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Strauss Borque-LaFrance, USA Objects — T293

[nemus_slider id=”50366″] Secondo Strauss Borque-LaFrance (nato nel Maine, vive e lavora a Brooklin) e l’artista Em Rooney, autrice del testo che accompagna la mostra, le composizioni in legno colorato che occupano gli spazi di T293 (Roma) dovrebbero ricordare dei volti. Avendo...

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Secondo Strauss Borque-LaFrance (nato nel Maine, vive e lavora a Brooklin) e l’artista Em Rooney, autrice del testo che accompagna la mostra, le composizioni in legno colorato che occupano gli spazi di T293 (Roma) dovrebbero ricordare dei volti. Avendo una diversa sensibilità, anche dopo averle osservate a lungo, da vicino e da lontano, di sbieco e di fronte, non riesco proprio a vederci un viso. Sicuramente non soffro di pareidolia (la tendenza istintiva a trovare forme familiari in immagini disordinate e, quindi, vedere facce nelle cose – ad esempio nella luna), proverò in ogni caso a raccontarvi la mostra dal mio punto di vista.

Il titolo USA Objects, spiega Rooney, si rifà all’autorevole testo del 1970 sull’artigianato americano Objects: Usa. In effetti queste strutture modulari in legno, colorate con un fitto tratteggio infantile, come di pastello a cera, ricordano un particolare tipo di astrazione geometrica pulita, grafica, minimale che rimanda al design americano di quegli anni. Dopo aver parlato un po’ del design, Rooney racconta che in origine questa mostra doveva chiamarsi THE GRLS, riferendosi ai nomi delle artiste donne da cui ogni opera prende il titolo. Significativa la trasformazione da THE GRLS in USA: Objects. “Gli oggetti”, sottolinea Rooney, “con i loro nomi fuori moda tipicamente americani: Betty, Joan, Agnes ed Helen evocano la relazione possessiva della nostra cultura nei confronti delle donne e delle cose.” Continua spiegando come l’abbreviazione ripensata graficamente della parola ‘girl’ si riferisca ai diminuitivi gurl e boi, sostantivi “softly gendered” usati nella cultura Queer per superare ottuse barriere linguistiche, come ‘man’ e ‘woman’. Quindi i titoli hanno iniziato a includere anche nomi maschili (sempre di artisti): Robert (Morris, Irwin), Peter (Halley), John (Armleder, Chamberlin, Cage).

Il testo, che procede con un riferimento alla falegnameria e si conclude citando la madre dell’artista, pittrice dilettante, posiziona nelle mani del visitatore una serie di punti da collegare. In un certo senso la sua natura frammentaria mi ricorda le opere di cui parla: pezzi di legno di diversi colori, uniti per creare un risultato non immediatamente riconoscibile.  Alla lista di suggestioni che queste opere così semplici sono in grado di creare, aggiungerei quella del gioco. Oltre a Piet Mondrian e il suo De Stijl, i colori primari ricordano i vecchi Lego. Il tratteggio che li ricopre gioca con pittura e disegno, le forme oscillano tra scultura e design (sarebbero bellissime librerie, se solo la superficie orizzontale fosse più larga), i titoli mixano riferimenti al mondo dell’arte e cultura pop americana, bidimensionalità e tridimensionalità si tengono per mano.

Riguardandoli un’ultima volta penso alle “opere d’arte” che un bambino annoiato potrebbe creare sul tavolo di un ristorante, pasticciando con gli stuzzicadenti, e mi sembra finalmente di iniziare a vedere delle serissime facce da robot.

Strauss Bourque-LaFrance,   USA Objects - Installation view at T293 Roma 2015 - Courtesy of the Artist and T293 -  Photos by Roberto Apa
Strauss Bourque-LaFrance, USA Objects – Installation view at T293 Roma 2015 – Courtesy of the Artist and T293 – Photos by Roberto Apa
Strauss Bourque-LaFrance,   USA Objects - Installation view at T293 Roma 2015 - Courtesy of the Artist and T293 -  Photos by Roberto Apa
Strauss Bourque-LaFrance, USA Objects – Installation view at T293 Roma 2015 – Courtesy of the Artist and T293 – Photos by Roberto Apa
Strauss Bourque-LaFrance,   USA Objects - Installation view at T293 Roma 2015  - Courtesy of the Artist and T293 -  Photos by Roberto Apa
Strauss Bourque-LaFrance, USA Objects – Installation view at T293 Roma 2015 – Courtesy of the Artist and T293 – Photos by Roberto Apa
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