A cura di Javier Duero – Galeria Raquel Ponce – Madrid, 2 aprile – 21 maggio
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Dialogo e mostra ‘a distanza’
Jacopo Miliani risponde
Art*Texts*Pics: Mi racconti la mostra in poche righe?
Jacopo Miliani: Il tema principale della mostra è la presenza/assenza dell’attore e il suo rapporto con lo spettatore. Il progetto espositivo si struttura attraverso la costruzione della ‘mise en scène’, installazioni a carattere effimero dove il corpo scenico è presente per evocazione. Importante è poi la relazione tra lo spettatore e le immagini presentate, che sono aperte a un processo di interpretazione e soggettivazione dello sguardo.
ATP: Cosa pensi potrebbe provare un visitatore vedendo un punto nero su una tenda arancio?
JM: Bhe vedi, per me il punto è una palla e la tenda è gialla. Ma non è importante! Le immagini sono sempre in continuo cambiamento. Guarda …guarda!
ATP: Nel comunicato stampa c’è questa frase che mi rende un pò perplessa: “Through the representation of the human body or his absence, the work shows the eroticism implied in the narcissistic recreation of it. The body, as object and subject of representation, maintains a sexual tension on the viewer.” Cosa c’entra la relazione sessuale?
JM: L’immagine di un corpo e il suo spettatore per me condividono tra loro una tensione erotica attraverso lo sdoppiamento, che è anche conoscenza del sè. Il passaggio di un corpo sulla scena enfatizza questo aspetto, rendendolo fugace.
ATP: Pensi (veramente) che un visitatore abbia delle responsabilità mentre guarda o giudica un’opera?
JM: Lo spettatore ha una grandissima responsabilità e un potere rivoluzionario fortissimo. Sopratutto se pensi ai blog, a google, a internet in generale, dove le immagini e l’informazione sono molto irresponsabili. Se ci riappropriamo delle immagini tutto diventa molto pericoloso.
ATP: Una metafora per la tua mostra.
JM: In una stanza buia buia un bambino sui pattini a rotelle con in mano una candela, o forse no…un fumogeno. C’è della musica.
ATP: Cosa pensi potrebbe provare un visitatore vedendo un punto nero su una tenda arancio?
JM: Bhe vedi, per me il punto è una palla e la tenda è gialla. Ma non è importante! Le immagini sono sempre in continuo cambiamento. Guarda …guarda!
ATP: Nel comunicato stampa c’è questa frase che mi rende un pò perplessa: “Through the representation of the human body or his absence, the work shows the eroticism implied in the narcissistic recreation of it. The body, as object and subject of representation, maintains a sexual tension on the viewer.” Cosa c’entra la relazione sessuale?
JM: L’immagine di un corpo e il suo spettatore per me condividono tra loro una tensione erotica attraverso lo sdoppiamento, che è anche conoscenza del sè. Il passaggio di un corpo sulla scena enfatizza questo aspetto, rendendolo fugace.
ATP: Pensi (veramente) che un visitatore abbia delle responsabilità mentre guarda o giudica un’opera?
JM: Lo spettatore ha una grandissima responsabilità e un potere rivoluzionario fortissimo. Sopratutto se pensi ai blog, a google, a internet in generale, dove le immagini e l’informazione sono molto irresponsabili. Se ci riappropriamo delle immagini tutto diventa molto pericoloso.
ATP: Una metafora per la tua mostra.
JM: In una stanza buia buia un bambino sui pattini a rotelle con in mano una candela, o forse no…un fumogeno. C’è della musica.