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Basilea durante la settimana della Fiera porta con sé eventi definibili collaterali ma dalla precisa identità e sempre rafforzata autonomia. Liste promuove non solo ciò che é nuovo ma anche quanto ha una dimensione diversa dal proposto e confermato dalle grandi strutture. Alla sua ventesima edizione definisce un passaggio, un’iniziazione che ha mosso artisti e galleristi alla notorietà definendone forse la maturità – che queste due cose coincidano? – un po’ come Art Basel li promuove al livello successivo. 79 Gallerie di cui 13 partecipano per la prima volta, tra cui le italiane Frutta, Federico Vavassori.
Giovani artisti – giovani galleristi – giovane io (la settimana prossima compio 28 anni). E per me giovane vuol dire forte.
I am Lost Without Your Rytm (2009) é il video dell’artista svedese Johanna Billing (1973) che scovo tra altri artisti presentati a Liste da Hollybush Gardens, Londra. Filmato durante l’Ottava Biennale Periferica di Arte Contemporanea a Iasi, Romania (2008), é un editing di un evento live che non ha previsto una performance finale. Ritrae un gruppo teatrale locale amatoriale intento nell’esercizio di una coreografia di Anna Vnuck. Billing compone con puntualità le sequenze di gesti semplici e imprecisi degli adolescenti che stanno per diventare giovani. Mi lascia una sensazione dolciastra ricordandomi quel tempo che mi sembra di aver appena varcato in cui ci si fa costantemente domande sul proprio futuro e in cui si desidera tanto. Io mettevo in discussione la mia forza e sospettavo di non averne. La coreografia, la musica, i loro visi sono perfetti.
I quadri di Duane Zaloudek (1931), esposti dalla Galleria Monitor, Roma – New York sono una recente scoperta che li riporta alla luce dopo quasi cinquant’anni. Mai esposte prima, reintelaiate e restaurate, le tele sono dell’inizio degli anni ‘60. Intitolate tutte Milarepa sono un omaggio a – o uno studio di Brancusi. Potrebbero essere state dipinte quest’anno. La giovinezza di Duane si é conservata, è come se il suo rimanere nascosta per cosi tanto tempo l’avesse in qualche modo preservata. Duane é qui nel breve momento in cui il giovane è appena maturo e non è ancora vecchio. Un momento passeggero e breve, da cogliere, che una volta passato è perso. Sembra che tanti abbiano iniziato imprese eroiche in questo preciso mezzo della vita. E’ quell’ora o mai più che noi tanti stiamo ancora aspettando. Un momento in cui conserviamo quell’irrequietezza che scopriamo saper gestire. Gli anni successivi vedranno Duane concentrarsi sullo studio dei bianchi. Non c’è scelta migliore che esporre queste nuove tele in questa occasione.
Just do It. E’ una frase che sembra darci forza da ormai qualche anno e pare proprio funzionare. Lo riportano Identity 8 e 9, silk screen on cotton di Daniel Van Straalen (1987) per la galleria Stigter Van Doesburg, Amsterdam e tra loro Identity 7 con la Nike di Samotracia (190BC). Credo di cercare un ideale, di essere alla ricerca di quel momento in cui Duane è ancora li trentenne a Liste, sto cercando quell’esatto momento in cui io solamente “lo faccio” o qualcun altro “lo fa”. Quando lo vedo la buona notizia è che non è camuffabile. C’è e basta.
Simone Subai Gallery, New York, propone una collaborazione tra due artisti Anna K.E (1985) e Florian Meisenberg (1980). Un duetto intitolato Late Check Out che include disegni stampe e tre video, in questi Anna K.E. indossa un body preso direttamente dalla moda tra 20 anni, i due artisti in una stanza d’albergo agli ultimi paini in Times Square si filmano a vicenda riproponendo una relazione intima tra osservatore e musa che si crea da questa loro cattività tecnologica. Purtroppo li sto solo spiando. Forse questa tensione tra digitale – analogico – corpo e schermo è poi il vero problema, o la questione di questi anni e di oggi e qui questo non è usato come fine ma come un mezzo per definire in modo sobrio un’estetica che mi piace molto.
A proposito di questo la galleria Kow, Berlin, accosta le opere di Michael E. Smith (1977) e un video, STRIKE, di Hito Steyerl (1966) in cui un monitor sembra distruggersi con un solo colpo di scalpello. Cerco qualcosa che mi faccia deviare, cerco qualcosa di inaspettato a cui non siamo ancora familiari, ma che eventualmente lo diventeremo. Un’anteprima. Quello che voglio è un allarme, qualcosa che mi inquieti e che mi entusiasmi allo stesso tempo – insomma, cerco qualcosa di eccezionale che io possa possibilmente anche comprare.
Bellissima il set up da Boutique dell’artista estone Jaanus Samma (1982) per la galleria Temnikova&Kasela, che partecipa quest’anno a Liste per la prima volta. Maglioni fatti a mano in Lettonia hanno scritte di graffiti trovati in luoghi pubblici di tutta Europa. Le opere di Benedicte Gyldenstierne Sehested che ha appena concluso la sua personale alla galleria Micky Schubert, Berlin, includono le stesse figure in sculture, polaroid e stampe, quelle che preferisco. Reflections (on Attitude) di Achraf Touloub (1986) per Plan B, Berlin – Cluj, è un video nero che è quasi una scultura in cui è inquadrata una parte di vestito di un uomo che corre.
Project Native Informant, Londra partecipa a Liste per la prima volta proponendo tre collettivi: DIS (fondato nel 2010 a New York) che si evolve dall’omonima rivista interattiva online dismagazine.com, GCC (fondato nel 2013 lavora nel Golfo Persico) il cui nome e’ preso da Gulf Cooperation Council e Shanzai Biennal (fondato nel 2012, opera tra New York e Shangai) che camuffa moda e arte. Magnifico Shanzai Biennal No.2 Head and Shoulders Dress (2013), in edizione di 3, cucito da un artigiano di Valentino.
Mi interessano tutti perchè sembrano ampliarsi a una visione globale senza appesantirsi e senza rimorso, interessante sarebbe seguirne gli sviluppi. Sembra che Liste abbia placato il mio appetito e sono sicura che queste ricerche finiranno anche nel nostro pret a porter diventando e definendo anche un po’ l’estetica dei nostri giorni.