ATP DIARY

Takashi Homma e il mito di Narciso

[nemus_slider id=”65119″] — Sappiamo bene che la figura di Narciso non è molto positiva, anzi, per molti versi non lo è per niente. Vanitoso, egocentrico, egoista fino alla morte (Tiresia profeterà: “Vivrà fino a quando non conoscerà sé stesso”), Narciso è stato talmente incisivo agli albori della nostra cultura che in suo onore si è coniata […]

[nemus_slider id=”65119″]

Sappiamo bene che la figura di Narciso non è molto positiva, anzi, per molti versi non lo è per niente. Vanitoso, egocentrico, egoista fino alla morte (Tiresia profeterà: “Vivrà fino a quando non conoscerà sé stesso”), Narciso è stato talmente incisivo agli albori della nostra cultura che in suo onore si è coniata la parola narcisismo, per definire l’autocompiacimento dell’umana natura. Dalla sua, senza dubbio, aveva la bellezza e l’essere l’incarnazione dell’identità assoluta: limite o potenza, dipende solo dai punti di vista.

In una bella mostra ci ritroviamo a rispolverare questo affascinante mito, La città narcisista. Milano e altre storie, curata da Fantom e ospitata fino al 26 maggio negli spazi di Viasaterna. Due i protagonisti, la già citata città di Milano e il fotografo giapponese Takashi Homma, conosciuto nell’ambito fotografico internazionale dai primi anni novanta. Lo spazio espositivo gli dedica un’ampia mostra monografica che abbraccia tre significative serie di fotografiche. Quella a cui fa riferimento il titolo è forse quella più incisiva visto che è stata realizzata proprio a Milano. Ed è proprio la città meneghina che ci accoglie con il suo ‘centro’, il Duomo di Milano: rovesciato, sbiadito, vibrante. Sembra avvolto in una perenne nebbiolina che poco ha a che fare con il clima. Provvisto di una “sensibilità impressionista”, Takashi Homma riesuma una delle tecniche fotografiche più affascinanti di sempre, la camera oscura, anche detta camera obscura: il dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro stenopeico sul fronte e un piano di proiezione dell’immagine sul retro. Fattesi da sole (così mi piace pensare le immagini), le fotografie che immortalano Milano ne descrivo una delle sue facciate più interessanti: quella omaggiata da grandi talenti, da Vico Magistretti a Gio Ponti, ma anche i contemporanei Zaha Hadid e Arata Isozaki, o le antiche maestranze gotiche del Duomo. Takashi Homma, dunque omaggia Milano raccontandola con il mito di Narciso, mostrandocela forse un po’ vanitosa, ma sicuramente bellissima.

Canoas Huse, Brazil, 2017 Stampa Lambda, cm 100x125 - Courtesy Viasaterna, Milano
Canoas Huse, Brazil, 2017 Stampa Lambda, cm 100×125 – Courtesy Viasaterna, Milano

Nelle altre serie il fotografo ci racconta ben altre storie, come suggerisce il titolo. Inquietante la serie New Waves. Homma ha fotografo una sequenza di onde ogni anno dal devastante tsunami del 2011 provocato dal sisma che ha causato il disastro nucleare della centrale di Fukushima. La bellezza delle immagini sfida il timore del passato disastro e ne ricorda le inevitabili conseguenze. Con la stessa attitudine, riprende un altro avvenimento, questa volta non di portata storica ma altrettanto violento e incisivo. Nella serie Trails ( 2009), Homma segue e riprende con la macchina fotografica le tracce di sangue di alcuni animali feriti. Inevitabile avvicinare le macchie ematiche a quelli che sembrano i segni di un’abile pittura gestuale. Il bianco della neve, le sue gradazioni da candida a sporca, orme e rami spezzati, l’affiorare della terra nerissima: elementi naturali che diventano un’affascinate, sebbene desolante, grammatica formale che racconta la violenza subita dagli animali da parte dell’uomo.

Nella serie di immagini nel piano interrato della galleria, siamo catturati, in modo anche giocoso, dall’abilità del fotografo di sviscerare quello che potremmo definire il concetto di ‘finestra aperta sul mondo’. Nella storia dell’arte, l’idea di ‘finestra’ era messo sempre in relazione alla pittura e alla sua capacità di imitare la realtà.   Nelle immagini di Homma, la realtà è mediata dalla ‘finestra’ in due momenti: la prima è quella metaforica dell’apertura dell’obbiettivo fotografico, la seconda, più pragmatica, è quella delle reale finestre studiate in specifici ambienti architettonici. Nelle sue immagini, capolavori di progettazione – che portano la firma di maestri quali Alvar Aalto, Pierre Jeanneret, Le Corbusier, Oscar Niemeyer – sono immortalati proprio dalle aperture, a loro volta cornice ‘aperte sul mondo’.

Takashi Homma, La città narcisista. Milano e altre storie, courtesy Viasaterna, Milano
Takashi Homma, La città narcisista. Milano e altre storie, courtesy Viasaterna, Milano
Takashi Homma, La città narcisista. Milano e altre storie, courtesy Viasaterna, Milano
Takashi Homma, La città narcisista. Milano e altre storie, courtesy Viasaterna, Milano
Magistretti Plus from the series The Narcissistic City, 2017 Camera obscura e stampa Lamda, cm 141,4x400
Takashi Homma, Magistretti Plus from the series The Narcissistic City, 2017 Camera obscura e stampa Lamda, cm 141,4×400