ATP DIARY

Gli artisti in residenza alla BLM 2016 — parte 1

Bevilacqua La Masa conta il primato di essere l’unico ente del Comune di Venezia dedicato all’arte contemporanea. Il suo programma di residenze a sostegno dei giovani artisti, è attivo dal 1898 ed è uno dei più antichi in Europa. Gli artisti assegnatari degli atelier per il 2016 sono Ana Blagojevic, Claire Bosi, Lucia Del Zotto, Melania Fusco, Caterina […]

Atelier Gosia Jagiello,   courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Gosia Jagiello, courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa

Bevilacqua La Masa conta il primato di essere l’unico ente del Comune di Venezia dedicato all’arte contemporanea. Il suo programma di residenze a sostegno dei giovani artisti, è attivo dal 1898 ed è uno dei più antichi in Europa.

Gli artisti assegnatari degli atelier per il 2016 sono Ana Blagojevic, Claire Bosi, Lucia Del Zotto, Melania Fusco, Caterina Gabelli, Gosia Jagiello, Alberto Luparelli, Gioele Peressini, Nuvola Ravera, gaetano olmo stuppia, Francesco Zanatta, Michelangelo Zoppini, con l’aggiunta di Rui Wu.

Questa è la prima parte di una serie di quattro articoli con cui presenteremo la ricerca e il progetto di residenza di ogni artista. Iniziamo con Claire Bosi, Gosia Jagiello e Gioele Peressini.

Atelier Claire Bosi,   courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Claire Bosi, courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa

Claire Bosi

Claire Bosi (IT+FR b.1985) ha studiato Arti Visive presso l’Università IUAV di Venezia, l’Université Paris-8 e la New York University. I suoi interessi di ricerca sono in continua evoluzione tra la teoria e l’approccio pratico. La sua pratica artistica si articola attraverso linguaggi e mezzi espressivi differenti che spaziano dalla fotografia al video, dall’installazione al suono, dalla performance alle pratiche collaborative. Nel suo lavoro interroga il rapporto tra Storia e biografia, la relazione tra le dimensioni di esperienze private/collettive e la funzione della memoria nel processo di formazione dell’identità, l’autonomia e l’auto-responsabilizzazione dell’individuo all’interno di una collettività.

“Per il periodo di residenza presso la Fondazione Bevilacqua La Masa sto iniziando un processo di lavoro con gli abitanti di un quartiere della città di Venezia, che vorrebbe portare alla creazione di un orto condiviso e uno spazio per lo scambio di libri. Il progetto indaga le modalità con cui una comunità disegna le possibilità di autogestione e di autonomia rispetto ad un contesto specifico”.

Atelier Gosia Jagiello,   courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Gosia Jagiello, courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa

Gosia Jagiello

“Nel 1989 avevo 8 anni. Sono nata nella Polonia Socialista. Ricordando i momenti di gioia, quando una volta all’anno babbo natale ci portava i mandarini, quando mio padre, di ritorno dal suo viaggio in Svezia, ci porto’ la liquirizia.. che strano gusto che aveva! Sempre in quegli anni, trascorsi le vacanze in colonia, lontana dai miei genitori. Ricordo la merenda, il pane e la marmellata alla fragola. Il verde dei prati, i pidocchi, la disciplina. Massima aderenza alle regole con ottenimento dei massimi risultati. Efficacia ed efficienza e, per chi non riusciva a rientrare nei ranghi, le punizioni. Ci obbligavano a stare in ginocchio su sacchetti pieni di ceci secchi, rimanendo per ore nella “posizione della sedia”. In classe venivamo costretti a sederci in ultima fila e talvolta venivamo sculacciati davanti a tutti gli altri bambini. Era il mondo degli individui individualizzati ma spersonificati. Privati della loro privatezza. Poi sono arrivati gli anni novanta: la Polonia libera. Il cioccolato, le arance, le magliette color fluo. Era la libertà?

Nel progetto di residenza mi propongo di lavorare sulla memoria, sull’infanzia e sulla nostra contemporaneità. La ricerca alla base del progetto, testimoniata da immagini e testi, trova il suo compimento in un’istallazione: centinaia di piccoli sacchetti colmi di ceci secchi.
Il tessuto (colorato) con cui sono fatti i sacchetti richiama la felicità, il consumo e la moda. Tuttavia, i sacchetti pieni di ceci sono tuttora utilizzati sistematicamente per le correzioni posturali, rimandando alla condizione dualistica e contraddittoria della nostra società. Soffriamo per sentirci liberi, siamo alla continua ricerca dell’adrenalina e di sensazioni estreme per essere felici, per sentirci vivi. La mole dei sacchetti rappresenta la produzione di massa, l’invenzione del mercato consumistico dei nostri giorni. Figlia del capitalismo, ma allo stesso tempo figlia degli schiavi Made in China. Tutto è prodotto con disciplina. Il metodo educativo e il metodo produttivo coesistono”.

Atelier Gioele Peressini,   courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Gioele Peressini, courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa

Gioele Peressini

“Nasco a Monfalcone, Gorizia, nel 1990. Una laurea in Arti Visive e una in Studi Teatrali mi fanno avvicinare al mondo della performance. Il mio interesse si rivolge allo studio delle diverse forme della scena contemporanea, credendo nell’importanza di un sapere che unisca la dimensione teorica a quella operativa. Intendo l’atelier presso la Fondazione Bevilacqua La Masa come uno spazio di riflessione teorica e pratica sulla performance: uno spazio di ricerca e divulgazione, e al contempo un contenitore di esperienze che ruotano attorno all’universo scenico e performativo contemporaneo”.

Atelier Claire Bosi,   courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Claire Bosi, courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Gosia Jagiello,   courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Gosia Jagiello, courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Gioele Peressini,   courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
Atelier Gioele Peressini, courtesy Fondazione Bevilacqua La Masa
JT_ATP-DIARY-250x500
ADV bianco