Intervista di Giulia Morucchio
Il 12 giugno la Fonderia Artistica Battaglia di Milano ospita la presentazione di Tnx, primo libro del fotografo Riccardo Banfi. Il volume, pubblicato da Yes I am Writing A Book, raccoglie una serie di scatti in bianco e nero di Nobody’s perfect, l’evento del sabato notte del Tenax, uno dei locali italiani più conosciuti della scena internazionale.
La collaborazione col club fiorentino, iniziata nel 2012 quando Banfi era in residenza alla Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia, si inserisce all’interno di una ricerca sulla cultura musicale e, nello specifico, sul panorama della musica elettronica e del clubbing, un mondo a cui l’artista si è avvicinato prima di tutto per passione e che è poi diventato il soggetto dei suoi scatti. Un’indagine che lo ha portato a lavorare a Madrid, Berlino – dove Banfi aggira il divieto di fotografare all’interno del leggendario Berghain, esplorando topograficamente l’architettura esterna dell’edificio con (I quake), feeling that I’ve been caught (2012) – e Parigi, dove in NO STANDING JUST DANCING (2014), l’artista ritrae la scena techno e house da tre differenti prospettive: la pista da ballo, la produzione musicale e il paesaggio urbano. In ognuno di questi progetti il club diventa la lente tramite cui declinare il più complesso intreccio tra individuo, comunita? e sottocultura.
Nel 2013 Banfi aveva installato le fotografie scattate al Tenax, alla Galleria di Piazza San Marco della Fondazione Bevilacqua la Masa: le 400 immagini esposte in una grande composizione gerarchica che andava dal soffitto al pavimento, l’utilizzo di una luce stroboscopica e di una registrazione audio effettuata all’interno del locale, ricreavano in uno spazio espositivo l’esperienza del Nobody’s Perfect. Tnx la traduce invece su un supporto cartaceo, con 39 fotografie che si articolano in una sequenza ritmata e incalzante, tra dancefloor, consolle e corridoi del locale.
In occasione della presentazione del volume, l’artista ha risposto ad alcune domande.
ATP. Da alcuni anni porti avanti una ricerca sul mondo della musica elettronica e del clubbing, realt à che frequenti fin da quando eri giovanissimo. Quali aspetti di queste esperienze ti interessava far emergere dal tuo lavoro? Nella doppia veste di fruitore e osservatore esterno che relazioni instauri coi soggetti delle tue fotografie?
Riccardo Banfi: Parallelamente alle prime sperimentazioni in fotografia ho iniziato a sviluppare una ricerca sul mondo della musica elettronica. Mi ero reso conto di come, nel tempo, in una modalità del tutto involontaria e spontanea, avessi raccolto dei materiali riguardanti questa cultura, nonché testimonianze di momenti vissuti in prima persona. Flyer, poster, ticket, oggetti, video e fotografie che raccontano e mi riportano alla memoria dei precisi luoghi ed esperienze. La spinta ad approfondire questo panorama musicale è stata soprattutto di carattere documentario e sebbene la scena possa apparire per molti come standardizzata e ripetitiva, è, al contrario, in continuo mutamento ed espressione di un sentimento contemporaneo. Inoltre la prospettiva di esplorazione scelta è sempre stata interna al dancefloor, il coinvolgimento non è mai stato limitato all’osservazione e i soggetti ritratti sono molto spesso, se non sempre, inconsapevoli della mia presenza come fotografo.
ATP. Nel 2012 quando eri in residenza agli atelier della Fondazione Bevilacqua La Masa hai cominciato a lavorare sul Tenax. Quali sono state le dinamiche di questa collaborazione e quali sono state le fasi del progetto che hanno preceduto la pubblicazione di Tnx?
RB: Nel corso dell’anno di residenza mi sono misurato con differenti approcci progettuali e la collaborazione con il Tenax è da considerarsi come momento finale. Volevo presentare un lavoro che ragionasse sul contesto italiano e per farlo, ho scelto il club che nel 2012, secondo la classifica annuale pubblicata dalla rivista di riferimento Dj Mag, era il più riconosciuto internazionalmente. La formalizzazione di CLUBNIGHT#2, un’installazione multimediale che coniugava circa 400 scatti realizzati al Tenax, una luce stroboscopia, e una traccia audio registrata nel corso di uno degli eventi Nobody’s Perfect, ha attraversato varie fasi per poi tradursi nella restituzione dell’esperienza del clubbing nel contesto espositivo.
