
MATTIA PAJÉ
Quali libri sono stati o sono in questo momento fondamentali per la tua ricerca?
Diversi libri mi hanno accompagnato, supportato, consolato nel mio lavoro. Ciò che chiamiamo ricerca è qualcosa di molto aperto per me, di illimitato, qualcosa in costante movimento. I libri accompagnano il movimento, sono completamente inseriti in questo divenire. Una cosa che mi ha sempre meravigliato è la loro capacità di arrivare sempre al momento giusto. Nominandone alcuni mi sembra di fare un torto agli altri.
Riporterò tre titoli:
1. Bhagavad Gita
2. Risvegliare la macchina biologica per utilizzarla come strumento magico
3. Il sangue è un succo molto peculiare

C’è un libro che consiglieresti a un altro artista?
Direi che dipende molto dall’artista a cui lo devo consigliare, preferisco i consigli personali a quelli generali.

Come e quando si inserisce il momento della lettura nella tua pratica?
La lettura è al pari di ogni altra esperienza volontaria; crearsi il tempo e lo spazio per un libro è come decidere di andare in montagna, di visitare una mostra o di iniziare un discorso. Certe letture sono funzionali a delle idee o intuizioni, che cerco di approfondire provando a sondare terreni già attraversati, a volte sono addirittura tecniche, manualistiche, funzionali a posizionare dati utili. Altre sono libere da un presupposto, più legate alla scoperta, allo stupore, all’innamoramento di un modo di scrivere. Sono assolutamente esperienziali, e come tali, alcune agiscono sulla sfera mentale e di ragionamento ed altre sulla sfera emotiva e di sentimento. I momenti di lettura sono vari, non troppo stabiliti, solitamente non univoci: in una giornata c’è la possibilità di leggere parte di un saggio la mattina, aprire un manuale al pomeriggio, e la sera abbandonarsi alla narrativa.
