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RIDEAUX / blinds | Institut d’art contemporain di Villeurbanne

[nemus_slider id=”42561″] Scroll down for English text Ho avuto di recente la possibilità di visitare la mostra “RIDEAUX / blinds” all’interno dell’ Institut d’art contemporain di Villeurbanne, una frazione di Lione, in Francia. La curatrice, Marie de Brugerolle è uno...

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Ho avuto di recente la possibilità di visitare la mostra “RIDEAUX / blinds” all’interno dell’ Institut d’art contemporain di Villeurbanne, una frazione di Lione, in Francia. La curatrice, Marie de Brugerolle è uno dei pochi curatori indipendenti che a livello internazionale lavora con un taglio intellettuale capace di definire una propria linea critica, con gusti ben definiti e una visione chiara, non il solito curatore all’inseguimento delle ultime mode. Negli anni, Marie ha curato mostre per spazi come il MOMA, il Centro Pompidou, il Palais de Tokyo, ma anche piccoli luoghi di ricerca come il LACE di Los Angeles. Ha riscoperto e approfondito il lavoro di artisti usciti dai radar come Guy de Cointet, una figura tornata ad essere molto influente per le ultime generazioni di artisti e performer e sulla cui vita ha realizzato di recente un film documentario. Questa sua lungimiranza nasce da una grande indipendenza intellettuale che gli permette di muoversi con totale libertà arrivando fino a figure anomale del panorama dell’arte come Luigi Serafini.

La mostra “RIDEAUX / blinds” potrebbe a prima vista stupire rispetto al progetto di un critico che ha incentrato la propria pratica soprattutto sulla performance. Ma solo a prima vista. “RIDEAUX / blinds” sono due termini – uno in francese e l’altro in inglese – che significano tendaggio e tende, intese come l’oggetto volto a oscurare un interno o a dividere due spazi. Tutte le opere in mostra hanno l’aspetto di tende o indagano questi oggetti che, nelle intenzione della curatrice, assumono anche una funzione metaforica e esistenziale. Il soggetto della ricerca è infatti soprattutto il concetto di soglia, di linea di attraversamento, di linea divisoria immateriale e mentale che divide due spazi e delimita soprattutto un “dentro” e un “fuori”. In tal modo, e per la natura stessa dei lavori, il display della mostra e le opere d’arte diventano la scenografia continua per degli strumenti di esperienza in cui il pubblico diventa attivatore performativo di tutta la mostra, “accendendo” opere altrimenti “in sonno” se non attraversate da dei corpi umani, fisicamente o mentalmente. Si tratta di un group show in cui grandi nomi dell’arte sono mescolati ad artisti meno conosciuti ma di grande qualità. Molti di questi sono figure su cui Marie de Brugerolle ha lavorato tantissimo in questi anni, o su cui sta iniziando un lavoro di ricerca.

Le prime opere invadono lo spazio sin dalla parete d’ingresso vetrata. Muovendosi poi all’interno dell’edificio è tutto un attraversamento continuo e un essere immersi ogni volta in ambienti di differente intensità ma sempre molto coinvolgenti. Sin dalla prima stanza l’effetto è fortissimo e si entra subito al centro della questione. Dal lato di ingresso, la stanza viene schermata da una meravigliosa e gigantesca tenda/tela di Jessica Warboys in cui il pigmento viene fissato al tessuto attraverso l’immersione in acqua marina. Dall’altro lato della stanza, a chiudere il passaggio al secondo ambiente, è invece una cattivissima e nerissima tenda di Heimo Zoberning a cui sono stati appoggiati a fianco due pannelli distrutti di Steven Parrino. Il soffitto della stanza è stato completamente ricoperto di vernice dorata dalla curatrice; la mostra è infatti anche un’indagine sottile sul concetto di monocromo, come pelle e superficie pittorica, a sua volta in grado di trasportare in una dimensione altra e di essere una linea di divisione dal nostro mondo.

Ma nella mostra non sono presenti solo lavori che banalmente hanno la forma di tenda. Ne sono un esempio due meravigliose opere a parete di Urs Luthi, un artista ampiamente sottovalutato, parte di una serie in cui una volta all’anno viene realizzata un’opera sovrapponendo tutte le immagini presenti nel computer dell’artista prima che vengano cancellate. Sono presenti ovviamente grandi capolavori che conosciamo tutti, come la tenda di perline cheap di Felix Gonzalez-Torres, ma che spesso conosciamo solo attraverso la riproduzione fotografica. Io stesso non riesco a ricordare se l’avessi già vista in precedenza, ma sono rimasto profondamente colpito dalla pesantezza dei vari fili che compongono il tendaggio nel momento in cui la si sposta per passare oltre, e sono sicuro che l’artista aveva tenuto conto di questo aspetto. Così come sono accostati lavori di artisti che dialogano con questi grandi maestri, ad esempio la serie di foto di Julien Bismuth. Bellissime anche opere come l’installazione di Stephen Prina, e lavori totalmente inaspettati come il dipinto di Marc Desgranchamps. Insomma, una mostra bellissima e di cui vi consiglio anche di leggere il comunicato che metto di seguito perché è un vero gioiello.

