Testo di Giuseppe Amedeo Arnesano —
Era da tempo che nella zona dei decumani tra i vicarielli del centro storico di Napoli, i cantieri dei lavori in corso racchiudevano il perimetro di Palazzo Caracciolo di Avellino, sede della Fondazione Morra Greco. È dal 2015 anno di inizio dei lavori di ristrutturazione e restauro del Palazzo che, l’omonima Fondazione, aveva deciso di intraprendere un nuovo corso.
Lo scorso 29 giugno giorno dell’inaugurazione l’attesa è finalmente terminata. Il cinquecentesco complesso architettonico, che conserva non solo gli antichi resti delle mura greche del basamento, ma anche le grandi pitture affrescate del settecento al piano nobile, si struttura su cinque piani tutti reversibili e distribuiti su circa 2000 mq di spazio museale.
In questa nuova veste la Fondazione, diretta dallo storico collezionista Maurizio Morra Greco, guarda non solo alla sperimentazione e alla ricerca dell’arte contemporanea in ambito internazionale, ma anche alla crescita dei giovani artisti della città per progettare, e realizzare insieme, delle opere che stringano un legame culturale e artistico con il territorio.
In occasione della straordinaria riapertura Jimmie Durham, Henrik Hakansson e Peter Bartos sono i protagonisti che dialogano con i nuovi spazi espositivi. Per Achille Bonito Oliva che cura il testo in mostra di Durham (Arkansas 1940) “La posizione fondante dell’arte di Jimmie Durham, artista cherokee e dunque nativo americano, è il nomadismo, il continuo spostamento verso il proprio confine, verso l’inevitabile frattura di ogni equilibrio del linguaggio”.
Peter Bartoš (Bratislava ,1938), artista slovacco della nuova avanguardia ed esponente radicale della scena artistica slovacca, presenta “Environmental Aesthetics of Peter Bartoš” a cura di Mira Kerastová e con l’architettura espositiva di Petra Feriancová. Lo svedese Henrik Håkansson (Helsingborg, 1968) è invece ospite al terzo piano di Palazzo Caracciolo d’Avellino. L’artista, che da anni sviluppa una personale pratica artistica, guarda al mondo naturale al rapporto con l’osservazione tra essa e la nostra cultura. “La sua ricerca- si legge nel testo di accompagnamento alla mostra- si muove da un punto di vista personale, da un sincero desiderio di fare esperienza, allo stesso tempo fisica e contemplativa, della natura, concentrandosi su aspetti minuti e frammentari di essa: piccoli ecosistemi, comportamenti di alcune specie, esemplari solitari di animali”.
La Fondazione, che fin dai suoi esordi si presenta come Kunsthalle, annovera nel comitato scientifico personalità come Elena Filipovic, Direttore Kunsthalle di Basilea, Luigi Fassi, curatore, Jörg Heiser, Direttore Institut Für Kunst Im Kontext, di Berlino, Francesco Manacorda, Direttore di VAC Foundation e Heike Munder, Direttore Migros Museum di Zurigo.
Alcune delle novità di Palazzo Caracciolo di Avellino riguardano la biblioteca di arte contemporanea e il progetto Digitalism, un sistema di archiviazione digitale per navigare tramite app tra le opere della collezione. Un altro punto di forza della Fondazione è l’interesse nell’riattivare un processo di riqualificazione culturale e sociale a favore del quartiere.