Se in questo primo episodio il pubblico era invitato a entrare nello spazio e ballare, con CLUBNIGHT#2 meets AV-Netwerk l’installazione è stata cornice di una performance con la partecipazione della dj Paquita Gordon e oggi, su invito di Yes I Am Writing A Book, ecco il libro Tnx.
ATP. Citi spesso come tuoi riferimenti alcuni artisti che negli anni ‘90 hanno indagato con le loro opere la cultura underground, specialmente nell ’ area londinese. Penso, ad esempio, a Mark Leckey con Fiorucci made me hardcore, Jerey Deller con Acid Brass e Wolfgang Tillmans coi suoi ritratti dell’East End di Londra. A che punto pensi sia questa ricerca in Italia?
RB: Le personalità di cui parli mi hanno accompagnato in una prima fase di ricerca teorica e visiva e nel contesto internazionale hanno giocato un ruolo prioritario. Hanno vissuto in prima persona la nascita della rave culture e del fonomeno Acid House a Londra e in Inghilterra, e proprio in riferimento al loro vissuto e attraverso processi espressivi differenti, ne hanno mostrato il lato politico, storico e sociologico. Pensando invece all’Italia, nel tempo ci sono stati molti soggetti operanti nel terreno della cultura underground ma in relazione alla specificità del clubbing citerei unicamente Massimo Vitali e la serie dedicata alle Disco completata a fine anni ’90.
ATP. Ci sono altri locali in Italia, oltre al Plastic di Milano e al Tenax, su cui saresti interessato a lavorare?
RB: La serie sul Plastic (2010) simboleggia l’incipit di questo percorso nonché un esempio speciale, come lo è Tenax. Indipendentemente dai singoli progetti non vi è predeterminazione nella scelta del club in cui scattare, perché io stesso ne sono un assiduo frequentatore e le fotografie si accumulano nel tempo entrando a far parte di un archivio in continua espansione.
ATP: Nel testo di Giulia Bini che chiude il libro, l ’ ordine in cui compaiono le fotografie è paragonato all ’ andamento di una traccia house, di cui l ’ immagine di copertina è intro e outro. Avevi in mente un ritmo particolare quando hai selezionato la sequenza di immagini?
RB: Il ritmo della composizione deriva dalla sinergia che si è creata nel costante lavoro di squadra con gli editori, Federico Barbon e Andrea Scarabelli, e Giulia Bini. Il continuo confronto è uno degli elementi di forza di Tnx e le suggestioni musicali lo sono state altrettanto.
ATP. Nello stesso testo si fa riferimento anche alla ritualit à del club che “torna in una sorta di moto periodico, con sembianze diverse ma uguale nell ’ essenza, tenace espressione di un bisogno ludico, evasivo, narcisistico”. La dimensione cerimoniale è un aspetto che cerchi di includere consapevolmente nei tuoi scatti?
RB: I concetti di tribù e comunità sono legati saldamente alla storia dell’uomo. Le popolazioni indigene sono state le prime a credere nelle pratiche collettive e nell’unione sociale; riti magici in cui i colori, i movimenti del corpo, le luci e i suoni coabitano nella libera espressione di credenze soprannaturali e di pulsioni istintive. L’interdipendenza tra l’esperienza della musica e la religione è indubbia, tuttavia quest’ultima non va intesa nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto come religione culturale o impulso religioso. I club, gli edifici abbandonati e i complessi fieristici utilizzati per l’organizzazione di eventi musicali, possono essere facilmente paragonati a delle moderne cattedrali in cui i dj guidano la folla, quasi fossero degli sciamani, attraverso un mix di tracce che sembra non finire mai. Lo stesso frontman dei Faithless, nel ritornello del brano God is a Dj (1998), ripete: “This is my church. This is where I heal my hurts. For tonight God is a DJ”.
ATP. Tnx segna un po ’ la conclusione del progetto dedicato al Tenax. Ci sono altre dimensioni del clubbing che ti piacerebbe approfondire o hai trovato nuove derive di ricerca che vorresti intraprendere?
RB: Ho di recente completato un progetto dedicato esclusivamente alla rinascita della scena parigina dal titolo NO STANDING JUST DANCING e del quale sto ultimando i particolari per una futura pubblicazione. In questa occasione il metodo di indagine non è stato circoscritto alle sole dinamiche del dancefloor ma anche alle tracce visibili nel tessuto urbano e alla vivace produzione musicale del territorio.
Riccardo Banfi – Tnx
Book Launch / venerdì 12 giugno h 19.00
Fonderia Artistica Battaglia ( via Stilicone 10, Milano)