Sissi, Estinti-Istinti | Il curatore racconta…

"Tutta la mostra si muove continuamente tra naturale e umano. La percezione che Sissi ha delle cose e della realtà non è diversa da quella che poteva avere l’Ovidio delle Metamorfosi e che sinceramente sento anche mia, almeno in parte."
31 Maggio 2016

L’artista bolognese Sissi presenta nella galleria di Napoli Tiziana Di Caro il suo ultimo progetto Estinti-Istinti a cura di Antonio Grulli. La mostra ospita il frutto della sua ultima ricerca triennale, espresse attraverso eterogenee tipologie di medium: installazione, disegno e pittura. Il corpo umano, topos sviscerato dall’artista da sempre, è anche in questa mostra al centro. Sissi lo analizza “pressoché scientificamente attraverso strumenti e metodi presi in prestito da discipline quali l’archeologia e l’anatomia.”

Abbiamo posto alcune domande ad Antonio Grulli per capire e avvicinarci alla rara sensibilità dell’artista.

ATP: La mostra di Sissi “Estinti-Istinti” presenta le opere da lei realizzate negli ultimi tre anni. In che modo si evince la versatilità dell’artista?

Antonio Grulli: La mostra è composta di molti lavori, di grandi e piccole dimensioni. Ci sono installazioni, disegni, dipinti, un neon. Sissi è uno degli artisti della nostra generazione che maggiormente è riuscita a utilizzare i più svariati linguaggi (li ha utilizzati praticamente tutti nella sua carriera) riuscendo sempre a declinarli nella propria personale visione. E anche questa mostra ne è un ottimo esempio, inserendo anche un ulteriore elemento, quello del linguaggio poetico. Nei suoi lavori infatti da sempre c’è un’attenzione particolare rivolta al modo in cui le parole vengono accostate alle immagini e alle opere. In primis come titoli: sembra infatti di ritrovare nel suo lavoro l’utilizzo di un titolo-tema e della parola molto simile al modo in cui veniva utilizzato da un Osvaldo Licini, un artista con cui la stessa Sissi ha molte attitudini comuni e che ha respirato in maniera diretta e indiretta. Queste parole singole, o scivolosamente declinate in giochi di parole, hanno la valenza di accrescimenti nominali che accendono come una miccia l’opera, sono rigeneratori dell’oggetto visuale e attuano una funzione di spaesamento poetico, anche se la parola segue sempre l’immagine assecondandola senza mai contraddirla. Crea insomma delle superimmagini. Ma non solo: la parola entra spesso, sia singolarmente sia come frammento poetico, all’interno dell’opera e permette all’artista di utilizzare questo elemento sia nel suo senso linguistico sia come segno grafico che si muove portandosi dietro anche una musicalità fonetica. In Estinti-Istinti, per la prima volta, la dimensione poetica si autonomizza ulteriormente in una serie di disegni che si accompagnano a poesie vere e proprie, un quaderno grafico e poetico che l’artista ha realizzato con la sua consueta prolificità instancabile nei mesi che precedono la mostra.

ATP: Una delle caratteristiche fondamentali della ricerca di Sissi è la sua attitudine per la manualità. Viscerale e passionale, l’azione del creare, a mio parere, va di pari passo con gli stessi contenuti delle sue opere. Qual’è la tua opinione in merito alla manualità che caratterizza i suoi lavori?

AG: Sì, concordo pienamente. L’elemento della manualità in Sissi è inestricabile non solo dai contenuti delle sue opere ma anche dal loro aspetto formale. Per chi la conosce è impressionante vederla lavorare e realizzare praticamente tutto quello che espone. Spesso parlando del suo lavoro ho fatto notare che il modo in cui lei realizza le opere è lo stesso in cui respira, c’è una sovrapposizione biologica delle due cose, tutto esce con una naturalità istintiva e magica che ha dell’incredibile se la paragoniamo al modo in cui la maggior parte degli artisti lavorano oggi. Sissi è in grado di disegnare con facilità, dipingere, e utilizzare i più svariati materiali in modalità innovative. Queste sue capacità le hanno permesso anche di raggiungere una cifra che la rende riconoscibile e unica in tutto quello che realizza, una cosa molto anomala in un contesto come quello di oggi in cui gli artisti spesso rifuggono la riconoscibilità. Essendo il suo un lavoro molto introspettivo, quasi esistenziale, e completamente collegato alla sua dimensione corporea, non poteva essere altrimenti.

