Testo di Francesca De Zotti —
L’universo di Simone Berti si è sempre distinto per un certo spirito favolistico, già evidenziato da Luca Cerizza in apertura alla mostra On the bubble del 1999. Quegli strani personaggi con stampelle, protesi e trampoli, che allora abitavano le opere di Berti, nel tempo sono un po’ cambiati, altri ne sono nati, andando a instillare nuova linfa nell’immaginario visivo dell’artista.
Entrando negli spazi di Schiavo Zoppelli Gallery – dove ha da poco inaugurato Soprattutto alberi, mostra personale di Simone Berti – il visitatore è accolto da imponenti presenze arboree di cui vediamo l’apparato radicale, denso di nodi e grovigli. Negli ultimi anni uno dei soggetti ricorrenti nella ricerca dell’artista è proprio quello degli alberi: ce lo testimoniano progetti come Arboree Volanti, realizzato in collaborazione con Thomas Braida, Genuardi Ruta e Patrick Tuttofuoco, Tree time, progetto collettivo al MUSE di Trento, o il più recente Untitled per il Museo Nazionale della Montagna di Torino.
Se per alcuni artisti il legame con la natura è emerso – o si è intensificato – alla luce dei recenti eventi, non è questo il caso di Berti che si confronta con questo tema fin dal 2004.
I paesaggi selvatici del Polesine e del Delta del Po sono stati certamente una prima e spontanea suggestione per l’artista, amplificata dalla lettura della Nausea di Jean-Paul Sartre che lo ha portato a nutrire una certa fascinazione per quella “massa nera e nodosa, del tutto bruta” il cui eccesso di organicità ed esistenza ha avuto un risvolto epifanico tanto per il protagonista del romanzo quanto per lo stesso Berti. E questo interesse è stato alimentato in tempi più recenti anche dall’incontro con gli studi di Stefano Mancuso, dove la vitale importanza delle radici è riconosciuta non solo in termini di ancoraggio e approvvigionamento, ma anche in quanto strumento di connessione e comunicazione tra i diversi alberi.
È da tali premesse che Berti si confronta con questo mondo sommerso che traduce nei lavori presenti in mostra attraverso colori vividi e terrosi, arrivando a conferire a quei tronchi una fisicità tangibile. Come un piedistallo, lo sfondo bianco permette a queste forme di astrarsi dal contesto, attribuendo loro una plasticità quasi scultorea. Tra questi alberi si insinuano anche delle misteriose creature, dei cervi dalle corna simili a radici, che coniugano l’attenzione minuziosa per il dettaglio delle tavole naturalistiche all’inventiva “fiabesca” dei primi anni.
Pur essendo nati in momenti diversi, i lavori dimostrano, attraverso il dialogo reciproco, il tentativo di una sintesi atta a dare forma a una dimensione ambientale della pittura. Entrando in quegli spazi abbiamo la sensazione di immergerci in un ambiente archetipico dove lo “spazio della natura e dell’uomo ancora una volta si sovrappongono in un universo che non sembra conoscere divisioni di specie e categorie”.
Simone Berti – Soprattutto alberi
Schiavo Zoppelli Gallery
fino al 19 marzo 2022