ATP DIARY

Some call him pig / Gianni Pettena

  Clay House, 1972,   Installazione ambientale, Salt Lake City, Utah, (USA) Courtesy: Galleria Enrico Fornello – Federico Luger  Ice House I, 1971, Minneapolis, Minnesota, USA, 1971, Installazione, Acqua e tubi in gomma.  Courtesy: Galleria Enrico Fornello – Federico Luger  Il mestiere dell’architetto, 2002 Courtesy: Galleria Enrico Fornello – Federico Luger  Hand Made – Vista […]

  Clay House, 1972,   Installazione ambientale, Salt Lake City, Utah, (USA)
Courtesy: Galleria Enrico Fornello – Federico Luger
 Ice House I, 1971, Minneapolis, Minnesota, USA, 1971, Installazione, Acqua e tubi in gomma. 
Courtesy: Galleria Enrico Fornello – Federico Luger
 Il mestiere dell’architetto, 2002 Courtesy: Galleria Enrico Fornello – Federico Luger

 Hand Made – Vista dell’installazione, Courtesy Galleria Enrico Fornello
Fotografie Floriana Giacinti
  Courtesy Galleria Enrico Fornello – Fotografie Floriana Giacinti
Io sono la spia, 1973,   Courtesy Galleria Enrico Fornello – Fotografie Floriana Giacinti
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Allora è vero che nessuno ti dà la possibilità è che tu ce l’abbia questa possibilità di girare vestirti mangiare e viaggiare e pensare questo no lo puoi fare se lavori se vai avanti non se stai fermo su una mattonella devi guadagnartelo questo devi conquistartelo e devi farlo così cercando il modo  miglioreil più liberante ma le devi fare vedi non puoi sfuggire e io dico che è una bella fregatura è una legge come quella di respirare sembra non ci possa fare nulla e cerchi di dare una forma a ciò che ti passa in mente di dargli un uso e una necessità, per gli altri di prestarci attenzione, non basterebbe parlarne così bisogna anche eccitarsi e dire che sei bravo e serio e hai voglia di farlo e ci credi fino in fondo e ci dedichi la vita. Così anche quando sono partito con giulia e stefania e sono arrivato nella luna da peretola e sono arrivato a chicago e lì nel labirinto dell’aereoporto dove nessuno parlava quello a cui eri abituato ti dirottava a cenni fino al gate del tuo aereo per continuare senza una lira e senza capire perché parlavano troppo in fretta e da midwest e tu potevi che so aver speso un anno in inghilterra e non era servito a nulla niente di niente. Partire da zero là si giocava lo stesso gioco ma con carte diverse bisognava cambiarle in fretta e imparare a decifrarle perché per un anno avevi deciso di stare via di prendere una boccata d’aria (bella fregatura) ti toccava veramente incominciare daccapo e camminare cosa devo essere sembrato non so non me ne importa niente ma si invece apparivo misterioso diverso questo era già importante era una cosa da sfruttare.
Ma il caldo era troppo l’umidità a cento sei per cento sarà possibile e gli inches invece dei centimetri una noia vera e il panino il panino congelato FROZEN SANDWICH un panino tagliato per lungo con due fette di formaggio e due di salame rinchiuso e congelato e la pizza congelata e il some call him pig correvi il pericolo di diventare didattico i laghi erano belli ma io ci caddi dentro con la barca rovesciata e la vela bagnata sul lake harriet alla fine di ottobre a urlare HELP. La polizia sapeva tutto: cosa fare e cosa dovevi fare tipo prendere due aspirine e andare a letto alla fine quando lasciammo l’auto c’era tanta acqua sul pavimento fino al punto in cui ci scaricarono davanti alla porta di casa e quel cartello
Some call him pig

Gianni Pettena
1973, è tratto dal libro “L’Anarchitetto” edito da Guaraldi
Some call him pig, 1971

Gianni Pettena
Emanuele-Cerutti-Collezione-Maramotti-2024