ATP: Nella presentazione della mostra, si pone l’accento sull’aspetto ‘liquido’ del progetto da lei sviluppato. Ci introduci il taglio curatoriale che hai seguito per “Istinti-Estinti”?

AG: Non c’è un vero e proprio taglio curatoriale in questa mostra. Semplicemente abbiamo identificato assieme un centro tematico che interessava a entrambi indagare e soprattutto che Sissi sentiva ancora come qualcosa su cui aveva voglia di lavorare. Da lì abbiamo selezionato una serie di lavori realizzati negli ultimi anni, a cui poi abbiamo aggiunto molti nuovi lavori realizzati per l’occasione. Forse in questa occasione sarebbe più sensato parlare di ‘modalità’ curatoriale, perché con Sissi, esattamente come con altri artisti con cui lavoro, abbiamo passato moltissimo tempo assieme negli ultimi mesi, in studio e non, discutendo di ogni singola opera e idea, e molte delle cose che vedrete sono nate proprio all’interno di questo dialogo.

ATP: Archeologia, anatomia, antropologia: le discipline che l’artista tocca sono molteplici ed eterogenee. Brevemente mi racconti come si relazione Sissi con queste branche?

AG:Il suo modo di relazionarsi con queste discipline si muove costantemente da un approccio scientifico e di approfondimento (ha letto una quantità di pubblicazioni scientifiche enorme su queste materie) a quello di una persona in grado di cogliere il lato poetico e spirituale di discipline che altrimenti sarebbero molto sterili. A me invece non interessano per niente le sue fonti di suggestioni mentre sono concentrato completamente sul modo in cui poi lei le utilizza, stilizza e sublima nel suo lavoro.

ATP: La mostra si “chiude” con un opera dove uomo e natura trovano una sorta di “sintonia totale”. Introducendomi l’opera, mi racconti di questa relazione?

AG: Tutta la mostra si muove continuamente tra naturale e umano. La percezione che Sissi ha delle cose e della realtà non è diversa da quella che poteva avere l’Ovidio delle Metamorfosi e che sinceramente sento anche mia, almeno in parte. Tutto è in continuo flusso, cambiamento, nulla è stabile e i confini tra le persone, gli oggetti, i minerali, la natura e le piante sono quanto di più sfumato possiamo immaginare. E’ lo spazio del mito, del sogno e della visione. Tutta la mostra ruota attorno alla ricostruzione, anche psicologica di una figura, un naufrago, del quale è impossibile capire se dal mare è stato smembrato o ricomposto quasi cristianamente a terra. Tutta la mostra è fatta di elementi acquosi, marini, e direi anche luminosi. E’ come se tutto fosse emerso dal un fondale molto profondo, forse perché era giunto il momento per queste strane figure e per questi profili di tornare a galla.

Sissi,   Estinti-Istinti,   Installation view. Courtesy l'artista e Galleria Tiziana Di Caro - Foto Danielo Donzelli

Sissi, Estinti-Istinti, Installation view. Courtesy l’artista e Galleria Tiziana Di Caro – Foto Danilo Donzelli

Sissi,   Venoso di mare 2016 acrilico su tela,   ferro cm 230 x 260 Courtesy l'artista e Galleria Tiziana Di Caro Foto: Danielo Donzelli

Sissi, Venoso di mare 2016 acrilico su tela, ferro cm 230 x 260 Courtesy l’artista e Galleria Tiziana Di Caro Foto: Danilo Donzelli

Sissi,   The one who pours the sea 2016 neon cm 110 x 178 ed. 1/3 Courtesy l'artista e Galleria Tiziana Di Caro Foto: Danielo Donzelli

Sissi, The one who pours the sea 2016 neon cm 110 x 178 ed. 1/3 Courtesy l’artista e Galleria Tiziana Di Caro Foto: Danilo Donzelli

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