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Report Supercontinent 2 | Festival Drodesera, Centrale Fies

[nemus_slider id=”77389″] — «Siamo un centro di residenza artistica e produzione, ospitiamo artisti, creativi, intellettuali, dialoghiamo con il mondo della scuola e con il territorio. Il nostro obiettivo è quello di proseguire in questa direzione, facendo sì che questa realtà...

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«Siamo un centro di residenza artistica e produzione, ospitiamo artisti, creativi, intellettuali, dialoghiamo con il mondo della scuola e con il territorio. Il nostro obiettivo è quello di proseguire in questa direzione, facendo sì che questa realtà possa diventare sempre più un centro di sviluppo culturale aperto e proiettato in Europa» spiega Dino Sommadossi, a conclusione della 38esima edizione del festival delle arti contemporanee Drodesera, che si è chiuso sabato 28 luglio, a Centrale Fies, Dro (Trento).

Il festival, intitolato quest’anno Supercontinent 2, ha approfondito e sviluppato le riflessioni iniziate durante la passata edizione: ecco il motivo di un titolo “al quadrato” in cui paesaggio, migrazione, viaggio, identità, origine, pangea sono i termini e i concetti che possono sintetizzare (senza esaurire) la complessità di una condizione che abitiamo e che il festival ha cercato di raccontare, oltrepassando i confini del performativo.

La sezione Talkin’ about, per esempio, che ha visto protagonisti Luca Ruali + Nicola Di Croce + Mata Trifilò, Ugo Morelli, Emanuele Coccia e Filippo Minelli ha permesso di “aprire” la forma del talk per gettare uno sguardo al rapporto che l’uomo ha con il paesaggio contemporaneo, naturale o artificiale, antropizzato o non antropizzato, reale o immaginario, interiore o esteriore che sia.

Il festival ha permesso a performer, artisti visivi, musicisti, ricercatori, operatori culturali di incontrarsi e di incontrare il pubblico, per dare vita a una “festa” poliedrica delle arti contemporanee che lavorano sul “vivo” e che di “vivo” vogliono occuparsi con teatro, danza, performance, riflessione teorica e linguaggio visivo.

Sono stati 41 i progetti di ricerca e le performance presentati a Centrale Fies, di cui 30 per la prima volta proposti in Italia. Gli spettacoli, molto diversi tra loro, hanno registrato più di 5000 presenze e hanno offerto uno “sguardo emancipato”, a volte sorpreso e meravigliato o commosso ed emozionato, a volte riflessivo e pensieroso o divertito, sulla scena contemporanea live.

Lina Lapelyté, Candy Shop - the Circus - Photo credits Alessandro Sala/ Roberta Segata/ Eleonora Tinti (specificato nella nominazione del file) per Centrale Fies_Supercontinent2
Lina Lapelyté, Candy Shop – the Circus – Photo credits Alessandro Sala/ Roberta Segata/ Eleonora Tinti (specificato nella nominazione del file) per Centrale Fies_Supercontinent2
Sotterraneo_Overload_photo credits Alessandro Sala per Centrale Fies
Sotterraneo_Overload_photo credits Alessandro Sala per Centrale Fies

I nomi: gli italiani Dewey Dell, Jacopo Jenna, Marco D’Agostin, Sotterraneo con gli interpreti internazionali Philipp Gehmacher, Halory Goerger + Antoine Defoort/L’Amicale, Tiago Rodrigues, Urok Shirhan, Sarah Vaneeh. Progetto speciale quello di Building Conversation con una performance che più che altro è stata un’esperienza partecipativa di dialogo silenzioso, una conversazione senza parole che in tempi contemporanei di velocità e distrazione, ha portato un’oasi di serenità, di pace e di incontro autentico tra esseri umani nelle Marocche di Dro. L’arte soccorre la vita quando fugge troppo veloce, si potrebbe dire.

Supercontinent “al quadrato” si è chiuso ogni sera con la Club session: COSMESI, che hanno creato un concerto-parodia in cui i performer si sono divertiti a prendere in giro gli stereotipi del mondo musicale interpretando ironicamente i gesti, le movenze, le pose, le espressioni, gli abiti (perfino i gadgets) che sono tipici dell’immaginario della rockstar. Poi il francese Gérald Kurdian e il collettivo John The Houseband che ha trasformato la Forgia in una sala da concerto imprevedibile, gioiosa e giocosa, sconfinando continuamente e intelligentemente nell’improvvisazione e nella mescolanza dei generi musicali. Memorabile il “bank flamenco” in cui Intesa San Paolo e Monte Paschi di Siena sono stati gli assurdi e folli protagonisti elencati nel testo di una canzone. A concludere, la dolcezza e la naïveté di Thea Hjelmeland, artista, compositrice e musicista norvegese dalle capacità vocali straordinarie che ha realizzato per e con il pubblico una performance con pezzi del primo album e inediti dell’ultimo.

Grande festa finale danzereccia con WOWAWIWA, un progetto musicale della coreografa e danzatrice Alma Söderberg (già fondatrice di John The Houseband) con il sound editor e performer Hendrik Willekens.

Si conclude un’altra edizione di Droderesa e aspetta ancora il pubblico per l’anno prossimo, ricordandoci che il festival di Centrale Fies si rinnova continuamente per tentare nuove strade e nuovi percorsi sulla strada della performatività.

 Marco D’Agostin - Avalanche - Photo credits Alessandro Sala/ Roberta Segata/ Eleonora Tinti (specificato nella nominazione del file) per Centrale Fies_Supercontinent2
Marco D’Agostin – Avalanche – Photo credits Alessandro Sala/ Roberta Segata/ Eleonora Tinti (specificato nella nominazione del file) per Centrale Fies_Supercontinent2
Maria Hassabi, STAGING: solo (2017) - Photo credits Alessandro Sala/ Roberta Segata/ Eleonora Tinti (specificato nella nominazione del file) per Centrale Fies_Supercontinent2
Maria Hassabi, STAGING: solo (2017) – Photo credits Alessandro Sala/ Roberta Segata/ Eleonora Tinti (specificato nella nominazione del file) per Centrale Fies_Supercontinent2
Giovanni Morbin, anthological exhibition a cura di Denis Isaia presso Centrale Fies - Photo credits Roberta Segata per Centrale Fies
Giovanni Morbin, anthological exhibition a cura di Denis Isaia presso Centrale Fies – Photo credits Roberta Segata per Centrale Fies