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Sara Enrico | Mirroring, Fonderia Artistica Battaglia

[nemus_slider id=”61757″] — Mettersi alla prova, sfidare le proprie capacità, testare i propri limiti: queste, per sommi capi, le potenziali azioni che segnano l’esperienza di un artista quando decide di confrontarsi con tecniche ed conoscenze che esulano dalla sua portata. Un bel esercizio è quello che offre la Fonderia Artistica Battaglia, che concede agli artisti, […]

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Mettersi alla prova, sfidare le proprie capacità, testare i propri limiti: queste, per sommi capi, le potenziali azioni che segnano l’esperienza di un artista quando decide di confrontarsi con tecniche ed conoscenze che esulano dalla sua portata. Un bel esercizio è quello che offre la Fonderia Artistica Battaglia, che concede agli artisti, grazie al progetto Open Studio, la possibilità poter seguire la produzione dal prototipo alla patina, assistito dalle maestranze artigianali, e di avere a disposizione uno spazio espositivo per il progetto finito.

Lo scorso 13 dicembre negli spazi della Fonderia, Sara Enrico ha presentato l’esito della sua esperienza di due settimane. La serie di nuovo lavori hanno come titolo Mirroring e sono il risultato di un processo di lavorazione molto particolare. Abbiamo chiesto al curatore Denis Isaia, che ha seguito il progetto, alcune delucidazione su questa ultima produzione di Sara Enrico.

ATP: Le opere che Sara Enrico presenta alla Fonderia Artistica Battaglia trovano la loro genesi in un processo digitale, mirroring web. Mi racconti in cosa consiste e che attinenza ha con il lavoro della Enrico?

Denis Isaia: Abbiamo indicato nel comunicato il mirroring web dando conto della fonte da cui proviene “Mirroring” il titolo della nuova serie di lavori. Il mirroring web è una tecnica di riproduzione dei contenuti digitali su differenti server che facilita l’accesso contemporaneo di un alto numero di utenti a siti web e link per il download. Nel contesto del lavoro di Sara la scelta di mutuare il titolo dal mirroring web va individuata nel rispecchiamento fra le due materie di cui sono composte le opere, il bronzo e il neoprene, e quindi ricondotta a questioni che riguardano la ridondanza, la copia e la fluidità. Se Giorgina Bertolino ha perfettamente ragione quando nel catalogo di Greater Torino del 2014 scrive a proposito di Sara Enrico che “il titolo contiene una prima indicazione sulla natura del lavoro ma, si limita a fornire un’analogia, lasciando spazio alla dinamica interpretativa che circola tra le parole e la visione”, la questione interessante dal mio punto di vista è come principi che rimangono di per sé piuttosto generici, concorrano a ridefinire l’esperienza di originalità dell’opera che facciamo di fronte a un suo lavoro. Il altri termini credo che il principio che anima la pratica di Sara Enrico debba essere individuato nel concetto di orginalità, quale risultato finale di un processo di conoscenza del cui precipitato l’opera è contenitore.

ATP:Mi dai un tuo punto di vista sugli artisti che assorbono meccanismi, strutture e formalismi dal web?

DI: Gli artisti hanno sempre celebrato il proprio presente. È una considerazione che come pubblico dobbiamo assumere e allo stesso tempo tralasciare. Ho spesso pensato all’opera come una forma di reincarnazione del tempo in cui il tempo stesso deve poter morire e rinascere in un altro corpo. Mi appoggio ancora alla parole di Giorgina Bertolino che nello stesso testo dichiara: “la relazione con il digitale è significativamente articolata nella direzione della profondità, dimensione indagata a forza di sovrapposizioni e sottigliezze, di strati, di layers che agitano la piattezza della superficie”. Bertolino individua in Sara Enrico una continuità, permettimi il gioco di parole, superficiale con le tipologie della digitalità le cui peculiarità vanno ricondotte nella celebrazione di ragioni più ampie, che a mio avviso riguardano direttamente la fragilità quale caratteristica costitutiva il nostro presente. Allo stesso modo “Mirroring” si presenta come una palestra del sensibile che, diversamente da altre esperienze di matrice digital, sulla cui pelle ogni fatto rimbalza, convoca il tatto e rigenera il senso dello sguardo.

