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Santu Mofokeng è il vincitore del Premio Internazionale per la Fotografia 2016

[nemus_slider id=”53845″] Testo di Annalisa Malavolta Insieme ad un fitto calendario di eventi espositivi e la promozione di corsi con grandi maestri della fotografia nazionale ed internazionale, Fondazione Fotografia Modena si conferma ancora una volta punto di riferimento della ricerca sull’immagine contemporanea. Questo riconoscimento gli è attribuito anche grazie al concorso in cui, ogni due […]

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Testo di Annalisa Malavolta

Insieme ad un fitto calendario di eventi espositivi e la promozione di corsi con grandi maestri della fotografia nazionale ed internazionale, Fondazione Fotografia Modena si conferma ancora una volta punto di riferimento della ricerca sull’immagine contemporanea. Questo riconoscimento gli è attribuito anche grazie al concorso in cui, ogni due anni, Fondazione Fotografia e Sky Arte conferiscono un premio a un fotografo vivente che con la sua ricerca abbia contribuito in maniera significativa allo sviluppo della cultura legata all’immagine  e alle sue molteplici declinazioni. Tra la rosa dei finalisti della prima edizione del Premio Internazionale per la Fotografia, la giuria ha scelto il sudafricano  Santu Mofokeng (1956, Johannesburg) che esporrà le sue opere in una mostra personale presso il Foro Boario di Modena.

Il Premio, fortemente voluto dal direttore della Fondazione, Filippo Maggia, quest’anno ha toccato il tema dell’identità e non è un caso che il premio sia andato a questo artista che durante la sua carriera ha incentrato la sua ricerca sulla realtà sudafricana in un periodo temporale che copre circa cinquant’anni, dall’Apartheid ai giorni nostri. Di Mofokeng si notano subito alcuni tratti caratteristici come la riservatezza e la libertà di espressione che gli hanno permesso di creare immagini altamente suggestive. Come spiega bene Maggia nel discorso di premiazione: “La sua è una creatività totalmente aperta, che non si riferisce a un soggetto specifico ma ruota attorno al tema dell’affermazione di un’identità. La varietà di soggetti e la capacità di riuscire ad accostarsi ad essi con lucidità e ragionata asprezza contraddistinguono il suo lavoro”. La prima edizione del Premio affronta il tema dell’identità, argomento caro sin dagli esordi della fotografia in quanto non solo identificato con il filone del ritratto e la nascita dei primi grandi ateliers ma anche per i risvolti che assume nel corso del Novecento come momento importante di registrazione di una memoria sia essa culturale, sociale, storica, politica o religiosa. Questo ruolo sembra ancora più centrale in questi ultimi anni nei quali i contorni della quotidianità sembrano ancora più sfumati in una realtà in continuo movimento e trasformazione. Si comprende, quindi, come il tema dell’identità sia locale che globale sia ancora un argomento che permette numerose interpretazioni e le arti sono ancora una volta il mezzo attraverso il quale compiere questa lettura e dare, anche se solo parzialmente e temporaneamente, alcune risposte.

La mostra “Santu Mofokeng. A Silent Solitude”, a cura di Simon Njami e con catalogo Skira, sarà aperta fino all’8 maggio 2016 ed è un momento importante per conoscere un grande artista che ha dedicato quasi tutta la sua ricerca alla questione dell’identità nera e dell’integrazione tra le comunità. Gli scatti esposti mostrano tutta l’umanità e la presenza nel qui ed ora di una serie di figure umane che si presentano come anime nude, quasi che dai loro gesti e dai loro sguardi possa trasparire tutto quello che pensano e provano. L’artista registra, ferma nell’attimo ma non giudica e si mette al loro stesso livello, discreto come un amico che sa che alle parole a volte è meglio un rispettoso silenzio, partecipato e comprensivo. Eppure niente ci risparmia l’artista nel descrivere questi luoghi e queste persone, le mani consunte, i visi pieni di rughe, la fatica e persino la magrezza di un cavallo lasciano in bocca l’amaro di una questione irrisolta, di un antico dolore che non è mai stato guarito ma che, razionalmente, accettiamo come qualcosa che ci appartiene.

Santu Mofokeng  Buddhist retreat near Pietermaritzburg Kwazulu Natal (2003) dalla serie ‘Chasing Shadows’ stampa ai pigmenti  © The Santu Mofokeng Foundation Images courtesy Lunetta Bartz,   MAKER,   Johannesburg
Santu Mofokeng Buddhist retreat near Pietermaritzburg Kwazulu Natal (2003) dalla serie ‘Chasing Shadows’ stampa ai pigmenti © The Santu Mofokeng Foundation Images courtesy Lunetta Bartz, MAKER, Johannesburg
Santu Mofokeng  Undersized,   stunted-in-growth and rotting melon dumped in the veld outside Kroonstad,   Free State (2007) dalla serie ‘Climate Change’ stampa ai pigmenti © The Santu Mofokeng Foundation Images courtesy Lunetta Bartz,   MAKER,   Johannesburg
Santu Mofokeng Undersized, stunted-in-growth and rotting melon dumped in the veld outside Kroonstad, Free State (2007) dalla serie ‘Climate Change’ stampa ai pigmenti © The Santu Mofokeng Foundation Images courtesy Lunetta Bartz, MAKER, Johannesburg
Santu Mofokeng  Dove Lady #4,   Orlando East,   Soweto(2002) dalla serie ‘Billboards’ stampa ai pigmenti © The Santu Mofokeng Foundation Images courtesy Lunetta Bartz,   MAKER,   Johannesburg
Santu Mofokeng Dove Lady #4, Orlando East, Soweto(2002) dalla serie ‘Billboards’ stampa ai pigmenti © The Santu Mofokeng Foundation Images courtesy Lunetta Bartz, MAKER, Johannesburg
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