

Testo di Maria-Elena Putz
Fresco di stampa, The Story of (my) Exhibitions rientra senza dubbio nella lista dei volumi d’arte “must have” del nostro tempo. È pubblicato da Silvana Editoriale, in collaborazione con Studio Celant, e si presenta come il testamento professionale e spirituale a cui il critico d’arte e curatore Germano Celant (Genova, 1940 – Milano, 2020) stava lavorando da molti anni.
All’interno, oltre 300 immagini di allestimenti, testi critici e documenti guidano cronologicamente il lettore attraverso una selezione di 34 mostre, dalla storica Arte povera – Im-spazio, realizzata a Genova nel 1967, a Post Zang Tumb Tuuum: Art Life Politics. Italia 1918-1943, realizzata per Fondazione Prada a Milano nel 2018, passando per Futuro Presente Passato, curata in occasione della Biennale d’Arte di Venezia del 1997.
Non solo “padre dell’Arte Povera”, bensì faro e modello per i curatori di tutto il mondo, Germano Celant viene ricordato da chi l’ha conosciuto come un professionista autorevole e anticonformista, versatile e meticoloso, interessato a inquadrare le pratiche artistiche nella multidisciplinarietà che caratterizza la cultura contemporanea, ponendo l’arte in continuo dialogo con altre discipline, dalla moda al design.
La sperimentazione per Celant non si fermava alle mostre e alle opere esposte, proseguiva nei cataloghi e nei testi critici, considerati da lui stesso estensione dei progetti espositivi e testimonianza delle sue ricerche.
The Story of (my) Exhibitions è un volume da leggere, studiare, guardare e riguardare. Un volume che sarà presente in molte biblioteche e bibliografie illustri.




