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Sara Basta – La prima madre | Fondazione Pastificio Cerere

La pratica artistica di Sara Basta si concentra da sempre sui temi quali la casa e il corpo indagati attraverso un passaggio continuo tra personale e collettivo. Nella mostra La prima madre – a cura di Cecilia Canziani e Costanza...

Sara Basta, La prima madre, Installation view, Silos, 2022. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere. Crediti: Carlo Romano
Sara Basta, La prima madre, performance Antenate#1, Installation view, Silos, 2022. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere. Crediti: Carlo Romano.

La pratica artistica di Sara Basta si concentra da sempre sui temi quali la casa e il corpo indagati attraverso un passaggio continuo tra personale e collettivo. Nella mostra La prima madre – a cura di Cecilia Canziani e Costanza Meli in corso fino al 26 marzo alla Fondazione Pastificio Cerere – questi temi sembrano convergere in un unico elemento: la madre.
Tra gli spazi in superficie della Fondazione (silos) e i sotterranei (spazio molino) le opere in mostra dialogano tra loro non per prossimità o in un percorso lineare, bensì in un gioco continuo di rimandi che attraversano spazio e tempo.
Se negli ambienti bianchi e rinnovati del silos il tempo è il presente, quello nelle sale dei sotterranei è un passato fatto di ricordi dai quali emerge ancora una volta l’adesso. Il risultato è una mostra che deve essere intesa e percorsa come una mappa emozionale costruita a partire dal tempo dell’artista che da personale si fa collettivo.
Punto ideale di partenza per il percorso della mostra è la serie di autoritratti dipinti ad occhi chiusi durante il lockdown – realizzata in china (spazi del silos) e in acquarello (spazio molino) – nella quale la figura emerge ogni volta in modo diverso attraverso un gesto rapido frutto di azioni sporadiche e brevi con le quali l’artista sembra tentare di affermare la concretezza dell’immagine nel tempo presente. Una presenza che tende però ad affievolirsi con il trascorrere del tempo e della ripetizione come accade nella serie in acquarelli. A fare da contrappunto a questi lavori la serie Antenate, un lavoro sulla maschera che si declina in due fotografie a colori e tre sculture, ritratti composti a memoria per frammenti e particolari. Il ricordi qui, seppur vago, si fa materiale attraverso gli oggetti che resistono al e nel tempo presente.
L’imperfezione e l’affievolirsi tornano nell’audio diffuso negli spazi sotterranei. In prossimità della scala su una stoffa bianca (opera dalla quale prende il titolo la mostra) il ricamo centrale delinea la sagoma dei capelli della madre dell’artista.

Sara Basta, La prima madre, Installation view, Silos, 2022. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere. Crediti: Carlo Romano
Sara Basta, La prima madre, “Capanna”, video- installazione (2021), Silos, 2022. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere. Crediti: Carlo Romano.

Un ritratto senza volto, costruito ancora una volta a partire da un frammento per richiamare un’esistenza. Ad accompagnarla un’installazione sonora che diffonde nello spazio la voce flebile della madre intenta a raccontare episodi di vita in una narrazione non sempre lucida e lineare. 
Mentre la lingua della madre si sgretola, quella del figlio si costruisce. Negli stessi spazi la serie fotografica Mammacanguro (2013) e il video L’ultima volta, che documenta l’ultima volta in cui Basta ha allattato il primo figlio, segnano infatti il passaggio ad un tempo futuro che passa inevitabilmente da quello presente e quello passato. L’artista una volta figlia è diventata madre. Un passaggio di ruolo nel quale convivono da una parte l’immagine della madre come radice, quindi una relazione originaria, e dall’altra un’esperienza che può essere percepita soltanto nella crescita e nella trasformazione cioè ciò che si diventa.  
La figura, e il ruolo, della madre assumono così un duplice senso che trova nel legame corpo-casa-linguaggio la propria rappresentazione. Facendo ricorso, come spesso nella sua pratica artistica, alle dinamiche del gioco, Basta dà forma altra alla madre attraverso le figure retoriche della costruzione, del dissolvimento e della protezione. Elementi già visibili nelle opere allestite negli spazi sotterranei e che sono messi in luce nell’installazione Capanna, una proiezione a muro semi nascosta al di là delle pareti di un rifugio di stoffa. Uno spazio immaginario – e immaginato – che si inserisce nello spazio esistente trasformandolo temporaneamente. 
Dentro e fuori, sopra e sotto, passato e presente, madre e figlia, La prima madre è la narrazione personale di una circolarità della vita che si trasmette a un’altra vita. 

Sara Basta -La prima madre 
A cura di Cecilia Canziani e Costanza Meli
Fino al 26 marzo 2022
Fondazione Pastificio Cerere, Roma 

Sara Basta, La prima madre, “Mammacanguro”, serie di quattro fotografie (2013)
Sara Basta, La prima madre, “L’ultima volta”, proiezione video (2011), Spazio Molini, 2022. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere. Crediti: Carlo Romano.
Sara Basta, La prima madre; “Quello che non vedo” serie di acquarelli su carta (2020), Spazio Molini, 2022. Courtesy Fondazione Pastificio Cerere. Crediti: Carlo Romano.