Sara Enrico,   Mirroring,   2016,   opere in lavorazione,   Fonderia Artistica Battaglia - Courtesy l’Artista
Sara Enrico, Mirroring, 2016, opere in lavorazione, Fonderia Artistica Battaglia – Courtesy l’Artista

ATP: In merito alla collaborazione dell’artista con la  Fonderia Artistica Battaglia. Che esiti ha dato questo incontro?

DI: La Fonderia Artistica Battaglia è un posto raro. Sara cercava qualcuno che potesse garantire il suo approccio processuale. Oltre alle conoscenze tecniche di una fonderia artistica qualificata, aveva bisogno di competenze curatoriali interne che potessero comprendere e mediare le diverse fasi produttive. Inoltre la Fonderia ci ha dato la possibilità di avere un open studio finale dando continuità a quegli accerchiamenti che alimentano le opere di Sara e di accogliere chi, come Luisa Ferrario, ha voluto accompagnarci producendo il progetto.

ATP: E’ evidente la portata sperimentale del suo progetto. Mi racconti i passaggi più innovativi con cui l’artista ha sperimentato con la tecnica della fusione?

DI: Si tratta di una traduzione, in bassa definizione, di una forma grafica in una forma plastica. La forma plastica, ossia la fusione, successivamente è stata intrecciata con un panno di neoprene comunemente utilizzato per le mute da sub. L’intenzione di lavorare sulla fluidità e sui cambiamenti di stato è dagli inizi parte dei pensieri di Sara. Sia il bronzo che il tessuto in neoprene rispondono, seppur da prospettive diverse, a questi principi: il bronzo è la solidificazione di una materia liquida, mentre il neoprene è utilizzato per immergersi in un ambiente estraneo ai caratteri biologici umani. L’incontro fra queste due materie apre lo spazio a intrecci narrativi ed espressivi i cui presupposti ibridi sono confermati dal processo produttivo. Le fusioni infatti sono traslazioni a mano libera e in tre dimensioni di disegni tracciati con la tavoletta grafica: le candele di paraffina che vengono normalmente usate come imbocchi dei canali di colata del bronzo liquido sono l’elemento puntiforme base, il pixel, con cui sono stati tradotti in tre dimensioni i disegni. Successivamente le forme-disegno sono state a loro volta attaccate a dei canali di scolo e interrate per la fusione, evitando il negativo che avrebbe permesso la copia. In un terzo momento le fusioni sono state ossidate e fatte passare nelle asole preparate nel neoprene.
Come è facile intuire la sola descrizione formale amplia la cognizione dell’opera che si presenta come il precipitato di rispecchiamenti fra tecniche, materiali e materialità differenti.

ATP: Anche per la presentazione del progetto, avete optato per una forma insolita. Mi racconti le motivazioni di questa scelta?

DI: L’open studio è a metà fra la visita ad un gesto artistico ancora in corso e una mostra. Il formato rispetta la continuità e la contiguità fra il processo produttivo e quello espositivo. Con l’open studio invitiamo gli amici e tutti coloro che vogliono venire a partecipare al rito del primo sguardo. Per noi è come se questi oggetti già forti di densità e contatti possano raccogliere con un nuovo ritmo lo spazio e il tempo che gli hanno generati e caricarsi prima di essere scritturati.

Sara Enrico,   Mirroring,   2016 bronzo,   neoprene,   filo di seta e poliestere 10 x 140 z 200 cm circa,   installazione mostra Open Studio,   Fonderia Artistica Battaglia - Courtesy l’Artista foto © Virginia Taroni
Sara Enrico, Mirroring, 2016 bronzo, neoprene, filo di seta e poliestere 10 x 140 z 200 cm circa, installazione mostra Open Studio, Fonderia Artistica Battaglia – Courtesy l’Artista foto © Virginia Taroni
Sara Enrico,   Mirroring,   2016 bronzo,   neoprene,   filo di seta e poliestere 10 x 140 z 200 cm circa,   installazione mostra Open Studio,   Fonderia Artistica Battaglia - Courtesy l’Artista foto © Virginia Taroni
Sara Enrico, Mirroring, 2016 bronzo, neoprene, filo di seta e poliestere 10 x 140 z 200 cm circa, installazione mostra Open Studio, Fonderia Artistica Battaglia – Courtesy l’Artista foto © Virginia Taroni