cemento, recanti l’impronta della sua mano) o all’esposizione Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio di Franco Vaccari, presentata alla Biennale di Venezia del 1972.
La giovane artista Tanja Hamester (Norimberga, 1988) ripropone questa distinzione nella mostra personale Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce, visitabile fino al 18 marzo presso gli spazi di VOGA a Bari. Hamester è arrivata nel capoluogo pugliese lo scorso agosto: durante la sua esperienza da turista ha avviato un’indagine dello spazio cittadino, volta a rappresentare il territorio sotto forma di archivio personale e non di tradizionale riepilogo della storia monumentale di Bari. L’incontro con amici e artisti conosciuti in città (Angela Capotorto, Pamela Diamante, Natalija Dimitrijević, Silvestro Lacertosa e Mariarosa Pappalettera) ha permesso all’artista di ampliare il proprio archivio, costituito da oggetti donati ad Hamester da queste persone in cambio della loro amicizia. 

Tanja Hamester, Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce, VOGA, Bari, 2021. Foto Flavia Tritto.

Un wearable display, realizzato con Elvira de Serio e indossato dall’artista durante la preparazione della mostra, è fissato a una parete per esporre proprio questi oggetti, tra i quali spiccano una fiocina e una teiera in miniatura. Hamester ha impresso, attraverso un’azione performativa, questi materiali nella pasta di sale, preparata nel corso di due laboratori tenuti a gennaio dall’artista nel cortile di VOGA. In quell’occasione Hamester e i partecipanti hanno realizzato anche dei calchi in lattice, attualmente esposti nell’archivio mobile. È la conferma di quanto sia importante per l’artista la dimensione collettiva e partecipativa, in una rievocazione storica della vita comunitaria del passato. Nell’atto di imprimere i materiali, Hamester ha lasciato tracce del suo corpo in movimento sulla pasta di sale. Il risultato finale è dato da questi gesture objects, ovvero oggetti performativi diversi da quelli di partenza perché frutto della mediazione dell’artista. Hamester ha volutamente deciso di togliere dalla vista del pubblico le fasi di preparazione e realizzazione dei gesture objects, lasciandone visibili solo i materiali iniziali e le tracce finali; un lavoro nascosto, in connessione con tutte quelle attività di cura solitamente svolte dalla donna e invisibili agli occhi della società.
La mostra Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce delinea un processo inarrestabile che regola anche un po’ la nostra vita: trovare nuove tracce e lasciarne il segno negli altri.

Tanja Hamester, Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce
Fino al 18 marzo 2022
A cura di VOGA
VOGA, Bari

Tanja Hamester, Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce, VOGA, Bari, 2021. Foto Flavia Tritto.
Theme developed by TouchSize - Premium WordPress Themes and Websites