We are the curtain….

Antonio Grulli

Bologna, aprile 2015

Julie Béna,   La Perruche bleue,   2015 Vue de l'exposition RIDEAUX / blinds,   2015,   Institut d’art contemporain,   Villeurbanne/Rhône-Alpes © Blaise Adilon
Julie Béna, La Perruche bleue, 2015 Vue de l’exposition RIDEAUX / blinds, 2015, Institut d’art contemporain, Villeurbanne/Rhône-Alpes © Blaise Adilon

RIDEAUX/ blinds

RIDEAUX/ blinds designed and organised by Marie de Brugerolle following an invitation by Nathalie Ergino on behalf of the IAC, is a shifting, sliding proposition.
The exhibition proposes both in its form and its temporality, to experiment, in actual practice, the operating mode of display as a structure and as a possibility for encounter in the public institution at the beginning of the 21st century.  RIDEAUX/ blinds questions the legacy of modernism, of abstraction and of the monochrome, ownership of what remains, the film of images in an awareness of the means of mechanical reproduction; painting with photography, film and screens. The idea is to experience what we are going through, that which grips us, the commodities of our conversations, the sensitive surfaces and false holes, the reciprocity of light…

« RIDEAUX/ blinds organizes the space into a path wherein the works of art become structural links. They limit and create the space, they dialogue with the walls, and the holes in the walls. Perhaps the idea is to turn the space inside out, like a glove, and enter through the back of the painting, from behind the fence, from the other side of the canvas. Perhaps, like Orpheus glancing backwards a second time, seizing a second chance, one of “déjà vu”, the visitor will pay closer attention: heightening their awareness and becoming an informed viewer. Then, amused, they may double back on their tracks and take off on new tangents.

If video walls, moving panels, sliding doors and other reflecting surfaces populate our modernity, how can they be measured in relation to the watching, moving body? More particularly, what does this tell us of a vision that slips and catches, of our reflections captured despite ourselves, of time caught in the pixelated net of “screen time”?
What makes up the beginning of what we call a decor? How can we pass from the intimate, the domestic, the neutral, to the extraordinary? What is the “screen” that shields and blinds us?
The title plays with words, making weapons of them, so as to situate the experience of the liminal and laminated threshold, of a footstep suspended and extended, neither before nor after, but precisely in the here and now of a passage that can overtake itself, splitting and shedding, not in speech, but in action. The project unfolds over three temporalities and a rehearsal. The exhibition invites the visitor to go beyond certain limits and engage with the experience of desiring to see. There is nothing to see and I will show it all to you. In constant dialogue with the surfaces and the walls, the ceilings and the floors, the works of art are clues leading to a discovery: an epiphany of the real.
In other words, there is no truth revealed by the artistic act but, if we so wish, the selfsame act can lead us to a different perception of the real. The epiphany is the act of looking, the objet d’art is an agent provocateur, the viewer in turn becomes a screen. We are the curtain.»

Marie de Brugerolle, October 2014

Artists: Ron Amstutz, Pierre-Olivier Arnaud, Julie Béna, Simon Bergala, Julien Bismuth, Jennifer Bolande, Sophie Bonnet-Pourpet, Marie José Burki, Marcs Desgranchamps, Dominique Ghesquière, Felix Gonzalez-Torres, Terence Gower, Morten Norbye Halvorsen, Fabien Lerat, Brandon Lattu, Willian Leavitt, Urs Lütti, MichaleC.MCmillen, Gustav Metzger, Cjarlotte Moth, Nick Oberthaler, Steven Parrino, Stephen Prina, David Renaud, Franck Scurti, Jessica Warboys, James Welling, Heimo Zoberning…

Jessica Warboys,   Sea Painting,   2014 View exhibition RIDEAUX : blinds,   2015,   Institut d’art contemporain,   Villeurbanne:Rhône-Alpes © Blaise Adilon copia
Jessica Warboys, Sea Painting, 2014 View exhibition RIDEAUX : blinds, 2015, Institut d’art contemporain, Villeurbanne:Rhône-Alpes © Blaise Adilon copia
Marc Desgrandchamps,   Parce que,   2014 Nick Oberthaler,   Untitled (dividers/after BvV),   2015 View exhibition RIDEAUX / blinds,   2015,   Institut d’art contemporain,   Villeurbanne/Rhône-Alpes © Blaise Adilon
Marc Desgrandchamps, Parce que, 2014 Nick Oberthaler, Untitled (dividers/after BvV), 2015 View exhibition RIDEAUX / blinds, 2015, Institut d’art contemporain, Villeurbanne/Rhône-Alpes © Blaise Adilon