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Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF Di Fabio | Fondazione Arnaldo Pomodoro

Tutti i corpi sono diversi, tutti i corpi sono uguali: due frasi contraddittorie ma entrambe vere. Sembrano giocare su questa idiosincrasia – anche dialettica –  le due artiste ospitate alla Fondazione Arnaldo Pomodoro nella mostra Rosa in Mano a cura...

Rosa in mano – Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF Di Fabio – Installation view, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2021
Rosa in mano – Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF Di Fabio – Installation view, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2021

Tutti i corpi sono diversi, tutti i corpi sono uguali: due frasi contraddittorie ma entrambe vere. Sembrano giocare su questa idiosincrasia – anche dialettica –  le due artiste ospitate alla Fondazione Arnaldo Pomodoro nella mostra Rosa in Mano a cura di Eva Fabbris. 
Nevine Mahmoud e Margherita Raso intraprendono un dialogo che definirei in chiaro-scuro: dove una toglie, l’altra aggiunge, dove una crea dinamicità, l’altra punta sulla fissità. Mahmoud smembra, Raso aggroviglia. Anche nei materiali, una sceglie la lucidità e trasparenza del vetro, mentre l’altra l’opacità della stoffa.
Entrambe gravitano attorno allo stesso soggetto: il corpo come archetipo, la sua universalità o, viceversa, sulle sue differenze, sull’essere unico e distinto. 
In mostra lo spazio è per lo più cadenzato dalla presenza di una serie di opere di Nevine Mahmoud: elementi in vetro soffiato che riproducono dei seni come fossero dei contenitori concavi: dei recipienti chiusi ermeticamente, fragili e traslucidi. Suscitano la sensazione di grande fragilità, dovuta anche a delle suture che ne interrompono lievemente la perfezione.
Accoppiati, appesi o appoggiati questi seni perdono la loro complessità di organo deputato alla produzione del latte, per diventare un frutto, un fiore, una coppa dai colori epidermici. Tra le varie ‘ghiandole’, solo una è azzurra, stranamente. Le altre sono rosa, marroni, rossastre, lattiginose. Quelle appoggiate – su plinti in plexiglass trasparente e giallo, tonalità che esaltano o esasperano la fragilità che sottolineavo prima – si aprono per diventare una corolla accogliente o si chiudono, per trasformarsi in una perfetta e laccata pesca.
Nella parete di fondo, sberleffo o ammiccamento, una lingua gigante in marmo è stata installata a un metro e mezzo d’altezza: chiosa o provocazione?
Nonostante la freddezza dell’allestimento – pareti bianche, luci al neon – le opere nel loro insieme suscitano un’ambigua sensualità, un sottile languore. 

Rosa in mano – Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF Di Fabio – Installation view, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2021

Nel grande drappo di Margherita Raso i corpi sono interi, formati da sinuose linee discontinue, a volte aperte, a volte chiuse, intersecate. Linee sottili si moltiplicano in tratti più grossi, vibranti.
Nell’insieme i tanti corpi sembrano aggrovigliarsi in una inarrestabile e rovinosa caduta. Senza equilibro e destabilizzati, i corpi si piegano, si chiudono su loro stessi. L’artista sceglie il colore rosa come sfondo, mentre per i corpi in caduta, un rosso vermiglio.
L’intreccio dei fili tessuti a telaio jacquard risponde alla levigatezza del vetro soffiato di Mahmoud: emerge un dialogo pervaso di delicatezza sia per come è trattato il tema del corpo, sia per le forme aggraziate che caratterizzano tutte le opere.
Mi aiuta in questa considerazione il titolo, Rosa in mano: allude forse al fiore o al colore rosa? In ogni caso, suggerisce un’immagine che ricorda un avvenimento, una commemorazione o, semplicemente un dono d’amore.

Per questa mostra è stato coinvolto un terzo artista, Derek MF Di Fabio.
Di Fabio sta conducendo un laboratorio presso la Casa di Reclusione di Vigevano, iniziato lo scorso febbraio 2020, che si svolge sia in presenza che in forma epistolare. Grazie a riproduzioni e documentazione, l’artista porta le opere di Mahmoud e Raso in carcere, offrendole a un gruppo di detenuti come spunti per un laboratorio di scrittura che passa anche per il confronto con autori letterari e teorici (James Ballard, Dino Buzzati, William Gibson, Alexis Pauline Gumbs…). Spiega Di Fabio: “Il workshop propone la scultura ai partecipanti come somma di gesti e decisioni da indagare attraverso narrazioni e l’invocazione di ciò che è altro. Il tema è il rapporto materiale e sensibile con qualcosa che non è presente, la relazione fisica con la memoria.” 
Il risultato del laboratorio è una traccia audio scaricabile gratuitamente dal sito della Fondazione e il cui ascolto può fungere da audioguida della mostra.
Dal momento che il workshop è ancora in corso, all’inaugurazione verrà presentata una prima parte dei materiali: il lavoro completo sarà presentato nel corso dell’autunno.

Fondazione Arnaldo Pomodoro 
PROJECT ROOM #14 
Rosa in mano – Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF Di Fabio 
a cura di Eva Fabbris 
Fino al 17 dicembre 2021 

Rosa in mano – Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF Di Fabio – Installation view, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2021
Rosa in mano – Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF Di Fabio – Installation view, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano 2021