Ti racconto di un viaggio di ritorno da Helsinki a Venezia.
Tra una città e l’altra ho fatto scalo ad Amsterdam.
Helsinki – Amsterdam.
Amsterdam – Amsterdam.
Amsterdam – Venezia… è andata proprio così!
L’aereo si è alzato da Schiphol e dopo mezz’ora ha virato ed è rientrato per una rottura di un vetro della cabina di pilotaggio. In questo mezzo viaggio che ha avuto per partenza e destinazione lo stesso luogo, mi è capitato di vedere un fenomeno singolare.
Era appena terminato un temporale e si vedeva con evidenza un grande arcobaleno a 180°.
La cosa veramente curiosa è che l’aereo è passato dentro l’arco, infilandosi nella vacuità che lo sottende.
Per la prima volta ho visto l’arcobaleno di profilo, di taglio, nel suo spessore.
È assurdo, astratto, alienante perché disegna nuovamente un arcobaleno in tutto il suo spettro, ma ha una verticalità perfetta, una rigida perpendicolarità tra cielo e terra. Scompare la seduzione della curva e come un filo a piombo si irrigidisce e si inabissa dentro le nuvole, sfondando verso il basso con una dirittura che sembra artificiale.
Tra le tante cose, mi ha fatto pensare che un arcobaleno è pieno! Ed è pieno di arcobaleno, è composto di arcobaleno! E forse la parte più piccola in cui si può scomporre un arcobaleno è ancora un arcobaleno.