SEX, il rituale profano di Anne Imhof al Castello di Rivoli

Dopo la Tate Modern di Londra e l’Art Institute di Chicago la performance di Anne Imhof chiude il suo terzo capitolo al Castello di Rivoli nelle giornate del 25 e del 26 settembre. Il progetto espositivo rimane in mostra nello spazio della Manica Lunga fino al 7 novembre.
15 Ottobre 2021
Sacha Eusebe, Jakob Eilinghoff, Sidy Sylla, Kelvin Kilonzo, Mickey Mahar in Anne Imhof, Sex, 2021 Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Photography: Nadine Fraczkowski Courtesy: the artist and Castello di Rivoli
Kelvin Kilonzo, Eliza Douglas, Sacha Eusebe in Anne Imhof, Sex, 2021 Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Photography: Nadine Fraczkowski Courtesy: the artist and Castello di Rivoli

Testo di Barbara Ruperti —

La prima cosa è il silenzio. Un silenzio amniotico che comprime il rumore e ce lo restituisce in una singola nota continua e muta. Un silenzio di passi e di occhi incerti. Ci stiamo inoltrando nel territorio del sacro.
È il silenzio la prima cosa che ci accoglie all’ingresso della Manica Lunga, spazio che nelle giornate del 25 e del 26 settembre ha ospitato la performance Sex di Anne Imhof.
Sembra di accedere ad un luogo sacro quando si attraversa la lunga sala del Castello di Rivoli. Una sensazione dovuta in parte alle caratteristiche architettoniche della Manica, che si sviluppa come un’unica navata stretta e lunga, percorsa da due file di vetrate che terminano sul fondo con un varco aperto sul paesaggio esterno.
Una serie di opere, alcune realizzate dalla Imhof e altre risalenti al Cinque e Seicento, si susseguono lungo le pareti come dipinti in una cappella. In mezzo tra loro a rompere la continuità dell’ampio corridoio una monumentale struttura di metallo e vetro che si articola in una sequenza di schermi posti uno in fila all’altro, come vertebre di un’immensa spina dorsale.
Questa grande installazione si impone fin dall’ingresso come una presenza straniante. Se da una parte la sua forma evoca quella delle barriere erette per gestire le folle, separare e allontanare le persone nelle nostre città, dall’altra ne nega la funzione, proponendosi quale struttura attraversabile, definita da una costante trasparenza.
Ognuno avanza verso il suo posto, seguendo le indicazioni degli assistenti di sala: “posizionarsi lungo il muro e lasciare libero il corridoio centrale”.
Chiunque abbia assistito ad una delle durational performance di Anne Imhof sa che tutto accade senza annunciarsi, simultaneamente, tutt’intorno agli spettatori.
Qualcuno inizia a muoversi nervoso alla ricerca della sorgente da cui avrà origine l’azione. Qualcun altro è convinto di averla trovata e non si muove di un centimetro.
La tensione aumenta e finalmente il silenzio viene rotto da un fischio di pneumatici che sembrano incidere l’asfalto. Il rumore riverbera intermittente nella sala mentre un performer avanza lentamente lungo la navata. Il tempo si dilata. Una processione di corpi sfila accanto agli sguardi impazienti del pubblico. Un piede davanti all’altro. Sguardi fissi, distanti. Tutto confluisce nel fulcro centrale della navata: in piedi su di un trampolino Eliza Douglas richiama a sé i suoi seguaci come una sirena muta e immobile. A questo punto loro e noi diventiamo una cosa sola: il ribaltamento dei ruoli tra performer e partecipanti si è compiuto nel momento in cui tutti ci troviamo a venerare lo stesso idolo.

Sidy Sylla in Anne Imhof, Sex, 2021 Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Photography: Nadine Fraczkowski Courtesy: the artist and Castello di Rivoli

E nella confusione dei ruoli ogni movimento inaspettato diventa nettare per sguardi assetati. Ogni gesto è contemporaneamente cruciale e banale. Ogni persona presente partecipa alla celebrazione.

Iniziamo a calarci nell’universo di visibilità e sopraffazione di cui Imhof è artefice. Vedere ed essere visto, correre per essere in prima fila, catturare ogni immagine: l’artista svela le dinamiche di potere sottese ad un’umanità sempre più annichilita e apatica, in cui ha la meglio chi riesce a farsi guardare senza ricambiare lo sguardo. È tutta una questione di visibilità: influencer e follower, spettatore e performer.
Sex è un rituale di accoppiamento che esclude il contatto e il piacere della reciprocità: un sesso senza carne, in cui il corpo è solo uno strumento per alimentare un desiderio irrealizzabile. Ogni azione si situa al confine tra la corporeità e la sua negazione, tra sacro e profano: controllo degli istinti e perdita del sé, sguardo distaccato e contatto fisico, assenza e presenza, purezza e decadenza.
Gli angeli caduti di Imhof incarnano il nuovo rapporto con il corpo, un rapporto difficile, in cui l’aspirazione extracorporea si combina ad un’esperienza fisica e sensuale: una tensione tra termini opposti evocata dai riferimenti al mondo delle droghe, all’alta moda e al disturbo alimentare. Ogni gesto nasconde una consapevolezza estetica: pose da copertina e movimenti estremamente controllati evocano le abitudini di un’umanità costantemente esposta davanti a un obiettivo.
Sulla parete alle nostre spalle il Narciso di Caravaggio si guarda attraverso uno specchio d’acqua. Quest’opera, proveniente dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica e in prestito al Castello di Rivoli in occasione della mostra, invita a una riflessione contemporanea sulla questione dell’identità e sull’immagine di sé: siamo troppo occupati a flirtare con il nostro riflesso sullo schermo da accorgerci che siamo totalmente soli?
Sex, che Anne Imhof avrebbe dovuto presentare al Castello di Rivoli nel 2020, è diventata più che mai attuale dopo lo scoppio della pandemia: se prima il discorso sul corpo si limitava agli ambiti del gender e della sessualità, nell’ultimo anno e mezzo ha improvvisamente assunto un ruolo centrale in qualsiasi decisione individuale o politica.
L’immaginario ideato dall’artista riporta alla luce dei ricordi perturbanti: assembramento sociale, distanziamento, attesa, irrequietezza, gesti reiterati, grandi schermi trasparenti che connettono e separano. Tutto sembra domandarci quanto di tutto ciò che abbiamo vissuto non fosse già stato parte delle nostre vite prima della pandemia.
Al termine delle quattro ore di performance, una processione conduce i partecipanti all’esterno, lungo la salita che porta a Villa Cerruti, dove viene scortata l’opera di Caravaggio. Lì il rito prosegue tra odori di fiori bruciati e di terra bagnata fino a raggiungere il piccolo cimitero dei cani dietro alla villa.
Due voci intonano People are strange in un’intima litania. Ognuno riemerge piano dalle scalinata. Poi è silenzio.

Eliza Douglas, Jakob Eilinghoff in Anne Imhof, Sex, 2021 Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Photography: Nadine Fraczkowski Courtesy: the artist and Castello di Rivoli
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