ATP DIARY

Re-Generation / Macro Testaccio / Roma

Matteo Nasini, Elementale, 2012 – Courtesy l’artista, foto Giorgio Benni Nicola Pecoraro, Pictures of People in Caves, 2012 – Courtesy l’artista e Galleria S.A.L.E.S., Roma Giovanni Kronenberg, Dato che invecchiare solleva il giudizio dall’impazienza della gioventù, 2011 Courtesy l’artista Carlo...

Matteo Nasini, Elementale, 2012 – Courtesy l’artista, foto Giorgio Benni
Nicola Pecoraro, Pictures of People in Caves, 2012 – Courtesy l’artista e Galleria S.A.L.E.S., Roma
Giovanni Kronenberg, Dato che invecchiare solleva il giudizio dall’impazienza della gioventù, 2011
Courtesy l’artista
Carlo Gabriele Tribbioli, La Fondation de Fès (elementi per una maledizione dei discendenti d’Idriss), Studi per lo sviluppo dell’Episodio terzo del film Trilogia Mastequoia, 2010-2012

Mary Reid Kelley with Patrick Kelley, The Syphilis of Sisyphus, 2011 – Courtesy l’artista e Pilar Corrias Gallery, Londra 
 In primo piano Raphaël Zarka, Les Prismatiques, 2012 – Courtesy l’artista e Galerie Michel Rein.
Secondo piano Jean-Jacques du Plessis, Ugama, 2011 – Collezione Giuseppe Cassano, Roma Courtesy Galleria Valentina Bonomo, Roma
Tomaso De Luca, Floating, 2012 – Courtesy l’artista e galleria Monitor, Roma
Primo piano, Nicole Wermers Untitled Forcefield (Single Ring), 2007 – Courtesy l’artista e Accademia Tedesca Villa Massimo, Roma. Secondo piano, Eliseo Mattiacci  
goldiechiari, Una ragazza qualunque (Anygirl), 2012 video still, Courtesy le artiste
Eddie Peake, Courtesy Galleria Lorcan O’Neill, Roma
 
Marco Raparelli, La mia coscienza sociale, 2011 Courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino, Napoli
  Alessandro Piangiamore, La cera di Roma, 2012 – Courtesy l’artista, Magazzino d’Arte Moderna, Roma e UBI Banca Popolare di Bergamo, Bergamo
Pino Pascali, Il Tenente O’Clock e Al Cafone, 1967 Collezione Frittelli Arte Contemporanea, Firenze
Courtesy Archivio dell’opera grafica di Pino Pascali, Firenze
 
Gianfranco Baruchello, Montaggio. Indice, 1975-1976? ?Courtesy Fondazione Baruchello, Roma
Rä di Martino, Copies récentes de paysages anciens, 2012
video still, Courtesy galleria Monitor,  Roma
Fabio Mauri, Dramophone, 1975 – Collezione privata 

Pietro Ruffo, The political Gymnasium, 2011  Courtesy l’artista e Blainsouthern, Londra
foto Giorgio Benni

Gianni Politi, Particolare di The Book of Life, 2011
La *** mi logora inesorabile, Courtesy l’artista (dettaglio)
***
Grandi luci e alcune ombre nelle nuove generazioni di artisti gravitanti nella scena romana contemporanea. Per preparare la mostra Re-Generation  le due brave curatrici Maria Alicata e Ilaria Gianni hanno rovistato – non senza acume e sensibilità – tra le nuove leve per dimostrare quanto Roma possa e debba essere effervescente come i bei tempi (secoli o decenni addietro). Divisi tra i due padiglioni del Macro Testaccio, la squadra di artisti più o meno giovani ha tirato fuori denti, unghie e muscoli per dimostrare quanto valga il proprio lavoro. Non senza alcuni eccessi di ostentazione, opere ingombranti (doppio o triple), lavori un po’ ingenui… la grande collettiva dimostra un tasso creativo e professionale abbastanza buono. Non escludo che penserei la stessa cosa se stessi elocubrando dentro a delle sale parigine, berlinesi o spagnole. Come dire che quando si raggruppano così tanti artisti è inevitabile trovare opere eccellenti quanto opere scadenti. Da spartiaque tra i due padiglioni, nel cortile in entrata, la navicella ‘Elementale’ di Matteo Nasini che accoglie il visitatore con il soave e, al tempo stesso, capriccioso rumore del vento. Sopra ai quasi cinquanta artisti, i grandi padri ‘putativi’: Gianfranco Baruchello (presente con dei delicatissimi disegni ‘miniati’) Alighiero Boetti, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Luigi Ontani e Pino Pascali. Di quest’ultimo i simpatici e geniali ‘Killers’: un  progetto pubblicitario rifiutato dalla Algida perché troppo innovativo. La mostra, divisa in due parti dalla struttura dello spazio espositivo, è scissa anche idealemente in due atmosfere complementari . Nel padiglione di sinistra mi aspettano opere ‘monumentali’, molta luce, l’aria condizionata e la rassegna video; a destra un ambiente un po’ dark,   opere di dimensioni più contenute e molti artisti stranieri. Tra questi le grandi sculture in legno ‘Les Prismatiques’ di Raphaël Zarka e lo strepitoso video di Mary Reid Kelley e Patrick Kelly “The Syphilis of Sisyphus”: la storia di una ragazza incinta nel 19° secolo che disquisisce filosofeggiando in rima. Costumi, scenografie, effetti speciali, trucco, testo… tutto nasce dalla mente di M.R.K., che interpreta lei stessa il personaggio con un grottesco e pesante trucco da teschio. Ad accogliermi nel padiglione di destra l’ installazione di Nicola Pecoraro – un grande muro in argilla che, memore di gesti e ditate, si sgretola piano piano – e l’alchemico lavoro di Giovanni Kronenberg:  una vertebra di balena che accoglie una placca d’argento con incisa la superficie lunare. Nel corpo centrale dello spazio, il grande anello di Nicole Wermers, ‘Untitled Forcefield (Single Ring) – variabile percettiva, soglia, nuova prospettiva -, i resti scultorei di una performance di Tomaso De Luca e il quadro naife e visionario di Jean-Jacques du Plessis. Il padiglione termina con l’ ‘allucinante’ racconta di Carlo Gabriele Tribbioli di una torbida Fès ‘La Fondation de Fès (Elementi per una maledizione dei discendenti); l’ambiente etereo di Caterina Nelli e il video di goldiechiari: la storia vera di una donna trovata morta in riva al mare.

Affronto il secondo padiglione, accolta da una parte da un lampeggiante uccellino al neon di Eddie Peake e dalle ironiche e sagaci opere di Marco Raparelli (artista scelto per l’immagine guida della mostra). In lontananza vedo il grande  gazebo di Giuseppe Pietroniro sormontato da un grosso masso. A fianco, le quattro sculture contemplative di Alessandro Piagiamore: fusione di centinaia di candele raccolte a Roma. Presenza minima di Carola Bonfili con ‘Quack’ – il disegno di un paperotto che l’artista allunga e deforma -, presenze fin toppo esuberanti, invece, quelle di Luana Perilli, Pietro Ruffo e Paolo W. Tamburella. Qualità cinematografica per il breve racconto marocchino di Rä di Martino che ci porta tra i resti delle scenografie lasciate in abbandono a sud ovest di Marrakech.

Mancano poche ore all’opening ufficiale della mostra, dove assisterò alle varie performance della serata e cercherò di recuperare le dimenticanze.

***
CAMONI_ATP-DIARY_250x500